Vangelo secondo Marco 3:1-35
Approfondimenti
vita O “anima”. (Vedi Glossario, “anima”.)
salvare una vita o porle fine O “salvare o uccidere un’anima”. (Vedi Glossario, “anima”.)
con indignazione, molto addolorato Marco è l’unico a mettere per iscritto la reazione di Gesù di fronte all’insensibilità del cuore dei capi religiosi in questa occasione (Mt 12:13; Lu 6:10). Questa vivida descrizione dei sentimenti di Gesù potrebbe essere riconducibile a Pietro, anche lui uomo dalla grande sensibilità. (Vedi “Introduzione a Marco”.)
sostenitori di Erode Vedi Glossario.
iniziarono [...] a cospirare Questa è la prima delle due occasioni in cui la Bibbia dice specificamente che due fazioni, i farisei e i sostenitori di Erode, si consultarono per eliminare Gesù. Il secondo caso si verificò quasi due anni più tardi, solo tre giorni prima che Gesù fosse messo a morte, il che indica che questi due gruppi tramarono contro Gesù per un periodo di tempo prolungato (Mt 22:15-22).
Mar di Galilea Bacino d’acqua dolce nella parte settentrionale d’Israele. (Il termine greco tradotto “mare” può significare anche “lago”.) Era chiamato anche Mare di Cinneret (Nu 34:11), lago di Gennezaret (Lu 5:1) e Mar di Tiberiade (Gv 6:1). Si trova a circa 210 m sotto il livello del mare. È lungo 21 km da N a S e largo 12 km; ha una profondità massima di circa 48 m. (Vedi App. A7, cartina 3B, “Avvenimenti sul Mar di Galilea”.)
il mare Cioè il Mar di Galilea. (Vedi approfondimento a Mt 4:18.)
Idumea: Durante il ministero di Gesù, l’Idumea era la regione più meridionale della provincia romana della Giudea. (Vedi App. B10.) In greco questo nome significa “[paese] degli edomiti”. Originariamente gli edomiti occupavano un territorio a S del Mar Morto. (Vedi App. B3 e B4.) Nel VI secolo a.E.V. furono assoggettati dal re babilonese Nabonedo. Nel IV secolo a.E.V. i nabatei, una popolazione di origine araba, occuparono la loro terra, quindi gli edomiti si spinsero a N nel Negheb, fino alla regione intorno a Ebron, e quel territorio fu chiamato Idumea. In seguito gli edomiti furono soggiogati dagli asmonei (maccabei) e vennero costretti a circoncidersi e a vivere secondo la legge ebraica, pena l’espulsione dalla regione. Gli antenati degli Erodi furono tra coloro che si sottomisero alla legge e alle consuetudini degli ebrei.
dall’altro lato del Giordano Evidentemente l’espressione si riferisce alla regione a E del Giordano, nota anche come Perea (dal greco pèran, che significa “dall’altra parte”, “al di là”).
non rivelare chi era Quegli spiriti impuri sapevano che Gesù era “il Figlio di Dio”, e si erano rivolti a lui chiamandolo in questo modo (v. 11). Ma Gesù non permetteva ai demòni di rendere testimonianza riguardo a lui. I demòni odiano ciò che è santo, sono ribelli, nemici di Dio e da lui ripudiati. (Vedi approfondimento a Mr 1:25.) In una circostanza simile, quando “un demonio di divinazione” indusse una ragazza a dire che Paolo e Barnaba erano “schiavi dell’Iddio Altissimo” e proclamavano “la via della salvezza”, Paolo espulse lo spirito da lei (At 16:16-18).
Taci Lett. “ti sia messa la museruola”. Quello spirito impuro sapeva che Gesù era il Cristo, o Messia, e si era rivolto a lui chiamandolo “Santo di Dio” (v. 24). Ma Gesù non permetteva ai demòni di rendere testimonianza riguardo a lui (Mr 1:34; 3:11, 12).
apostoli O “inviati”. La parola greca qui usata (apòstolos) deriva da un verbo (apostèllo) che ricorre verso la fine del versetto, dove è reso “fossero [...] mandati”. (Vedi approfondimento a Mt 10:2.)
apostoli O “inviati”. La parola greca qui usata (apòstolos) deriva da un verbo (apostèllo) che significa “inviare”, “mandare” (Mt 10:5; Lu 11:49; 14:32). Il significato fondamentale di apòstolos risulta chiaro dalle parole di Gesù riportate in Gv 13:16, dove è tradotto “chi è mandato”.
al quale diede anche il nome di Pietro Il nome che Gesù diede a Simone significa “frammento di roccia” (Gv 1:42). Gesù, che fu in grado di discernere che Natanaele era un uomo ‘in cui non c’era inganno’ (Gv 1:47), poté discernere anche la personalità di Pietro. Specie dopo la morte e risurrezione di Gesù, Pietro manifestò qualità simili a quelle della roccia. (Vedi approfondimento a Mt 10:2.)
Simone, quello chiamato Pietro Nelle Scritture Pietro è chiamato in cinque modi diversi: (1) “Simeone”, dalla forma greca Symeòn che rispecchia da vicino quella ebraica dello stesso nome; (2) “Simone”, nome greco (sia Simeone che Simone derivano da un verbo ebraico che significa “udire”, “ascoltare”); (3) “Pietro”, nome greco che significa “frammento di roccia” e che nessun altro ha nelle Scritture; (4) “Cefa”, equivalente semitico di Pietro (forse affine all’ebraico kefìm [“rocce”] usato in Gb 30:6; Ger 4:29); (5) “Simon Pietro” (At 15:14; Gv 1:42; Mt 16:16).
Boanerghes Espressione semitica che compare solo nel Vangelo di Marco. Gesù diede questo nome a Giacomo e Giovanni perché probabilmente rifletteva il loro impetuoso entusiasmo (Lu 9:54).
che significa Marco spiega o traduce termini che un lettore ebreo avrebbe compreso senza problemi. Questo indica che scrisse per i non ebrei.
figli del tuono In ebraico, aramaico e greco, “figlio di” può indicare una qualità o caratteristica predominante che distingue una persona o descrive un gruppo di persone. (Vedi l’approfondimento Boanerghes in questo versetto e l’ approfondimento ad At 4:36.)
figlio di In ebraico, aramaico e greco, “figlio di” può indicare una qualità o caratteristica predominante che distingue una persona o descrive un gruppo di persone. Ad esempio, in De 3:18 “uomini valorosi” letteralmente sarebbe “figli di abilità”. In Gb 1:3 “orientali” alla lettera è “figli dell’Oriente”. L’espressione “buono a nulla” che ricorre in 1Sa 25:17 traduce l’originale “figlio di belial”, ovvero “figlio di inutilità”. Nelle Scritture Greche Cristiane coloro che seguono una certa linea di condotta o manifestano certe caratteristiche sono definiti con espressioni come “figli dell’Altissimo”, “figli della luce e figli del giorno” e “figli della disubbidienza” (Lu 6:35; 1Ts 5:5; Ef 2:2).
Bartolomeo Significa “figlio di Tolmai”. Si pensa che Bartolomeo sia il Natanaele menzionato da Giovanni (Gv 1:45, 46). Confrontando i Vangeli, si nota che Matteo e Luca menzionano insieme Bartolomeo e Filippo proprio come Giovanni menziona insieme Natanaele e Filippo (Mt 10:3; Lu 6:14).
Giacomo figlio di Alfeo Evidentemente lo stesso discepolo che in Mr 15:40 viene chiamato “Giacomo il minore”. Si ritiene che Alfeo e Clopa (Gv 19:25) fossero la stessa persona, per cui Alfeo sarebbe il marito dell’“altra Maria” (Mt 27:56; 28:1; Mr 15:40; 16:1; Lu 24:10). L’Alfeo menzionato qui evidentemente non è lo stesso menzionato in Mr 2:14, il padre di Levi.
Taddeo Nell’elenco degli apostoli riportato in Lu 6:16 e At 1:13 non è incluso Taddeo; si trova invece “Giuda figlio di Giacomo”. Si può quindi concludere che Taddeo fosse un altro nome dell’apostolo che Giovanni indica come “Giuda (non l’Iscariota)” (Gv 14:22). L’eventualità di confondere questo Giuda con il traditore Giuda Iscariota potrebbe essere una ragione per cui a volte viene usato il nome Taddeo.
il cananeo Appellativo che distingueva l’apostolo Simone dall’apostolo Simon Pietro (Mt 10:4). Evidentemente il termine greco qui reso “cananeo” non significa “originario di Canaan (o Cana)”. Si pensa che sia di origine ebraica o aramaica e significhi “zelota”, “entusiasta”. Luca chiama questo Simone “lo zelante”, usando il termine greco zelotès, che pure significa “zelota”, “entusiasta” (Lu 6:15; At 1:13). È possibile che Simone un tempo fosse stato uno zelota, un appartenente al movimento ebraico che si opponeva ai romani, ma può anche darsi che questo appellativo gli fosse stato dato per lo zelo e l’entusiasmo che mostrava.
Iscariota Vedi approfondimento a Mt 10:4.
Iscariota Forse significa “uomo di Cheriot”. Anche il padre di Giuda, Simone, è chiamato “Iscariota” (Gv 6:71). In genere si pensa che questo termine indichi che Simone e Giuda provenivano dal villaggio di Cheriot-Ezron, in Giudea (Gsè 15:25). In tal caso Giuda sarebbe stato l’unico giudeo dei 12 apostoli, in quanto gli altri erano tutti galilei.
Giacomo Questo fratellastro di Gesù è evidentemente lo stesso Giacomo che viene menzionato in At 12:17 (vedi approfondimento) e Gal 1:19 e che scrisse il libro biblico che porta questo nome (Gc 1:1).
Giuda Questo fratellastro di Gesù è evidentemente lo stesso Giuda (in greco Ioùdas) che scrisse il libro biblico che porta questo nome (Gda 1).
i suoi parenti Tra questi potevano esserci Giacomo e Giuda, fratellastri di Gesù ed entrambi scrittori di un libro biblico. I nomi dei quattro fratellastri di Gesù sono menzionati in Mt 13:55 e Mr 6:3. (Vedi approfondimento a Mt 13:55.)
Beelzebub Forse una variante di Baal-Zebub, nome che significa “padrone (signore) delle mosche” e che identifica il Baal adorato dai filistei a Ecron (2Re 1:3). In alcuni manoscritti greci ricorrono le varianti Beelzeboul e Beezeboul, che forse significano “padrone (signore) dell’alta dimora (abitazione)” o, se si tratta di un gioco di parole col termine ebraico extrabiblico zèvel (“letame”), “padrone (signore) del letame”. Come è evidente da Mt 12:24, Beelzebub è un appellativo di Satana, principe (o capo) dei demòni.
Beelzebub Appellativo di Satana. (Vedi approfondimento a Mt 10:25.)
parabole Vedi approfondimento a Mt 13:3.
parabole La parola greca parabolè, che etimologicamente indica “il mettere una cosa accanto all’altra”, può riferirsi a una parabola, un proverbio, un paragone o un esempio. Gesù spesso spiegava una cosa mettendola accanto, o paragonandola, a una simile (Mr 4:30). Le sue parabole erano brevi narrazioni, di solito immaginarie, da cui si ricavava una morale o una verità spirituale.
casa Il termine originale per “casa” potrebbe riferirsi al nucleo familiare in senso stretto o, più estesamente, all’intera comunità domestica, ad esempio quella che includeva tutti coloro che ruotavano intorno al palazzo reale (At 7:10; Flp 4:22). Il termine era usato a proposito di dinastie di regnanti, come quelle degli Erodi e dei Cesari, spesso segnate da divisioni interne che ne provocavano il declino.
restare in piedi O “durare (rimanere unita)”. (Vedi l’approfondimento casa in questo versetto.)
bestemmia contro lo spirito santo La bestemmia è un’espressione diffamatoria, ingiuriosa e offensiva contro Dio e le cose sacre. Dato che lo spirito santo viene da Dio, opporsi volontariamente allo spirito o negare il suo operato equivale a bestemmiare contro Dio stesso. Come mostrano Mt 12:24, 28 e Mr 3:22, i capi religiosi ebrei videro lo spirito di Dio all’opera quando Gesù compiva i miracoli, ma attribuirono questo potere a Satana il Diavolo.
colpevole di peccato eterno Sembra che si faccia riferimento a un peccato intenzionale che ha conseguenze eterne; nessun sacrificio può coprire questo tipo di peccato. (Vedi l’approfondimento bestemmia contro lo spirito santo in questo versetto e l’ approfondimento a Mt 12:31, il passo parallelo.)
bestemmia Espressione diffamatoria, ingiuriosa e offensiva contro Dio e le cose sacre. Dato che lo spirito santo viene da Dio, opporsi volontariamente allo spirito o negare il suo operato equivale a bestemmiare contro Dio stesso. Come mostra Mt 12:24, 28, i capi religiosi ebrei videro lo spirito di Dio all’opera quando Gesù compiva i miracoli, ma attribuirono questo potere a Satana il Diavolo.
i suoi fratelli Cioè i fratellastri di Gesù. I loro nomi sono menzionati in Mt 13:55 e Mr 6:3. (Per il significato del termine “fratello”, vedi approfondimento a Mt 13:55.)
fratelli Nella Bibbia il termine greco adelfòs può fare riferimento a un legame di tipo spirituale, ma qui è usato in riferimento ai fratellastri di Gesù, i figli più giovani di Giuseppe e Maria. Alcuni che credono che Maria sia rimasta vergine dopo la nascita di Gesù sostengono che qui adelfòs si riferisce ai cugini. Ma le Scritture Greche Cristiane usano un termine specifico per “cugino”, anepsiòs (Col 4:10). Inoltre in Lu 21:16 compaiono sia il termine adelfòs (reso “fratelli”) che il termine syggenès (reso “parenti”). Questi esempi dimostrano che nelle Scritture Greche Cristiane i termini che descrivono rapporti di parentela sono usati con precisione, non in modo vago o indiscriminato.
Ecco mia madre e i miei fratelli! Qui Gesù fa una distinzione tra i suoi fratelli carnali, alcuni dei quali evidentemente non riponevano fede in lui (Gv 7:5), e i suoi fratelli spirituali, i discepoli. Indica che, anche se il legame con i suoi familiari è forte, quello che si è creato tra lui e chi “fa la volontà di Dio” lo è ancora di più (Mr 3:35).