Vangelo secondo Luca 6:1-49

6  Un Sabato Gesù stava attraversando dei campi di grano, e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe,+ sgranandole con le mani.+  Allora alcuni farisei dissero: “Perché fate ciò che non è lecito fare di Sabato?”+  Ma Gesù rispose loro: “Non avete mai letto cosa fece Davide quando lui e i suoi uomini ebbero fame?+  Entrò nella casa di Dio e gli furono dati i pani di presentazione, e lui li mangiò e li diede anche ai suoi uomini; eppure nessuno è autorizzato a mangiarne se non i soli sacerdoti”.+  Poi disse loro: “Il Figlio dell’uomo è Signore del Sabato”.+  Un altro Sabato+ entrò nella sinagoga e cominciò a insegnare. E là c’era un uomo che aveva la mano destra paralizzata.*+  Volendo trovare un pretesto per accusare Gesù, gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se avrebbe compiuto guarigioni di Sabato.+  Lui comunque conosceva i loro ragionamenti,+ quindi disse all’uomo con la mano paralizzata:* “Alzati e mettiti al centro”. L’uomo si alzò e si mise là.  Dopodiché Gesù disse loro: “Vi chiedo: è lecito di Sabato fare del bene o del male, salvare una vita o sopprimerla?”+ 10  Dopo aver rivolto lo sguardo intorno, verso tutti loro, disse all’uomo: “Stendi la mano”. Lui lo fece, e la sua mano guarì. 11  Ma essi, fuori di sé dalla rabbia, cominciarono a discutere tra loro di cosa avrebbero potuto fare a Gesù. 12  Uno di quei giorni Gesù andò su un monte a pregare,+ e trascorse l’intera notte pregando Dio.+ 13  Quando si fece giorno chiamò i suoi discepoli e fra loro ne scelse 12, ai quali diede il nome di apostoli:+ 14  Simone (che chiamò anche Pietro), suo fratello Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo,+ Bartolomeo, 15  Matteo, Tommaso,+ Giacomo figlio di Alfèo, Simone detto “lo zelante”, 16  Giuda figlio di Giacomo, e Giuda Iscariota, quello che divenne traditore. 17  Poi scese con loro e si fermò in un luogo pianeggiante. C’era una gran folla di suoi discepoli oltre a moltissime persone provenienti da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dalla regione costiera di Tiro e Sidóne, che erano venute per ascoltarlo ed essere guarite dalle malattie.+ 18  Anche quelli tormentati da spiriti impuri venivano sanati. 19  E tutta la folla cercava di toccarlo,+ perché da lui usciva una potenza+ che guariva tutti. 20  E lui, alzati gli occhi sui suoi discepoli, disse: “Felici voi che siete poveri,+ perché il Regno di Dio è vostro.+ 21  “Felici voi che ora avete fame, perché sarete saziati.*+ “Felici voi che ora piangete, perché riderete.+ 22  “Felici voi quando gli uomini vi odieranno,+ quando vi espelleranno,+ vi insulteranno* e screditeranno il vostro nome* a causa del Figlio dell’uomo.+ 23  Esultate in quel giorno e saltate dalla gioia, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande in cielo; infatti i loro antenati facevano queste stesse cose ai profeti.+ 24  “Ma guai a voi che siete ricchi,+ perché avete già la vostra consolazione.+ 25  “Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. “Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.+ 26  “Guai a voi quando tutti gli uomini parleranno bene di voi,+ perché questo è il modo in cui i loro antenati trattavano i falsi profeti. 27  “Ma a voi che ascoltate, dico: continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene a quelli che vi odiano,+ 28  a benedire quelli che vi maledicono, a pregare per quelli che vi insultano.+ 29  A chi ti colpisce sulla guancia, porgi anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello, non impedire di prendere anche la tunica.+ 30  Da’ a chiunque ti chiede,+ e a chi prende le tue cose non chiederle indietro. 31  “Inoltre, come volete che gli uomini facciano a voi, così fate* a loro.+ 32  “Se amate quelli che vi amano, che lode vi meritate? Anche i peccatori amano quelli che li amano.+ 33  E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, che lode vi meritate? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34  E se prestate a coloro da cui vi aspettate di riavere indietro qualcosa, che lode vi meritate?+ Anche i peccatori prestano ai peccatori per riavere indietro altrettanto. 35  Al contrario, continuate ad amare i vostri nemici, a fare il bene e a prestare senza sperare nulla in cambio;+ allora la vostra ricompensa sarà grande, e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è buono* con gli ingrati e i malvagi.+ 36  Continuate a essere misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.+ 37  “Inoltre smettete di giudicare, e non sarete giudicati affatto;+ smettete di condannare, e non sarete condannati affatto. Continuate a perdonare, e sarete perdonati.+ 38  Continuate a dare,+ e vi sarà dato.+ Vi sarà versata nella piega della veste una quantità generosa, pigiata, scossa e traboccante, perché con la misura con la quale misurate sarà rimisurato a voi”. 39  Fece loro anche questi esempi: “Un cieco può forse guidare un altro cieco? Non cadranno entrambi in un fosso?*+ 40  L’allievo* non è al di sopra del suo maestro, ma chi viene istruito perfettamente sarà come il suo maestro. 41  Perché dunque guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello ma non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?+ 42  Come puoi dire a tuo fratello: ‘Fratello, permettimi di togliere la pagliuzza che è nel tuo occhio’, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita! Prima togli la trave dal tuo occhio, e poi vedrai chiaramente come togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello.+ 43  “Nessun albero buono produce frutti marci, e nessun albero marcio produce frutti buoni.+ 44  Infatti ogni albero si riconosce dai suoi frutti.+ Per esempio, non si colgono fichi dalle spine, né si raccoglie uva da un rovo. 45  L’uomo buono tira fuori dal buon tesoro del suo cuore ciò che è buono, ma l’uomo malvagio tira fuori dal suo malvagio tesoro ciò che è malvagio, perché è dall’abbondanza del cuore che la bocca parla.+ 46  “Perché allora mi chiamate ‘Signore! Signore!’ ma non fate le cose che dico?+ 47  Chiunque viene da me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi dirò io a chi è simile:+ 48  è simile a un uomo che nel costruire una casa scavò e andò in profondità e pose le fondamenta sulla roccia. Poi ci fu una piena e il fiume investì quella casa, ma non riuscì a farla vacillare, perché era stata costruita bene.+ 49  D’altra parte, chi ascolta e non fa niente+ è simile a un uomo che costruì una casa senza le fondamenta. Quando il fiume la investì, la casa immediatamente crollò, e fu distrutta completamente”.

Note in calce

O “secca”.
O “secca”.
O “soddisfatti”.
O “biasimeranno”.
Lett. “rigetteranno il vostro nome come malvagio”.
O “continuate a fare”.
O “benigno”.
O “fossa”.
O “discepolo”.

Approfondimenti

attraversò [...] dei campi di grano Forse percorrendo dei sentieri che separavano un appezzamento di terra da un altro.

Sabato Vedi Glossario.

attraversando dei campi di grano Vedi approfondimento a Mt 12:1.

ciò che non è lecito Geova aveva comandato agli israeliti di non lavorare di Sabato (Eso 20:8-10). I capi religiosi ebrei si arrogavano il diritto di stabilire nei minimi dettagli ciò che costituiva lavoro. In questo caso, secondo loro i discepoli di Gesù erano colpevoli di aver mietuto e trebbiato, dato che avevano colto e sgranato le spighe (Lu 6:1, 2). Questa interpretazione, però, andava oltre il comando dato da Geova.

ciò che non è lecito Vedi approfondimento a Mt 12:2.

casa di Dio Qui in riferimento al tabernacolo. Gli avvenimenti che Gesù menziona (1Sa 21:1-6) ebbero luogo quando il tabernacolo era a Nob, città che evidentemente si trovava nel territorio di Beniamino e nei pressi di Gerusalemme. (Vedi App. B7, ingrandimento.)

pani di presentazione L’espressione ebraica corrispondente significa alla lettera “pane della faccia”. Questo pane, che veniva regolarmente offerto a Geova, era posto in senso simbolico davanti alla sua faccia (Eso 25:30; vedi Glossario e App. B5).

casa di Dio Vedi approfondimento a Mr 2:26.

pani di presentazione Vedi approfondimento a Mt 12:4.

Signore del Sabato Gesù applicò questa espressione a sé stesso (Mr 2:28; Lu 6:5), indicando che lui poteva disporre del Sabato per svolgere l’opera che gli era stata affidata dal suo Padre celeste. (Confronta Gv 5:19; 10:37, 38.) Di Sabato Gesù compì alcuni dei suoi miracoli più entusiasmanti, incluso quello di guarire i malati (Lu 13:10-13; Gv 5:5-9; 9:1-14). Questi miracoli prefigurano evidentemente il sollievo che Gesù porterà durante il suo Regno, che sarà come un riposo sabbatico (Eb 10:1).

Signore del Sabato Vedi approfondimento a Mt 12:8.

aveva la mano destra paralizzata Tre evangelisti descrivono questa guarigione che Gesù compie di Sabato, ma solo Luca specifica che la mano paralizzata era la destra (Mt 12:10; Mr 3:1). Da medico, Luca spesso fornisce dettagli non menzionati da Matteo e Marco. Per un esempio simile, confronta Mt 26:51 e Mr 14:47 con Lu 22:50, 51. (Vedi “Introduzione a Luca”.)

conosceva i loro ragionamenti Luca riferisce che Gesù sapeva cosa stavano pensando gli scribi e i farisei, mentre Matteo e Marco omettono questo dettaglio. (Confronta i brani paralleli di Mt 12:10-13; Mr 3:1-3.)

vita O “anima”. (Vedi Glossario, “anima”.)

apostoli O “inviati”. La parola greca qui usata (apòstolos) deriva da un verbo (apostèllo) che significa “inviare”, “mandare” (Mt 10:5; Lu 11:49; 14:32). Il significato fondamentale di apòstolos risulta chiaro dalle parole di Gesù riportate in Gv 13:16, dove è tradotto “chi è mandato”.

lo zelante Appellativo che distingueva l’apostolo Simone dall’apostolo Simon Pietro (Lu 6:14). Il termine greco zelotès, usato qui e in At 1:13, significa “zelota”, “entusiasta”. Nei passi paralleli di Mt 10:4 e Mr 3:18 è usato l’appellativo “il cananeo”. Si pensa che il termine lì tradotto “cananeo” sia di origine ebraica o aramaica e significhi anch’esso “zelota”, “entusiasta”. È possibile che Simone un tempo fosse stato uno zelota, un appartenente al movimento giudaico che si opponeva ai romani, ma può anche darsi che questo appellativo gli fosse stato dato per lo zelo e l’entusiasmo che mostrava.

che divenne traditore Questa espressione è interessante perché suggerisce che Giuda subì un cambiamento. Quando diventò discepolo non era un traditore, né lo era quando Gesù lo scelse come apostolo. Non era predestinato a essere un traditore. Piuttosto, usando male il suo libero arbitrio, “divenne traditore” qualche tempo dopo essere stato scelto come apostolo. Gv 6:64 lascia intendere che Gesù colse il cambiamento sin dal momento in cui iniziò.

e si fermò in un luogo pianeggiante Come indica il contesto, Gesù stava scendendo da un monte sul quale aveva pregato tutta la notte prima di scegliere i 12 apostoli (Lu 6:12, 13). Trovò un luogo pianeggiante lungo le pendici del monte, probabilmente non lontano da Capernaum, il centro delle sue attività. Lì si radunarono tantissime persone, e Gesù le guarì tutte. Secondo il passo parallelo di Mt 5:1, 2, “salì su un monte” e “iniziò a parlare e a insegnare”. L’espressione potrebbe riferirsi a un punto più alto rispetto al luogo pianeggiante lungo le pendici del monte. Analizzati insieme, i racconti di Matteo e Luca portano a concludere che evidentemente Gesù scese fino a un luogo pianeggiante, si mise in un punto leggermente rialzato e iniziò a parlare. Oppure Mt 5:1 potrebbe essere un riassunto che omette dettagli menzionati da Luca.

Felici Il termine greco qui usato (makàrios) non denota semplicemente la spensieratezza o lo stato d’animo di chi trascorre un momento piacevole. Quando è riferito agli uomini indica piuttosto la condizione di chi è benedetto da Dio e gode del suo favore. Il termine è usato anche per descrivere Dio e Gesù nella sua gloria celeste (1Tm 1:11; 6:15).

Felici Il termine greco qui usato (makàrios) ricorre 50 volte nelle Scritture Greche Cristiane. Paolo sta descrivendo la “felicità dell’uomo che Dio considera giusto indipendentemente dalle opere” (Ro 4:6). Makàrios è anche usato per descrivere Dio (1Tm 1:11) e Gesù nella sua gloria celeste (1Tm 6:15). Inoltre è usato nelle famose dichiarazioni sulla felicità all’interno del Discorso della Montagna (Mt 5:3-11; Lu 6:20-22). Qui in Ro 4:7, 8 Paolo si rifà a Sl 32:1, 2. Questo tipo di massime o dichiarazioni introdotte dall’aggettivo “felice” o “felici” sono comuni nelle Scritture Ebraiche (De 33:29; 1Re 10:8; Gb 5:17; Sl 1:1; 2:12; 33:12; 94:12; 128:1; 144:15; Da 12:12). I termini originali ebraici e greci non denotano semplicemente la spensieratezza o lo stato d’animo di chi trascorre un momento piacevole. Da un punto di vista scritturale, per essere veramente felice una persona deve coltivare amore per Dio, servirlo fedelmente e godere del suo favore e della sua benedizione.

quelli che sono consapevoli del loro bisogno spirituale L’espressione greca resa “quelli che sono consapevoli” contiene una parola che alla lettera significa “poveri” (bisognosi, indigenti, mendicanti); in questo contesto viene usata per indicare chi ha un bisogno e se ne rende pienamente conto. La stessa parola greca viene tradotta “mendicante” in Lu 16:20, 22. Il testo greco che alcune traduzioni rendono “poveri in spirito” suggerisce l’idea di persone che si rendono conto con dispiacere di essere povere spiritualmente e di aver bisogno di Dio. (Vedi approfondimento a Lu 6:20.)

un mendicante O “un povero”. Il termine greco qui usato può riferirsi a qualcuno che è molto povero, nell’indigenza. L’uso del termine sottolinea il netto contrasto con l’uomo ricco di questa parabola di Gesù. Lo stesso termine è usato in senso metaforico in Mt 5:3 nell’espressione “quelli che sono consapevoli del loro bisogno spirituale”, alla lettera “i poveri (bisognosi, indigenti, mendicanti) nello spirito”, per trasmettere l’idea di persone che si rendono conto con dispiacere di essere povere spiritualmente e di aver bisogno di Dio. (Vedi approfondimento a Mt 5:3.)

suoi discepoli Il termine greco per “discepolo”, mathetès, si riferisce a un allievo, e implica l’esistenza di un forte legame con un maestro, un legame che incide profondamente sull’intera vita del discepolo. Anche se ad ascoltarlo c’era una folla molto numerosa, a quanto pare Gesù parlò principalmente a beneficio dei suoi discepoli, che erano seduti lì vicino a lui (Mt 5:1, 2; 7:28, 29).

disse Il Discorso della Montagna fu messo per iscritto sia da Matteo (capp. 5-7) che da Luca (6:20-49). Luca ne riporta una versione abbreviata rispetto a quella di Matteo, che è quasi quattro volte più lunga. I due racconti iniziano e finiscono in modo simile, usano spesso espressioni identiche e sono in genere simili nei contenuti e nell’ordine con cui sono presentati gli argomenti. A volte, quando procedono paralleli, i due racconti usano parole diverse, eppure si armonizzano. È degno di nota che alcune ampie porzioni del discorso che non compaiono nella versione riportata da Luca vennero ripetute da Gesù in altre occasioni. Ad esempio, mentre pronunciava il Discorso della Montagna Gesù parlò della preghiera (Mt 6:9-13) e del giusto punto di vista sulle cose materiali (Mt 6:25-34); circa un anno e mezzo dopo sembra che ripeté queste affermazioni, e questa volta Luca le riportò (Lu 11:2-4; 12:22-31). Inoltre, dato che scrisse in generale per cristiani di ogni retaggio, forse Luca omise alcune porzioni del discorso che potevano interessare soprattutto agli ebrei (Mt 5:17-27; 6:1-18).

Felici Vedi approfondimenti a Mt 5:3; Ro 4:7.

voi che siete poveri Il termine greco reso “povero” si riferisce a una persona bisognosa, che è indigente o che mendica. Luca e Matteo presentano in un modo leggermente diverso questa prima felicità menzionata da Gesù nel suo Discorso della Montagna (Mt 5:3). Anche Matteo usa la parola greca resa “povero”, ma aggiunge la parola per “spirito”; l’intera espressione può essere tradotta alla lettera “i poveri (mendicanti) nello spirito”. (Vedi approfondimenti a Mt 5:3; Lu 16:20.) L’espressione suggerisce l’idea di persone che si rendono pienamente conto di essere povere spiritualmente e di dipendere da Dio. Luca usa solo la parola “poveri”, il che è in armonia con quanto scritto da Matteo, dato che i poveri e gli oppressi sono spesso più inclini a riconoscere il proprio bisogno spirituale e sono più consapevoli di dipendere da Dio. In effetti Gesù disse che un motivo importante per il quale era venuto in qualità di Messia era quello di “portare buone notizie ai poveri” (Lu 4:18). Coloro che seguivano Gesù e ricevevano la speranza di ottenere le benedizioni del Regno di Dio erano principalmente persone povere o comuni (1Co 1:26-29; Gc 2:5). Comunque da Matteo si comprende chiaramente che il semplice fatto di essere poveri non fa guadagnare automaticamente il favore di Dio. Quindi gli incipit del Discorso della Montagna riportati da Matteo e Luca sono complementari.

questa è l’unica ricompensa che ricevono O “hanno già ricevuto la loro piena ricompensa”, “hanno appieno la loro ricompensa”. Qui nell’originale compare un verbo greco (apècho) che significa “avere completamente”; spesso in ambito commerciale era usato nelle ricevute con il senso di “pagato per intero”. Gli ipocriti facevano doni per farsi vedere dagli altri; ed effettivamente per i loro gesti caritatevoli gli uomini li notavano e li onoravano. In questo modo avevano già ricevuto la loro piena ricompensa. Non dovevano aspettarsi di ricevere niente da Dio.

avete già la vostra consolazione Qui nell’originale compare un verbo greco (apècho) che significa “avere completamente”; spesso in ambito commerciale era usato nelle ricevute con il senso di “pagato per intero”. Gesù non intendeva dire che i ricchi potrebbero subire dei guai (cioè dolore, sofferenze e situazioni avverse) per il semplice fatto di condurre una vita bella e comoda, ma che le persone attaccate alle ricchezze materiali rischiano di dare poco valore al servizio da rendere a Dio e perdere la possibilità di essere veramente felici. Saranno ripagate “per intero” con la consolazione, o i comfort, della vita che conducono. Dio non darà loro nient’altro. (Vedi approfondimento a Mt 6:2.)

continuate ad amare i vostri nemici Questo consiglio di Gesù è in armonia con ciò che insegnavano le Scritture Ebraiche (Eso 23:4, 5; Gb 31:29; Pr 24:17, 18; 25:21).

continuate ad amare i vostri nemici Vedi approfondimento a Mt 5:44.

prestate Nel senso di prestare senza interessi. La Legge vietava agli israeliti di imporre un interesse sui prestiti concessi ad altri connazionali che erano nel bisogno (Eso 22:25) e li incoraggiava a essere generosi nel prestare ai poveri quello di cui necessitavano (De 15:7, 8; Mt 25:27).

Continuate a perdonare, e sarete perdonati O “continuate ad assolvere, e sarete assolti”. Il verbo greco tradotto “perdonare” letteralmente significa “liberare”, “lasciar andare”, “rilasciare (ad esempio un prigioniero)”. In questo contesto, dove viene usato in contrasto con l’azione di giudicare e condannare, trasmette l’idea di perdonare anche quando potrebbe sembrare legittimo infliggere una punizione.

Continuate a dare O “praticate il dare”. Il tempo del verbo greco indica un’azione continua.

nella piega della veste L’espressione greca significa alla lettera “nel ventre”, ma qui potrebbe riferirsi a un’immagine precisa: la veste era di solito così ampia che al di sopra della cintura si creava una sorta di tasca usata per portare qualcosa. L’azione di versare nella piega della veste potrebbe richiamare un’usanza di alcuni venditori dell’epoca, che mettevano la merce venduta nella piega della veste del cliente.

parabole La parola greca parabolè, che etimologicamente indica “il mettere una cosa accanto all’altra”, può riferirsi a una parabola, un proverbio, un paragone o un esempio. Gesù spesso spiegava una cosa mettendola accanto, o paragonandola, a una simile (Mr 4:30). Le sue parabole erano brevi narrazioni, di solito immaginarie, da cui si ricavava una morale o una verità spirituale.

esempi Lett. “parabola”. (Vedi approfondimento a Mt 13:3.)

pagliuzza [...] trave Gesù qui si serve di una singolare iperbole per descrivere una persona che ha un atteggiamento critico nei confronti del proprio fratello. Paragona un piccolo difetto a qualcosa di minuscolo come una “pagliuzza”. Il termine greco kàrfos può riferirsi non solo a una “pagliuzza”, ma anche a un frammento di legno, e infatti alcune versioni bibliche lo traducono “scheggia”, “fuscello”, “bruscolo”. Colui che critica sostiene che la vista spirituale del proprio fratello, incluse la sua percezione morale e la sua capacità di giudizio, è compromessa. Offrendosi di “togliere [...] la pagliuzza”, lascia intendere con orgoglio che è qualificato per aiutare suo fratello a vedere meglio e a valutare correttamente le cose. Gesù però dice che la vista spirituale e la capacità di giudizio di chi trova sempre da ridire sono compromesse da una simbolica “trave”, un tronco d’albero che può essere usato per sostenere un tetto (Mt 7:4, 5). Come è stato osservato, questa pittoresca ed efficace antitesi evidenzia che Gesù aveva familiarità con le botteghe dei falegnami.

pagliuzza [...] trave Vedi approfondimento a Mt 7:3.

Ipocrita! In origine il termine hypokritès si riferiva agli attori del teatro greco (e in seguito romano) che indossavano grandi maschere; queste erano realizzate in modo tale che l’identità degli attori venisse nascosta e la loro voce venisse amplificata. Questo termine finì per essere usato in senso metaforico in riferimento a chi, simulando, nascondeva le sue vere intenzioni e la sua personalità. In Mt 6:5, 16 Gesù definisce “ipocriti” i capi religiosi ebrei. Qui in Lu 6:42 usa il termine per indicare un qualunque discepolo che si concentra sulle mancanze di qualcun altro ma ignora le proprie.

una piena Non è insolito che in Israele si scatenino improvvise tempeste durante l’inverno, specialmente nel mese di tevet (dicembre-gennaio). Queste tempeste sono caratterizzate da forti venti, piogge torrenziali e distruttive inondazioni. (Vedi App. B15.)

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La sponda settentrionale del Mar di Galilea, guardando verso nord-ovest
La sponda settentrionale del Mar di Galilea, guardando verso nord-ovest

1. Pianura di Gennezaret. Era un fertile spicchio di terra che misurava circa 5 x 2,5 km. In questa zona, lungo la riva, Gesù invitò i pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni a seguirlo nel suo ministero (Mt 4:18-22).

2. Fu qui, secondo la tradizione, che Gesù pronunciò il Discorso della Montagna (Mt 5:1; Lu 6:17, 20).

3. Capernaum. Gesù si stabilì in questa città, e fu qui o nei dintorni che trovò Matteo (Mt 4:13; 9:1, 9).

Piega della veste
Piega della veste

Nei tempi biblici la veste comunemente indossata dagli israeliti era piuttosto ampia nella parte superiore. Poteva essere indossata in modo che scendesse morbida sulla cintura. La stoffa al di sopra della cintura poteva essere tenuta su per formare una grande tasca in cui mettere grano, denaro o altri oggetti. Era anche possibile portarvi un bambino o un agnellino (Eso 4:6, 7; Nu 11:12; 2Re 4:39; Gb 31:33; Isa 40:11). Il termine greco reso “piega della veste” in Lu 6:38 significa alla lettera “ventre”, ma in questo contesto si riferisce proprio alla piega che si può formare in una veste. L’azione di versare nella piega della veste potrebbe richiamare l’usanza di alcuni venditori dell’epoca, che mettevano la merce venduta nella piega della veste del cliente.

Alberi di fichi, viti e rovi
Alberi di fichi, viti e rovi

Sicuramente Gesù sceglieva con attenzione le piante da usare per le sue metafore. Ad esempio, in molti passi il fico (1) e la vite (2) vengono menzionati insieme, e le parole di Gesù riportate in Lu 13:6 indicano che alberi di fichi erano spesso piantati nelle vigne (2Re 18:31; Gle 2:22). L’espressione ‘sedere sotto la propria vite e sotto il proprio fico’ richiamava condizioni pacifiche, prospere e sicure (1Re 4:25; Mic 4:4; Zac 3:10). Ben diverso era il riferimento a spine e rovi, che ad esempio vengono espressamente menzionati nell’episodio in cui Geova maledice il suolo dopo il peccato di Adamo (Gen 3:17, 18). Quanto al tipo di arbusto spinoso a cui si riferisce Gesù in Mt 7:16, non può essere identificato con certezza; potrebbe trattarsi della pianta che si vede nella foto (3), un tipo di cardo (Centaurea iberica) che cresce spontaneamente in Israele.