Vangelo secondo Marco 6:1-56
Note in calce
Approfondimenti
nella propria terra Lett. “nella patria di lui”, “nel luogo del padre di lui”. Cioè Nazaret, il luogo in cui Gesù era cresciuto e da cui veniva la sua famiglia.
nella propria terra Vedi approfondimento a Mt 13:54.
figlio del falegname Il termine greco tèkton, reso “falegname”, è un termine ampio che può riferirsi a qualunque tipo di artigiano o costruttore. Quando è riferito a un artigiano che lavora il legno, può indicare una persona che si occupa di edilizia, costruzione di mobili o fabbricazione di altri tipi di oggetti in legno. Giustino Martire, che visse nel II secolo, scrisse di Gesù: “Mentre [...] era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi” (Dialogo con Trifone, 88, 8, a cura di G. Visonà, Edizioni Paoline, Milano, 1988). Alcune delle prime traduzioni bibliche in antiche lingue avvalorano l’idea che si trattasse di un falegname. Gesù era noto sia come “il figlio del falegname” che come “il falegname” (Mr 6:3). Evidentemente Gesù imparò a fare il falegname dal padre adottivo Giuseppe. Di solito questa formazione iniziava quando il ragazzo aveva all’incirca tra i 12 e i 15 anni, e continuava per molti anni.
Giacomo Questo fratellastro di Gesù è evidentemente lo stesso Giacomo che viene menzionato in At 12:17 (vedi approfondimento) e Gal 1:19 e che scrisse il libro biblico che porta questo nome (Gc 1:1).
Giuda Questo fratellastro di Gesù è evidentemente lo stesso Giuda (in greco Ioùdas) che scrisse il libro biblico che porta questo nome (Gda 1).
il falegname Gesù era noto sia come “il falegname” che come “il figlio del falegname”, espressioni che danno un’idea della vita che Gesù condusse tra il momento in cui si recò al tempio a 12 anni e l’inizio del suo ministero. (Vedi approfondimento a Mt 13:55.) I racconti di Matteo e Marco si completano.
il figlio di Maria Questo è l’unico caso in cui si fa riferimento a Gesù in questo modo. Dal momento che Giuseppe non viene menzionato, è possibile che fosse già morto. Questa conclusione è supportata anche dal fatto che, prima di morire, Gesù chiese a Giovanni di prendersi cura di sua madre Maria (Gv 19:26, 27).
fratello Nella Bibbia il termine greco adelfòs può fare riferimento a un legame di tipo spirituale, ma qui è usato in riferimento al legame esistente tra Gesù e i suoi fratellastri, i figli più giovani di Giuseppe e Maria. Alcuni che credono che Maria sia rimasta vergine dopo la nascita di Gesù sostengono che qui adelfòs si riferisce ai cugini. Ma le Scritture Greche Cristiane usano un termine specifico per “cugino”, anepsiòs (Col 4:10). Inoltre in Lu 21:16 compaiono sia il termine adelfòs (reso “fratelli”) che il termine syggenès (reso “parenti”). Questi esempi dimostrano che nelle Scritture Greche Cristiane i termini che descrivono rapporti di parentela sono usati con precisione, non in modo vago o indiscriminato.
Giacomo Vedi approfondimento a Mt 13:55.
Giuda Vedi approfondimento a Mt 13:55.
non vi poté fare nessuna opera potente Gesù non poté compiere molti miracoli non perché non avesse abbastanza potenza, ma perché non c’erano i presupposti per farlo: gli abitanti di Nazaret non avevano fede, e questo trattenne Gesù dal compiervi molte opere potenti (Mt 13:58). La potenza divina non andava sprecata per scettici insensibili. (Confronta Mt 10:14; Lu 16:29-31.)
insegnando [...] predicando Insegnare e predicare non sono equivalenti, visto che l’insegnante fa qualcosa di più rispetto a chi predica: istruisce, spiega, argomenta in modo convincente e fornisce prove a sostegno di ciò che dice. (Vedi approfondimenti a Mt 3:1; 28:20.)
era meravigliato della loro mancanza di fede Marco è l’unico evangelista a menzionare il notevole impatto che ebbe su Gesù la reazione delle persone della “sua terra” (Mt 13:57, 58; vedi anche “Introduzione a Marco”). Il verbo greco qui reso “era meravigliato” è spesso usato in riferimento alla reazione di chi vedeva Gesù compiere miracoli e insegnare (Mr 5:20; 15:5). Ma in due casi è usato in riferimento alla reazione di Gesù stesso: in una circostanza si meravigliò della grande fede mostrata da un centurione (Mt 8:10; Lu 7:9), e nell’occasione qui descritta provò un misto di meraviglia e costernazione per la mancanza di fede degli abitanti di Nazaret.
andava in giro per i villaggi circostanti Gesù inizia il suo terzo giro di predicazione in Galilea (Mt 9:35; Lu 9:1). Qui nell’originale è presente un termine che alla lettera significa “in circolo”, “tutt’intorno”. L’uso di questo termine potrebbe indicare che Gesù coprì accuratamente tutta quella zona e, secondo alcuni, implica che tornò al punto di partenza del suo giro. Gesù compì questo giro insegnando; l’insegnamento era infatti un aspetto importante del suo ministero. (Vedi approfondimento a Mt 4:23.)
cinture Cioè cinture in cui si poteva mettere del denaro.
rimanete là fino alla vostra partenza da quel luogo Gesù disse ai discepoli che, una volta giunti in un villaggio, dovevano rimanere nella casa in cui veniva loro offerta ospitalità, e non trasferirsi “da una casa all’altra” (Lu 10:1-7). Non cercando un posto in cui il padrone di casa avesse potuto offrire maggiori comodità, divertimenti o beni materiali, avrebbero dimostrato che quelle cose erano di secondaria importanza rispetto all’opera di predicazione che era stata loro affidata.
scuotete la polvere dai vostri piedi Questo gesto stava a indicare che i discepoli si toglievano di dosso ogni responsabilità per le conseguenze che quelle persone avrebbero subìto a seguito del giudizio di Dio. La stessa espressione si trova in Mt 10:14 e Lu 9:5. Marco aggiunge come testimonianza per loro e Luca “in testimonianza contro di loro”. Paolo e Barnaba seguirono queste istruzioni ad Antiochia di Pisidia (At 13:51). A Corinto Paolo fece qualcosa di simile quando si scosse le vesti e, per spiegarne il senso, disse queste parole: “Il vostro sangue ricada sulla vostra testa. Io ne sono puro” (At 18:6). Questi gesti erano probabilmente già noti ai discepoli: gli ebrei devoti che attraversavano territori stranieri, prima di rientrare nella loro terra, avevano l’abitudine di scuotere i loro sandali per rimuovere la polvere che ritenevano impura. Ma evidentemente Gesù aveva in mente qualcosa di diverso quando diede queste istruzioni ai suoi discepoli.
ungevano d’olio molti malati Questo era un gesto simbolico. Anche se si riteneva che l’olio avesse proprietà terapeutiche (confronta Lu 10:34), gli apostoli guarivano i malati non grazie all’olio, ma per mezzo dell’intervento miracoloso dello spirito santo di Dio (Lu 9:1, 6).
Erode Cioè Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. (Vedi Glossario.)
governava Lett. “era tetrarca”. Il termine “tetrarca” designava il governatore di un territorio minore o un principe locale che ricopriva quella carica con il permesso delle autorità romane. (Vedi approfondimenti a Mt 14:1; Mr 6:14.)
il Battezzatore O “colui che immerge”, “colui che tuffa”. Il participio greco che qui e in Mr 6:14, 24 è reso “Battezzatore” potrebbe essere tradotto anche “colui che battezza”. La forma è leggermente diversa dal sostantivo greco Baptistès, che è reso “Battista” in Mr 6:25; 8:28 e nei libri di Matteo e Luca. I due appellativi, “il Battezzatore” e “Battista”, sono usati scambievolmente in Mr 6:24, 25. (Vedi approfondimento a Mt 3:1.)
re Erode Cioè Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. (Vedi Glossario, “Erode”.) Matteo e Luca usano per Erode Antipa il titolo ufficiale romano “tetrarca”. (Vedi approfondimenti a Mt 14:1; Lu 3:1.) La sua tetrarchia comprendeva Galilea e Perea. In ogni caso, Erode era popolarmente chiamato “re”, titolo che Matteo gli attribuisce una sola volta (Mt 14:9) e unico titolo che Marco usa in riferimento a lui (Mr 6:22, 25-27).
La gente diceva Lett. “Dicevano”. Alcuni manoscritti riportano la lezione “diceva”, in riferimento a Erode.
il Battezzatore Vedi approfondimento a Mr 1:4.
in prigione La Bibbia non specifica dove fosse detenuto Giovanni. Secondo quanto scrive Giuseppe Flavio, Giovanni fu imprigionato e messo a morte presso la fortezza di Macheronte, che si trovava sul lato orientale del Mar Morto (Antichità giudaiche, XVIII, 119 [v, 2]). Probabilmente Giovanni rimase in quella prigione per un po’ di tempo (Mt 4:12). Comunque è possibile che quando fu ucciso Giovanni fosse detenuto a Tiberiade, città ubicata sulla riva occidentale del Mar di Galilea. Le ragioni per cui si può giungere a questa conclusione sono le seguenti. (1) Sembra che Giovanni sia stato rinchiuso in una prigione vicina al luogo della Galilea in cui Gesù stava predicando. Mentre era in prigione, infatti, Giovanni sentì parlare delle opere di Gesù e mandò da lui i suoi discepoli (Mt 11:1-3). (2) Marco scrive che alla festa di compleanno di Erode erano presenti “gli uomini più in vista della Galilea”, il che lascia intendere che la festa si sia tenuta nel palazzo di Erode a Tiberiade. Evidentemente Giovanni era tenuto prigioniero nei pressi del luogo in cui ci furono i festeggiamenti (Mr 6:21-29; Mt 14:6-11).
Erodiade, moglie di suo fratello Filippo Erode Antipa si era invaghito di Erodiade, moglie del suo fratellastro Erode Filippo. Erodiade ed Erode Antipa avevano divorziato dai rispettivi coniugi e si erano sposati. Giovanni Battista fu arrestato per aver condannato la loro unione immorale, unione che violava la legge ebraica.
in prigione Vedi approfondimento a Mt 14:3.
Erodiade, moglie di suo fratello Filippo Vedi approfondimento a Mt 14:3.
sapendo che era un uomo giusto e santo Riconoscendo che era giusto e santo, Erode Antipa ascoltava Giovanni e lo proteggeva. Erode temeva Giovanni, ma per via del suo timore di perdere il rispetto degli ospiti e data la sua mancanza di fede finì per essere manipolato e indotto a uccidere Giovanni. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio definì Giovanni Battista un “uomo buono”.
in prigione La Bibbia non specifica dove fosse detenuto Giovanni. Secondo quanto scrive Giuseppe Flavio, Giovanni fu imprigionato e messo a morte presso la fortezza di Macheronte, che si trovava sul lato orientale del Mar Morto (Antichità giudaiche, XVIII, 119 [v, 2]). Probabilmente Giovanni rimase in quella prigione per un po’ di tempo (Mt 4:12). Comunque è possibile che quando fu ucciso Giovanni fosse detenuto a Tiberiade, città ubicata sulla riva occidentale del Mar di Galilea. Le ragioni per cui si può giungere a questa conclusione sono le seguenti. (1) Sembra che Giovanni sia stato rinchiuso in una prigione vicina al luogo della Galilea in cui Gesù stava predicando. Mentre era in prigione, infatti, Giovanni sentì parlare delle opere di Gesù e mandò da lui i suoi discepoli (Mt 11:1-3). (2) Marco scrive che alla festa di compleanno di Erode erano presenti “gli uomini più in vista della Galilea”, il che lascia intendere che la festa si sia tenuta nel palazzo di Erode a Tiberiade. Evidentemente Giovanni era tenuto prigioniero nei pressi del luogo in cui ci furono i festeggiamenti (Mr 6:21-29; Mt 14:6-11).
si festeggiava il compleanno Probabilmente questa festa si tenne nel palazzo di Erode Antipa a Tiberiade. (Vedi approfondimenti a Mt 14:3; Mr 6:21.) La Bibbia menziona solo due feste di compleanno: quella a cui si fa riferimento qui, in occasione della quale fu decapitato Giovanni, e quella di un faraone, in occasione della quale fu messo a morte il capo dei panettieri del monarca egiziano (Gen 40:18-22). I due avvenimenti sono simili, in quanto in entrambi i casi ci fu un grande banchetto e vennero concessi favori; inoltre entrambi sono ricordati per delle esecuzioni capitali.
il suo compleanno Probabilmente questa festa si tenne nel palazzo di Erode Antipa a Tiberiade, città ubicata sulla riva occidentale del Mar di Galilea. Una delle ragioni per cui si può giungere a questa conclusione è l’affermazione di Marco secondo cui erano presenti gli uomini più in vista della Galilea. (Vedi approfondimenti a Mt 14:3, 6.) La Bibbia menziona solo due feste di compleanno: quella a cui si fa riferimento qui, in occasione della quale fu decapitato Giovanni, e quella di un faraone, in occasione della quale fu messo a morte il capo dei panettieri del monarca egiziano (Gen 40:18-22). I due avvenimenti sono simili, in quanto in entrambi i casi ci fu un grande banchetto e vennero concessi favori; inoltre entrambi sono ricordati per delle esecuzioni capitali.
comandanti militari Il termine greco chilìarchos (chiliarca) letteralmente significa “comandante di 1.000 [soldati]”. Si riferisce al tribuno militare, un comandante romano. In ogni legione c’erano sei tribuni. La legione però non era divisa in sei contingenti distinti; piuttosto, ciascun tribuno comandava l’intera legione per un sesto del tempo. Questo ufficiale aveva grande autorità; poteva anche nominare i centurioni e assegnare loro gli incarichi da svolgere. Il termine greco si può riferire anche a qualsiasi alto ufficiale dell’esercito. In presenza di uomini di così alto rango Erode si sentì in dovere di mantenere il suo giuramento, e perciò diede ordine che Giovanni il Battezzatore fosse decapitato.
figlia di Erodiade Si trattava della figlia di Erode Filippo e dell’unica figlia di Erodiade. Le Scritture non ne menzionano il nome, ma Giuseppe Flavio scrive che si chiamava Salomè. Erode Antipa aveva sposato la madre di Salomè, portata via con l’adulterio al proprio fratellastro Filippo.
il Battezzatore O “colui che immerge”, “colui che tuffa”. Il participio greco che qui e in Mr 6:14, 24 è reso “Battezzatore” potrebbe essere tradotto anche “colui che battezza”. La forma è leggermente diversa dal sostantivo greco Baptistès, che è reso “Battista” in Mr 6:25; 8:28 e nei libri di Matteo e Luca. I due appellativi, “il Battezzatore” e “Battista”, sono usati scambievolmente in Mr 6:24, 25. (Vedi approfondimento a Mt 3:1.)
il Battezzatore Vedi approfondimento a Mr 1:4.
giuramento Lett. “giuramenti”. Mentre nel testo originale di Mt 14:7 il sostantivo compare al singolare, nell’originale di questo versetto compare al plurale, il che potrebbe suggerire che Erode abbia sottolineato o confermato la sua promessa con più di un giuramento.
giuramento Lett. “giuramenti”. Nell’originale di questo versetto il sostantivo compare al plurale, il che potrebbe suggerire che Erode abbia sottolineato o confermato la sua promessa alla figlia di Erodiade (Mr 6:23) con più di un giuramento. (Vedi approfondimento a Mt 14:9.)
latino Questa è l’unica menzione che il testo ispirato della Bibbia fa della lingua latina. Ai tempi di Gesù, il latino era la lingua delle autorità romane in Israele e veniva utilizzato nelle iscrizioni ufficiali, anche se non era comunemente parlato dalla popolazione. A quanto pare, l’ambiente multilingue del tempo spiega perché l’accusa che Pilato fece affiggere sopra la testa di Gesù Cristo al palo (Gv 19:19) era scritta non solo in latino, lingua ufficiale, ma anche in ebraico e in greco (koinè). Nelle Scritture Greche Cristiane si trovano varie parole ed espressioni che derivano dal latino. (Vedi Glossario e “Introduzione a Marco”.)
guardia Il termine greco usato qui è spekoulàtor, un prestito dal latino (speculator); potrebbe riferirsi a una guardia del corpo, a un corriere (portaordini) e talvolta a un carnefice (boia). Nelle Scritture Greche Cristiane, soprattutto in Matteo e Marco, si trova l’equivalente greco di una trentina di termini latini di natura militare, giudiziaria, economica e domestica. Marco ricorre ai latinismi più di qualsiasi altro scrittore biblico. Questo avvalora la convinzione che abbia scritto il suo Vangelo a Roma e principalmente per i non ebrei, soprattutto romani. (Vedi approfondimento a Gv 19:20.)
tomba O “tomba commemorativa”. (Vedi Glossario, “tomba commemorativa”.)
ebbe compassione Il verbo greco splagchnìzomai usato qui è affine alla parola resa “intestini” (splàgchna), a indicare un sentimento che si avverte anche fisicamente, un’emozione intensa. È una delle parole più forti in greco per denotare il sentimento della compassione.
provò compassione O “ebbe pietà”. (Vedi approfondimento a Mt 9:36.)
dar loro qualcosa da mangiare Questo è l’unico miracolo di Gesù descritto in tutti e quattro i Vangeli (Mt 14:15-21; Mr 6:35-44; Lu 9:10-17; Gv 6:1-13).
pesci Nei tempi biblici il pesce veniva di solito arrostito oppure messo sotto sale ed essiccato, e spesso veniva mangiato con il pane. Quello che Gesù usò era probabilmente pesce salato ed essiccato.
pesci Vedi approfondimento a Mt 14:17.
spezzò i pani Spesso a quei tempi si preparava pane basso e croccante. Era quindi normale spezzare il pane per mangiarlo (Mt 14:19; 15:36; 26:26; Mr 8:6; Lu 9:16).
cesti Quando riportano le due occasioni in cui Gesù sfamò miracolosamente le folle (vedi approfondimenti a Mr 6:43; 8:8, 20 e i brani paralleli di Mt 14:20; 15:37; 16:9, 10), i Vangeli sono coerenti nel fare la distinzione tra i due tipi di cesti usati per raccogliere gli avanzi. Nell’occasione in cui Gesù sfamò 5.000 uomini, è usato il termine greco kòfinos (“cesto”); nell’occasione in cui ne sfamò 4.000, è usato il termine greco sfyrìs (“grande cesto”). Questo indica che gli scrittori avevano assistito di persona ai fatti o ne erano venuti a conoscenza grazie a testimoni oculari affidabili.
grandi cesti O “cesti da provviste”. (Vedi approfondimenti a Mr 8:8, 19.)
cesti È possibile che fossero piccoli cesti di vimini con un manico di corda che permetteva a chi viaggiava di trasportarli agevolmente. Si ritiene che avessero una capacità di circa 7,5 l. (Vedi approfondimenti a Mr 8:19, 20.)
5.000 uomini Anche se questo è l’unico miracolo di Gesù descritto in tutti e quattro i Vangeli (Mt 14:15-21; Mr 6:35-44; Lu 9:10-17; Gv 6:1-13), solo Matteo menziona le donne e i bambini. È dunque possibile che in totale quelli che furono miracolosamente sfamati fossero ben più di 15.000.
quarta vigilia Approssimativamente dalle 3 alle 6 del mattino, quando sorge il sole. Questo lasso di tempo è calcolato in base al sistema greco-romano di quattro vigilie notturne. Gli ebrei usavano suddividere la notte in tre vigilie di circa quattro ore ciascuna (Eso 14:24; Gdc 7:19), ma al tempo di Gesù avevano ormai adottato il sistema romano.
quarta vigilia Vedi approfondimento a Mt 14:25.
intendeva O “stava per”. Evidentemente dalla prospettiva dei discepoli sembrò che Gesù stesse per tirare diritto.
non avevano afferrato il significato dei pani Soltanto poche ore prima i discepoli avevano visto Gesù moltiplicare i pani in modo miracoloso. Quell’avvenimento aveva mostrato chiaramente quanto potere avesse ricevuto Gesù per mezzo dello spirito santo. Comunque, non avendo afferrato del tutto le implicazioni di quel miracolo, i discepoli si meravigliarono tantissimo quando videro Gesù camminare sulle acque e placare la tempesta. Inizialmente avevano perfino pensato che quella di Gesù che camminava sulle acque fosse “un’apparizione”, qualcosa di irreale, un’illusione ottica (Mr 6:49).
Gennezaret Piccola pianura che misurava circa 5 x 2,5 km e che lambiva la riva nord-occidentale del Mar di Galilea. In Lu 5:1, il Mar di Galilea è chiamato “lago di Gennezaret”.
Gennezaret Vedi approfondimento a Mt 14:34.
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Per gli antichi ebrei, bastoni e verghe erano oggetti comuni. Erano usati come sostegno (Eso 12:11; Zac 8:4; Eb 11:21), come oggetto di difesa o protezione (2Sa 23:21), per la battitura di semi (Isa 28:27) e per la bacchiatura delle olive (De 24:20; Isa 24:13), volendo citare solo alcuni degli utilizzi. La bisaccia era una borsa, solitamente di pelle, portata sulla spalla da viaggiatori, pastori, agricoltori e altri. Serviva per portare viveri, indumenti e oggetti vari. Quando incaricò i suoi apostoli di partire per un giro di predicazione, Gesù diede loro istruzioni che riguardavano anche bastoni e bisacce: dovevano pensare solo a mettersi in cammino e non si dovevano preoccupare di procurarsi nulla; sarebbe stato Geova a provvedere alle loro necessità. (Per una trattazione dettagliata su come dovessero essere intese le istruzioni date da Gesù, vedi approfondimenti a Lu 9:3; 10:4.)

La Bibbia usa parole diverse che indicano vari tipi di cesti. Ad esempio, dopo che Gesù ebbe sfamato miracolosamente circa 5.000 uomini, si legge che gli avanzi furono raccolti in 12 recipienti; il termine greco usato in riferimento a questi recipienti suggerisce l’idea di un cesto di vimini relativamente piccolo che si poteva portare a mano. Il testo greco riporta invece un termine diverso in riferimento ai sette cesti in cui vennero messi gli avanzi dopo che Gesù ebbe sfamato circa 4.000 uomini (Mr 8:8, 9). Questo termine designa un cesto di grandi dimensioni, ed è lo stesso usato per descrivere il tipo di cesta in cui Paolo fu calato attraverso un’apertura nelle mura di Damasco (At 9:25).

Spazio aperto dove la gente si incontrava e dove si tenevano mercati. Alcuni mercati, come quello nell’immagine, erano situati lungo le strade. I venditori spesso le intasavano o bloccavano il traffico con tutte le loro merci. La gente del posto poteva acquistare articoli per la casa, stoviglie, costosi oggetti di vetro e prodotti freschi. Non essendoci la possibilità di refrigerare i cibi, era necessario andare al mercato ogni giorno per comprare le provviste. Chi andava a fare la spesa sentiva le notizie portate dai mercanti o da altri di passaggio, i bambini giocavano e chi era disoccupato aspettava di essere assunto. Gesù vi guariva i malati e Paolo vi predicava (At 17:17). Quanto agli orgogliosi scribi e farisei, amavano essere notati e salutati in questi luoghi pubblici.