Vangelo secondo Luca 11:1-54
Note in calce
Approfondimenti
Signore, insegnaci a pregare Luca è l’unico a menzionare la richiesta di questo discepolo. L’episodio si verifica circa 18 mesi dopo l’occasione in cui Gesù, durante il Discorso della Montagna, aveva insegnato ai discepoli la preghiera modello (Mt 6:9-13). Può darsi che in quella circostanza il discepolo in questione non fosse presente, per cui Gesù mostrò considerazione ripetendo i punti essenziali di quella preghiera modello. Per gli ebrei la preghiera era parte integrante della vita e dell’adorazione. Inoltre le Scritture Ebraiche, nel libro dei Salmi e altrove, contengono numerose preghiere. Sembra quindi che il discepolo non stesse chiedendo che gli venisse insegnato qualcosa che non conosceva per nulla o che non aveva mai fatto prima. Senza dubbio conosceva bene le preghiere formalistiche dei capi religiosi del giudaismo. Ma probabilmente aveva anche osservato Gesù pregare e aveva capito che c’era una grossa differenza fra le preghiere ipocrite dei rabbi e il modo in cui pregava Gesù (Mt 6:5-8).
sia santificato O “sia considerato sacro”, “sia trattato come santo”. Questa espressione sottintende la richiesta che tutte le creature, sia esseri umani che angeli, considerino santo il nome di Dio. Inoltre include la richiesta che Dio agisca per santificarsi liberando il suo nome dal disonore a esso arrecato sin dalla ribellione della prima coppia umana nel giardino di Eden.
nome In riferimento al nome proprio di Dio, che viene trascritto con le quattro consonanti ebraiche יהוה (traslitterate YHWH) e la cui resa italiana è comunemente “Geova”. La Traduzione del Nuovo Mondo riporta questo nome 6.979 volte nelle Scritture Ebraiche e 237 volte nelle Scritture Greche Cristiane. (Per maggiori informazioni sull’uso del nome divino nelle Scritture Greche Cristiane, vedi App. A5 e App. C.) Nella Bibbia il termine “nome” a volte viene usato per indicare non solo la persona che lo porta ma anche la sua reputazione e tutto ciò che dice di essere. (Confronta Eso 34:5, 6; Ri 3:4, nt.)
Venga il tuo Regno Il Regno di Dio è un’espressione della sovranità di Geova esercitata sulla terra. Questa è una richiesta fatta a Dio perché intervenga in maniera risolutiva facendo in modo che il suo Regno, retto dal Re messianico e da coloro che regneranno con lui, diventi l’unico governo a esercitare il potere sulla terra. La parabola di Gesù riportata in Lu 19:11-27 conferma che il Regno di Dio verrà nel senso che eseguirà il giudizio, distruggerà i nemici e ricompenserà chi spera in esso. (Vedi Mt 24:42, 44.) Eliminerà il presente sistema malvagio, con tutti i suoi governi umani, e porterà un giusto nuovo mondo (Da 2:44; 2Pt 3:13; Ri 16:14-16; 19:11-21).
Quando pregate, dite La preghiera introdotta da questa espressione (vv. 2b-4) riflette sostanzialmente la preghiera modello insegnata da Gesù circa 18 mesi prima durante il Discorso della Montagna (Mt 6:9b-13). È degno di nota che Gesù non la ripeté parola per parola, a indicare che non voleva insegnare una preghiera liturgica da recitare a memoria. Inoltre, quando in seguito Gesù e i discepoli fecero delle preghiere, non si attennero rigidamente alle parole della preghiera modello o al modo in cui era formulata.
sia santificato Vedi approfondimento a Mt 6:9.
nome Vedi approfondimento a Mt 6:9.
Venga il tuo Regno Vedi approfondimento a Mt 6:10.
il nostro pane in base al bisogno quotidiano In vari contesti la parola ebraica e quella greca per “pane” significano “cibo” (Gen 3:19, nt.). Gesù quindi intendeva dire che i servitori di Dio possono rivolgersi con fiducia a lui chiedendogli il cibo necessario per ogni giorno, e non una quantità smisurata. Questa affermazione di Gesù potrebbe aver ricordato ai discepoli il comando che Dio aveva dato agli israeliti quando provvide miracolosamente la manna: ciascuno doveva raccoglierne “la quantità necessaria giorno per giorno” (Eso 16:4). La preghiera qui riportata non è identica a quella che Gesù aveva insegnato ai discepoli circa 18 mesi prima durante il Discorso della Montagna (Mt 6:9b-13). Questo indica che Gesù non aveva pronunciato questa preghiera perché fosse recitata parola per parola (Mt 6:7). Quando ripeteva insegnamenti importanti, come in questo caso in relazione alla preghiera, Gesù lo faceva in modo tale che anche chi non era stato presente nelle occasioni precedenti potesse trarne beneficio. D’altra parte, a chi era già stato presente dava l’opportunità di ricordare i punti principali dei suoi insegnamenti.
debiti In riferimento ai peccati. Quando si pecca contro qualcuno, si contrae un debito con quella persona, ovvero si ha un obbligo nei suoi confronti; si deve perciò cercare il suo perdono. Possiamo ricevere il perdono di Dio se abbiamo perdonato i nostri debitori, cioè quelli che hanno peccato nei nostri confronti (Mt 6:14, 15; 18:35; Lu 11:4).
non farci cadere in tentazione Lett. “non ci condurre in tentazione”. Quando la Bibbia dice che Dio causa certe situazioni, a volte intende semplicemente dire che permette che accadano (Ru 1:20, 21). Quindi Gesù qui non sta dicendo che Dio tenta le persone per farle peccare (Gc 1:13). Sta piuttosto incoraggiando i suoi discepoli a chiedere in preghiera l’aiuto di Dio per poter evitare o sopportare la tentazione (1Co 10:13).
chiunque sia in debito con noi O “chiunque pecchi contro di noi”. Quando si pecca contro qualcuno, si contrae un debito con quella persona, ovvero si ha un obbligo nei suoi confronti; si deve perciò cercare il suo perdono. Nella preghiera modello che insegnò durante il Discorso della Montagna, Gesù usò il termine “debiti” invece di peccati. (Vedi approfondimento a Mt 6:12.) Il termine greco reso con il verbo “perdonare” letteralmente significa “lasciar andare”; qui è usato per indicare l’azione di condonare un debito.
non farci cadere in tentazione Vedi approfondimento a Mt 6:13.
Per favore, prestami tre pani Nella cultura mediorientale l’ospitalità è un dovere. La gente mostra ospitalità dando il meglio di sé, come si evince da questa parabola. Anche se l’ospite arriva inaspettatamente a mezzanotte — dettaglio che fa pensare alle incognite dei viaggi dell’epoca — il padrone di casa sente di dovergli offrire a tutti i costi qualcosa da mangiare. Nonostante l’ora, si sente addirittura obbligato a disturbare il suo vicino per chiedergli del cibo in prestito.
Smetti di darmi fastidio Il vicino descritto in questa parabola non era propenso ad aiutare l’amico non perché fosse scortese ma solo perché si era già messo a letto. Le case di quel tempo, soprattutto quelle dei poveri, spesso erano formate da un’unica grande stanza. Se quell’uomo si era già messo a letto, alzandosi rischiava di disturbare tutta la famiglia, inclusi i bambini che dormivano.
insistenza Il termine greco corrispondente potrebbe essere letteralmente tradotto “mancanza di modestia” o “sfrontatezza”. Comunque in questo caso denota costanza, o coraggiosa ostinazione. L’uomo della parabola di Gesù non si trattiene dal chiedere con insistenza e senza vergogna ciò di cui ha bisogno. Gesù aggiunge che è questo l’atteggiamento con cui i suoi discepoli dovrebbero pregare (Lu 11:9, 10).
Continuate a chiedere [...] continuate a cercare [...] continuate a bussare Qui viene usata l’espressione “continuate a” perché ciascun verbo originale è in un tempo che esorta a compiere un’azione continua. Questo mostra la necessità di essere costanti nella preghiera. L’uso di tre verbi dà maggiore forza al concetto. Gesù impartisce un insegnamento analogo nella parabola di Lu 11:5-8.
continuate a chiedere [...] continuate a cercare [...] continuate a bussare Vedi approfondimento a Mt 7:7.
voi, pur essendo malvagi A causa del peccato ereditato, tutti gli esseri umani sono imperfetti e quindi in una certa misura malvagi.
quanto più Gesù usava spesso questo ragionamento, detto a fortiori. Prima presentava un fatto ovvio o assodato e poi, basandosi su quel fatto, faceva giungere chi lo ascoltava a una logica conclusione di portata più ampia (Mt 10:25; 12:12; Lu 11:13; 12:28).
voi, pur essendo malvagi Vedi approfondimento a Mt 7:11.
quanto più Vedi approfondimento a Mt 7:11.
Beelzebub Forse una variante di Baal-Zebub, nome che significa “padrone (signore) delle mosche” e che identifica il Baal adorato dai filistei a Ecron (2Re 1:3). In alcuni manoscritti greci ricorrono le varianti Beelzeboul e Beezeboul, che forse significano “padrone (signore) dell’alta dimora (abitazione)” o, se si tratta di un gioco di parole col termine ebraico extrabiblico zèvel (“letame”), “padrone (signore) del letame”. Come è evidente da Lu 11:18, Beelzebub è un appellativo di Satana, principe (o capo) dei demòni.
casa Il termine originale per “casa” potrebbe riferirsi al nucleo familiare in senso stretto o, più estesamente, all’intera comunità domestica, ad esempio quella che includeva tutti coloro che ruotavano intorno al palazzo reale (At 7:10; Flp 4:22). Il termine era usato a proposito di dinastie di regnanti, come quelle degli Erodi e dei Cesari, spesso segnate da divisioni interne che ne provocavano il declino.
casa Vedi approfondimento a Mr 3:25.
dito di Dio Cioè lo spirito santo di Dio, come si evince dal racconto di Matteo relativo a una conversazione simile tenuta in precedenza. Qui in Luca Gesù fa riferimento all’espellere demòni “per mezzo del dito di Dio”, mentre in Matteo fa riferimento al compiere questa azione “per mezzo dello spirito di Dio”, cioè la sua forza attiva (Mt 12:28).
pulita Alcuni manoscritti qui riportano “non occupata, pulita”, ma la lezione più breve adottata nel testo è ben attestata in manoscritti antichi e autorevoli. Dato che il termine greco reso “non occupata” ricorre anche in Mt 12:44, dove è riportata un’affermazione simile di Gesù, alcuni studiosi ritengono che si tratti di un’interpolazione che dei copisti potrebbero aver fatto per armonizzare il testo di Luca con quello di Matteo.
il segno di Giona Già in un’altra occasione Gesù aveva usato l’espressione “il segno del profeta Giona”, e aveva spiegato che si riferiva alla propria morte e risurrezione (Mt 12:39, 40). Giona aveva associato la sua liberazione dal ventre del pesce, avvenuta dopo “tre giorni e tre notti”, alla liberazione dalla Tomba (Gna 1:17–2:2). La risurrezione di Gesù dalla tomba letterale sarebbe stata reale quanto la liberazione di Giona dal ventre del pesce. Comunque, perfino quando Gesù fu risuscitato dopo che era rimasto per parte di tre giorni nella tomba, i suoi ostinati oppositori si rifiutarono di esercitare fede in lui. Giona costituì un segno anche per la coraggiosa predicazione che spinse i niniviti a pentirsi (Mt 12:41; Lu 11:32).
la regina del sud Cioè la regina di Saba. Si ritiene che il suo regno si trovasse nell’Arabia sud-occidentale (1Re 10:1).
la regina del sud Vedi approfondimento a Mt 12:42.
lampada Nei tempi biblici le lampade domestiche erano generalmente dei piccoli contenitori di terracotta riempiti di olio di oliva.
recipiente O “moggio”. In greco mòdios. Era usato come misura per aridi, ad esempio i cereali. Il tipo di “recipiente” qui menzionato aveva una capacità di circa 9 l.
lampada Vedi approfondimento a Mt 5:15.
recipiente Vedi approfondimento a Mt 5:15.
La lampada del corpo è l’occhio Per il corpo letterale, un occhio che funziona dovutamente è come una lampada accesa che illumina un luogo buio. Permette infatti alla persona di vedere ed essere consapevole delle cose che le stanno attorno. Qui il termine “occhio” è usato in senso figurato (Ef 1:18).
è concentrato su una cosa sola O “vede chiaramente”, “è sano”. Il significato basilare del termine greco haploùs è “semplice”, “intero” (vale a dire “non diviso”). Può trasmettere l’idea di concentrare la mente su un’unica cosa o perseguire con dedizione un unico obiettivo. Un occhio letterale che funzioni a dovere dev’essere in grado di mettere a fuoco un’unica cosa. Chi ha l’occhio simbolico “concentrato su una cosa sola”, quella giusta (Mt 6:33), riscontrerà miglioramenti in ogni aspetto della sua personalità.
invidioso Lett. “malvagio”, “cattivo”. Un occhio letterale che non è sano non vede chiaramente. In modo simile, un occhio invidioso non può concentrarsi su ciò che è veramente importante (Mt 6:33). È insoddisfatto e avido, distratto da altre cose e sfuggente. Porta la persona a fare valutazioni sbagliate e a vivere una vita dettata dall’egoismo. (Vedi approfondimento a Mt 6:22.)
La lampada del tuo corpo è l’occhio Vedi approfondimento a Mt 6:22.
è concentrato su una cosa sola Vedi approfondimento a Mt 6:22.
invidioso Vedi approfondimento a Mt 6:23.
si siano lavati In molti manoscritti antichi, qui si trova il termine greco baptìzo (“immergere”), un termine che nella stragrande maggioranza dei casi descrive il battesimo cristiano, ma che in Lu 11:38 è usato in riferimento a un’ampia varietà di ripetuti lavaggi rituali, che erano radicati nella tradizione ebraica. Altri antichi manoscritti qui usano il termine greco rhantìzo (“aspergere”, “purificare aspergendo”) (Eb 9:13, 19, 21, 22). Indipendentemente da quale lezione si prediliga, il senso generale rimane lo stesso: i giudei devoti non mangiavano a meno che non si fossero in qualche modo purificati cerimonialmente. Alcune scoperte archeologiche fatte a Gerusalemme indicano che a quel tempo i giudei usavano vasche per le abluzioni rituali. Questo potrebbe sostenere la resa “si siano immersi” a fronte del verbo baptìzo qui in Mr 7:4.
non si era lavato Cioè non si era purificato cerimonialmente. Il termine greco baptìzo (“immergere”), un termine che nella stragrande maggioranza dei casi descrive il battesimo cristiano, è qui usato in riferimento a un’ampia varietà di ripetuti lavaggi rituali, che erano radicati nella tradizione ebraica. (Vedi approfondimento a Mr 7:4.)
doni di misericordia Il termine greco eleemosỳne, tradizionalmente reso “elemosina”, è affine ai termini greci per “misericordia” e “mostrare misericordia”. È usato in riferimento a denaro o cibo offerto gratuitamente per soccorrere i poveri.
doni di misericordia Vedi approfondimento a Mt 6:2.
ciò che viene da dentro Dato che nel versetto successivo Gesù dà importanza alla giustizia e all’amore (Lu 11:42), è possibile che qui stia facendo riferimento a qualità del cuore. Per essere una dimostrazione sincera di misericordia, un’azione buona deve venire da dentro, cioè da un cuore generoso e pieno di amore.
la decima della menta, della ruta e di tutte le altre erbe Sotto la Legge mosaica, gli israeliti dovevano pagare la decima del raccolto (Le 27:30; De 14:22). La Legge non comandava esplicitamente di dare la decima di erbe come la menta e la ruta. Comunque qui Gesù non stava attaccando la tradizione. Stava piuttosto rimproverando gli scribi e i farisei perché si concentravano su dettagli minori della Legge invece di promuovere i princìpi su cui si basava, come la giustizia e l’amore per Dio. In seguito, facendo un’affermazione simile, Gesù menzionò la menta, l’aneto e il cumino (Mt 23:23).
primi posti O “posti migliori”. Evidentemente i capi della sinagoga e gli ospiti di riguardo sedevano vicino ai rotoli delle Scritture, davanti agli occhi di tutta la congregazione. Questi posti d’onore erano probabilmente riservati a persone in vista come loro.
piazze O “luoghi di mercato”, “luoghi di raduno”. Il termine greco agorà è qui usato in riferimento a un luogo all’aperto dove anticamente nelle città e nei villaggi del Medio Oriente e del mondo greco-romano si comprava, si vendeva e si tenevano riunioni pubbliche.
primi posti Vedi approfondimento a Mt 23:6.
piazze Vedi approfondimento a Mt 23:7.
sepolcri imbiancati In Israele c’era l’usanza di imbiancare le tombe con la calce perché coloro che vi passavano vicino le notassero e non le toccassero inavvertitamente, diventando così impuri dal punto di vista cerimoniale (Nu 19:16). La Mishnàh (Sheqalìm 1:1) dice che le tombe venivano imbiancate ogni anno, un mese prima della Pasqua. Gesù usò questa espressione come metafora dell’ipocrisia degli scribi e dei farisei.
tombe che non si vedono O “tombe non segnalate”. Non sembra che le tombe degli ebrei fossero generalmente elaborate o sfarzose. Come indica questo versetto, alcune erano così poco appariscenti che, senza nemmeno accorgersene, una persona poteva camminarci sopra e diventare quindi cerimonialmente impura. Secondo la Legge di Mosè, infatti, chi aveva toccato qualunque cosa avesse a che fare con un cadavere era impuro; quindi se una persona camminava su una di quelle tombe diventava cerimonialmente impura per sette giorni (Nu 19:16). Perché potessero essere evitate, gli ebrei rendevano ben visibili le tombe imbiancandole con la calce ogni anno. In questo caso, evidentemente Gesù intendeva che chi stava liberamente con i farisei, pensando che fossero brave persone, contaminava inconsapevolmente sé stesso con i loro atteggiamenti corrotti e con il loro modo di pensare impuro. (Vedi approfondimento a Mt 23:27.)
la sapienza di Dio ha detto Evidentemente l’espressione significa “Dio nella sua sapienza ha detto”. In un’altra occasione, fu Gesù a fare un’affermazione simile quando disse: “Vi mando profeti, saggi e insegnanti” (Mt 23:34).
fondazione del mondo Il termine greco qui reso “fondazione” viene tradotto “concepire” in Eb 11:11, dove è legato a “discendente”. Qui compare nell’espressione “fondazione del mondo” e sembra riferirsi a quando Adamo ed Eva concepirono ed ebbero dei figli. Gesù collega la “fondazione del mondo” ad Abele, evidentemente il primo uomo al mondo a essere considerato degno di redenzione e il primo il cui nome fu scritto nel rotolo della vita a partire “dalla fondazione del mondo” (Lu 11:50, 51; Ri 17:8).
fondazione del mondo Il termine greco qui reso “fondazione” viene tradotto “concepire” in Eb 11:11, dove è legato a “discendente”. Qui compare nell’espressione “fondazione del mondo” e sembra riferirsi a quando Adamo ed Eva ebbero dei figli. Gesù collega la “fondazione del mondo” ad Abele, evidentemente il primo uomo al mondo a essere considerato degno di redenzione e il primo il cui nome fu scritto nel rotolo della vita a partire “dalla fondazione del mondo” (Lu 11:51; Ri 17:8; vedi approfondimento a Mt 25:34).
dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria Questa espressione di Gesù includeva tutti i testimoni di Geova assassinati di cui si parla nelle Scritture Ebraiche, da Abele, menzionato nel primo libro (Gen 4:8), a Zaccaria, menzionato in Cronache (2Cr 24:20), l’ultimo libro del canone ebraico tradizionale. Perciò, quando disse ‘da Abele a Zaccaria’, Gesù intendeva dire “dal primo all’ultimo”.
dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria Vedi approfondimento a Mt 23:35.
fra l’altare e la casa La “casa”, o tempio, a cui si fa riferimento è l’edificio in cui si trovavano il Santo e il Santissimo. In 2Cr 24:21 si legge che Zaccaria fu assassinato “nel cortile della casa di Geova”. L’altare degli olocausti si trovava nel cortile interno, di fronte all’ingresso del santuario. (Vedi App. B8.) Questo corrisponderebbe al luogo in cui Gesù collocò l’avvenimento.
la chiave della conoscenza Nella Bibbia quelli che ricevevano delle chiavi, in senso letterale o metaforico, venivano investiti di un certo grado di autorità (1Cr 9:26, 27; Isa 22:20-22). Il termine “chiave” è diventato quindi simbolo di autorità o di un incarico di responsabilità. Dal momento che qui Gesù si stava rivolgendo a capi religiosi che erano esperti della Legge, a quanto pare la “conoscenza” a cui faceva riferimento era quella provveduta da Dio. I capi religiosi avrebbero dovuto usare la loro autorità e la loro influenza per trasmettere alle persone una conoscenza accurata di Dio spiegando la sua Parola e schiudendone il significato. Quando Gesù disse che non erano entrati intendeva che non erano entrati nel Regno. Si può giungere a questa conclusione da un confronto con Mt 23:13, dove è riportata l’affermazione di Gesù secondo cui i capi religiosi “[chiudevano] il Regno dei cieli davanti agli uomini”. Non trasmettendo la vera conoscenza provveduta da Dio, i capi religiosi avevano portato via a molti la possibilità di capire i veri insegnamenti della Parola di Dio e di entrare nel Regno.
cominciarono a metterlo sotto un’enorme pressione Questa espressione può riferirsi all’azione di accalcarsi letteralmente intorno a qualcuno, ma qui sembra descrivere l’ostilità con cui i capi religiosi sottopongono Gesù a pesanti pressioni per incutergli timore. Il verbo greco qui reso “mettere sotto pressione” in Mr 6:19 è tradotto “nutrire rancore” e si riferisce al profondo odio di Erodiade nei confronti di Giovanni Battista.
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Esistono oltre 600 varietà di scorpioni, la cui lunghezza in genere varia da meno di 2,5 cm a 20 cm; in Israele e in Siria se ne trovano circa una dozzina. Anche se la puntura dello scorpione di solito non è mortale per l’uomo, ce ne sono diverse varietà il cui veleno è in proporzione più potente di quello di molte pericolose vipere del deserto. Il più velenoso di quelli presenti in Israele è il Leiurus quinquestriatus, di colore giallo (vedi foto). Al lancinante dolore causato dalla puntura di uno scorpione si accenna in Ri 9:3, 5, 10. Gli scorpioni erano comuni nel deserto della Giudea e nello “spaventoso deserto” della penisola del Sinai (De 8:15).

Questa riproduzione di un piedistallo a uso domestico (1) prende spunto da reperti del I secolo rinvenuti a Efeso e in Italia. Un piedistallo di questo tipo era probabilmente usato nelle case dei ricchi. Nelle abitazioni povere invece le lampade erano di solito appese al soffitto, oppure erano poste in nicchie (2) o su supporti di terracotta o di legno.

La ruta è una pianta perenne che emana un odore forte e che può raggiungere l’altezza di un metro circa. Ha rami ricoperti di peluria, foglie grigio-verdi e fiori gialli a pannocchia. In Israele crescono sia la varietà di ruta che si vede nella foto (Ruta chalepensis latifolia) sia la varietà conosciuta come ruta comune (Ruta graveolens). È possibile che ai giorni del ministero terreno di Gesù la ruta venisse coltivata per scopi medicinali e per insaporire i cibi. Nella Bibbia questa pianta è menzionata solo in Lu 11:42, dove Gesù condanna l’ipocrita scrupolosità con cui i farisei pagano la decima. (Confronta Mt 23:23.)

Spazio aperto dove la gente si incontrava e dove si tenevano mercati. Alcuni mercati, come quello nell’immagine, erano situati lungo le strade. I venditori spesso le intasavano o bloccavano il traffico con tutte le loro merci. La gente del posto poteva acquistare articoli per la casa, stoviglie, costosi oggetti di vetro e prodotti freschi. Non essendoci la possibilità di refrigerare i cibi, era necessario andare al mercato ogni giorno per comprare le provviste. Chi andava a fare la spesa sentiva le notizie portate dai mercanti o da altri di passaggio, i bambini giocavano e chi era disoccupato aspettava di essere assunto. Gesù vi guariva i malati e Paolo vi predicava (At 17:17). Quanto agli orgogliosi scribi e farisei, amavano essere notati e salutati in questi luoghi pubblici.