Vangelo secondo Luca 24:1-53
Note in calce
Approfondimenti
primo giorno della settimana Cioè il 16 nisan. Per gli ebrei il giorno che veniva dopo il Sabato era il primo giorno della settimana.
tomba O “tomba commemorativa”. Si trattava di un vano ricavato nella tenera roccia calcarea, e non di una grotta naturale. Spesso all’interno di queste tombe si trovavano dei ripiani o delle nicchie dove si collocavano le salme. (Vedi Glossario, “tomba commemorativa”.)
comprarono aromi per [...] spalmarli sul corpo di Gesù Il corpo di Gesù era già stato preparato per la sepoltura “secondo l’usanza funebre dei giudei” (Gv 19:39, 40). È probabile che quella preparazione fosse stata eseguita in fretta, dato che Gesù era morto circa tre ore prima dell’inizio del Sabato e agli ebrei non era permesso fare lavori del genere durante il Sabato. Ora che era il primo giorno dopo il Sabato (cioè il terzo giorno da che Gesù era stato messo a morte), è possibile che le donne intendessero andare ad aggiungere aromi e oli, forse per permettere che il corpo si conservasse più a lungo (Lu 23:50–24:1). Probabilmente avrebbero applicato gli aromi e gli oli sul corpo avvolto in bende.
primo giorno della settimana Vedi approfondimento a Mt 28:1.
tomba Vedi approfondimento a Mt 27:60.
gli aromi che avevano preparato Vedi approfondimento a Mr 16:1.
pietra A quanto pare era una pietra circolare, dato che in questo versetto è scritto che fu fatta “rotolare” e in Mr 16:4 che fu “rotolata via” alla risurrezione di Gesù. Il suo peso potrebbe essere stato di una tonnellata o più. In Matteo si legge che si trattava di “una grossa pietra” (Mt 27:60).
pietra Vedi approfondimento a Mr 15:46.
del Signore Gesù Alcuni manoscritti non contengono queste parole, ma la lezione più lunga adottata nel testo è ben attestata in manoscritti antichi e autorevoli. (Per ulteriori informazioni su come vengono usati i manoscritti antichi per determinare qual è il testo originale, vedi App. A3.)
due uomini dalle vesti sfolgoranti Si tratta di un riferimento a degli angeli. (Confronta Lu 24:23.) In At 1:10, si parla di angeli come di “uomini in vesti bianche”.
Non è qui, ma è stato risuscitato Anche se alcuni manoscritti non le contengono, queste parole sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli. (Vedi App. A3.)
messo al palo Questa è la prima delle oltre 40 occorrenze del verbo greco stauròo nelle Scritture Greche Cristiane. Il verbo è affine al sostantivo stauròs, reso “palo di tortura”. (Vedi approfondimenti a Mt 10:38; 16:24; 27:32 e Glossario, “palo”; “palo di tortura”.) Il verbo stauròo è usato nella Settanta in Est 7:9, dove è riportato l’ordine di appendere Aman a un palo alto oltre 20 m. Nel greco classico significava “piantare pali”, “proteggere con palizzate”.
messo al palo Vedi approfondimento a Mt 20:19 e Glossario, “palo”; “palo di tortura”.
dalla tomba Anche se alcuni manoscritti non le contengono, queste parole sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli.
riferirono tutto agli Undici I due angeli, gli “uomini dalle vesti sfolgoranti” di cui si parla in Lu 24:4, avrebbero potuto riferire la notizia della risurrezione di Gesù prima a discepoli di sesso maschile. Furono invece delle donne ad avere l’onore di sapere per prime della sua risurrezione (Lu 24:6-9; Gv 20:11-18) e di annunciarla “agli Undici e agli altri” discepoli. Inoltre, tra i primi discepoli a vedere Gesù risorto ci fu Maria Maddalena (Gv 20:16; vedi approfondimento a Mt 28:7).
andate subito a dire ai suoi discepoli che è stato risuscitato Le donne a cui si rivolge l’angelo non sono solo le prime tra i discepoli di Gesù a sapere della sua risurrezione, ma sono anche quelle che ricevono il comando di informare gli altri discepoli (Mt 28:2, 5, 7). Secondo la tradizione giudaica non biblica, non era ammesso che una donna testimoniasse in tribunale. L’angelo di Geova, invece, conferisce dignità alle donne affidando loro un entusiasmante compito.
Maria detta Maddalena La donna spesso chiamata Maria Maddalena è menzionata per la prima volta in questo brano relativo al secondo anno della predicazione di Gesù. L’appellativo Maddalena (che significa “di Magdala”) deriva probabilmente dal villaggio di Magdala, sulla riva occidentale del Mar di Galilea, pressappoco a metà strada fra Capernaum e Tiberiade. Alcuni ritengono che Magdala fosse il paese nativo o il luogo di residenza di questa Maria. Maria Maddalena è menzionata in particolare in relazione alla morte e alla risurrezione di Gesù (Mt 27:55, 56, 61; Mr 15:40; Lu 24:10; Gv 19:25).
Maria Maddalena Vedi approfondimento a Lu 8:2.
Giovanna Equivalente italiano della forma femminile abbreviata del nome ebraico Ieoanan, che significa “Geova ha mostrato favore”, “Geova è stato benigno”. Giovanna, che era stata guarita da Gesù, era la moglie di Cuza, amministratore di Erode Antipa. È menzionata solo due volte nelle Scritture Greche Cristiane e solo nel Vangelo di Luca (Lu 8:2, 3).
Ma Pietro [...] di ciò che era accaduto Anche se alcuni manoscritti non le contengono, le parole di questo versetto sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli. (Vedi App. A3.)
circa 11 chilometri Lett. “60 stadi”. Lo stadio romano corrispondeva a 185 m. (Vedi App. B14.)
spiegò Il termine greco diermenèuo può essere usato nel senso di “tradurre (da una lingua all’altra)”, “interpretare” (At 9:36; 1Co 12:30). Comunque può anche significare “chiarire il senso”, “spiegare pienamente”. In questo versetto si riferisce allo spiegare il significato delle profezie.
ardeva Il termine greco originale qui è usato in senso metaforico per descrivere forti emozioni come gioia e grande soddisfazione, e include il concetto di profondo interesse ed entusiasmo. Si riferisce alla reazione dei due discepoli mentre Gesù spiegava loro in modo accurato le ispirate Scritture Ebraiche.
spiegava le Scritture O “apriva pienamente le Scritture”. Il verbo greco qui reso “spiegava” (dianòigo) compare tre volte in questo capitolo. La prima occorrenza è in Lu 24:31, dove indica che gli “occhi” dei discepoli “si aprirono”, e i due furono in grado di comprendere che stavano parlando proprio con Gesù. La seconda è in questo versetto. La terza è in Lu 24:45, dove il termine greco è usato in riferimento al fatto che Gesù “aprì” la mente dei discepoli perché afferrassero il significato delle ispirate Scritture Ebraiche. (Per altri casi in cui ricorre questo verbo, vedi At 7:56, “aperti”; 16:14, “aprì pienamente”; 17:3, “spiegando”.)
e disse: “Abbiate pace!” Anche se alcuni manoscritti non le contengono, queste parole sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli.
uno spirito Anche se il termine greco pnèuma può riferirsi a una creatura spirituale invisibile, in questo caso è usato in riferimento a quella che per i discepoli era evidentemente una visione, un’apparizione. Gesù mostrò loro le mani e i piedi e disse: “Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa come invece vedete che ho io” (Lu 24:39). In questo modo Gesù dimostrò che, come avevano fatto angeli in passato, si era materializzato perché i discepoli potessero vederlo (Gen 18:1-8; 19:1-3).
le mie mani e i miei piedi Come avvenne nel caso di Gesù, era consuetudine presso i romani inchiodare al palo le mani (e probabilmente anche i piedi) del condannato (Sl 22:16; Gv 20:25, 27; Col 2:14). Secondo alcuni studiosi, uno o più chiodi furono usati per forare i piedi di Gesù e fissarli direttamente sul palo o a una piccola piattaforma attaccata al palo.
E nel dire [...] e i piedi Anche se alcuni manoscritti non le contengono, le parole di questo versetto sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli. (Vedi App. A3.)
pesce arrostito Alcuni manoscritti posteriori aggiungono “e un favo di miele”, ma queste parole non compaiono in manoscritti antichi e autorevoli.
nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi Evidentemente qui Gesù raggruppò tutte le ispirate Scritture Ebraiche secondo il criterio adottato dagli ebrei e a loro noto. Il termine “Legge” (in ebraico Tohràh) si riferisce ai libri biblici da Genesi a Deuteronomio. “Profeti” (in ebraico Neviʼìm) si riferisce ai libri profetici, inclusi i cosiddetti Profeti anteriori (i libri biblici da Giosuè ai Re). “Salmi” si riferisce alla terza parte, che contiene i restanti libri e che è anche chiamata Scritti (in ebraico Kethuvìm); il nome “Salmi” è dovuto al fatto che il primo libro di questa terza parte erano appunto i Salmi. Il termine Tanak, uno dei nomi con cui gli ebrei designano le Scritture Ebraiche, deriva dalla combinazione della prima lettera del nome di ciascuna di queste tre parti (TaNaK). Il fatto che Gesù abbia usato questi tre termini indica che quando era sulla terra il canone delle Scritture Ebraiche era consolidato e lui lo approvava.
Voi sarete testimoni Questa è una delle prime volte che Gesù dice ai suoi discepoli che dovranno essere “testimoni” della sua vita e del suo ministero, incluse la sua morte e la sua risurrezione. (Confronta Gv 15:27.) Essendo ebrei devoti, i discepoli di Gesù erano già testimoni di Geova e attestavano che Geova è il solo vero Dio (Isa 43:10-12; 44:8). Circa 40 giorni dopo gli avvenimenti qui riportati, Gesù ripete e sottolinea ulteriormente questo loro nuovo incarico di suoi testimoni. (Vedi approfondimento ad At 1:8.)
mi sarete testimoni Essendo ebrei devoti, i primi discepoli di Gesù erano già testimoni di Geova e attestavano che Geova è il solo vero Dio (Isa 43:10-12; 44:8). Ma ora dovevano essere testimoni sia di Geova sia di Gesù. Dovevano far conoscere un aspetto nuovo del proposito di Geova: il ruolo essenziale che Gesù ha nel santificare il nome di Geova mediante il Suo Regno messianico. Se si esclude il Vangelo di Giovanni, Atti è il libro biblico che usa più volte le parole greche solitamente tradotte “testimone” (màrtys), “rendere testimonianza” (martyrèo), “rendere completa testimonianza” (diamartỳromai), e termini affini. (Vedi approfondimento a Gv 1:7.) Il concetto di essere testimoni e di rendere completa testimonianza in merito ai propositi di Dio — inclusi il suo Regno e il ruolo essenziale di Gesù — fa da filo conduttore del libro degli Atti (At 2:32, 40; 3:15; 4:33; 5:32; 8:25; 10:39; 13:31; 18:5; 20:21, 24; 22:20; 23:11; 26:16; 28:23). Alcuni cristiani del I secolo resero testimonianza, o fornirono conferme, in relazione a fatti storici riguardanti la vita, la morte e la risurrezione di Gesù a cui avevano assistito in prima persona (At 1:21, 22; 10:40, 41). Coloro che in seguito riposero fede in Gesù resero testimonianza proclamando la portata che avevano la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione (At 22:15; vedi approfondimento a Gv 18:37).
ciò che il Padre mio ha promesso Ovvero lo spirito santo promesso in Gle 2:28, 29 e Gv 14:16, 17, 26. Questa forza attiva avrebbe infuso nei discepoli di Gesù la “potenza” necessaria per servire quali testimoni in tutta la terra (At 1:4, 5, 8; 2:33).
città Cioè Gerusalemme.
Betania Villaggio ubicato sul lato ESE del Monte degli Ulivi, a circa 3 km da Gerusalemme (Gv 11:18). A Betania si trovava la casa di Marta, Maria e Lazzaro, che a quanto pare era il punto d’appoggio di Gesù in Giudea (Gv 11:1). Oggi nello stesso sito si trova un piccolo villaggio il cui nome arabo significa “il luogo di Lazzaro”.
Poi At 1:3-9 indica che l’ascensione di Gesù ebbe luogo 40 giorni dopo la risurrezione. Quindi c’è un salto temporale tra gli avvenimenti riportati in Lu 24:1-49, che si verificarono il giorno della risurrezione di Gesù (16 nisan), e gli avvenimenti riportati da questo versetto alla fine del capitolo, che si verificarono il giorno della sua ascensione (25 iyar). (Vedi App. A7.)
Betania Vedi approfondimento a Mt 21:17.
e fu portato in cielo Anche se alcuni manoscritti non le contengono, queste parole sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli. Inoltre, in At 1:1, 2 Luca indicò che nel suo “primo racconto”, ovvero il suo Vangelo, aveva narrato quello che Gesù aveva fatto durante la sua vita e il suo ministero “fino al giorno della sua ascensione”. Quindi è più che appropriato che nel suo Vangelo ispirato Luca abbia incluso queste parole riguardo all’ascensione di Gesù al cielo.
rendergli omaggio O “inchinarci a lui”, “prostrarci a lui”. Quando il verbo greco proskynèo è usato nel senso di venerare un dio o una divinità viene tradotto “adorare”. Comunque, in questo caso gli astrologi avevano appena chiesto: “Dov’è il re dei giudei che è nato?” È quindi chiaro che qui proskynèo si riferisce al rendere omaggio a un re umano, e non al venerare un dio. Il verbo è usato in modo simile in Mr 15:18, 19 in riferimento al gesto dei soldati che schernirono Gesù inginocchiandosi davanti a lui e chiamandolo “re dei giudei”. (Vedi approfondimento a Mt 18:26.)
gli rese omaggio O “gli si inchinò”, “si prostrò a lui”, “lo onorò”. Anche nelle Scritture Ebraiche si fa menzione di persone che si inginocchiarono o prostrarono davanti a profeti, re o altri rappresentanti di Dio (1Sa 25:23, 24; 2Sa 14:4-7; 1Re 1:16; 2Re 4:36, 37). Quest’uomo evidentemente riconobbe che stava parlando con un rappresentante di Dio che aveva il potere di compiere guarigioni. Inchinarsi era un appropriato segno di rispetto nei confronti del futuro Re scelto da Geova (Mt 9:18; per maggiori informazioni sul termine greco qui usato, vedi approfondimento a Mt 2:2).
gli resero omaggio O “gli si inchinarono”, “si prostrarono a lui”, “lo ossequiarono”. Quelle persone riconobbero che Gesù era un rappresentante di Dio. Gli resero omaggio non perché lo considerassero un dio o una divinità, ma perché lo ritenevano “il Figlio di Dio”. (Vedi approfondimenti a Mt 2:2; 8:2; 18:26.)
gli rese omaggio O “gli si inchinò”, “si prostrò a lui”, “lo ossequiò”. Evidentemente, chiamando Gesù “Figlio di Davide” (Mt 15:22), questa donna non ebrea riconobbe in lui il Messia promesso. Gli rese omaggio non perché lo considerasse un dio o una divinità, ma perché lo riteneva un rappresentante di Dio. (Vedi approfondimenti a Mt 2:2; 8:2; 14:33; 18:26.)
gli resero omaggio O “gli si inchinarono”, “si prostrarono a lui”, “lo ossequiarono”. Quando il verbo greco proskynèo è usato nel senso di venerare un dio o una divinità viene tradotto “adorare” (Mt 4:10; Lu 4:8). Comunque, in questo caso i discepoli riconobbero Gesù, ora risuscitato, come rappresentante di Dio. Gli resero omaggio non quale Dio o divinità, ma quale “Figlio di Dio”, il predetto “Figlio dell’uomo”, il Messia investito di autorità da Dio (Lu 1:35; Mt 16:13-16; Gv 9:35-38). Lo fecero alla maniera delle persone menzionate nelle Scritture Ebraiche, le quali si inginocchiavano o prostravano davanti a profeti, re o altri rappresentanti di Dio (1Sa 25:23, 24; 2Sa 14:4; 1Re 1:16; 2Re 4:36, 37). Spesso l’omaggio che le persone rendevano a Gesù era frutto della gratitudine per una rivelazione divina o del riconoscimento di una dimostrazione di favore divino, espressi come si usava fare nelle epoche precedenti (Mt 14:32, 33; 28:5-10, 16-18; Gv 9:35, 38; vedi anche approfondimenti a Mt 2:2; 8:2; 14:33; 15:25).
gli resero omaggio, dopodiché Anche se alcuni manoscritti non le contengono, queste parole sono ben attestate in manoscritti antichi e autorevoli. (Vedi App. A3.)
Nel primo racconto Con questa espressione Luca si riferisce al suo resoconto della vita di Gesù. Nel suo Vangelo si è concentrato su “tutte le cose che Gesù fece e insegnò dagli inizi”. Nel libro degli Atti riprende da dove ha interrotto e narra quello che i discepoli di Gesù dissero e fecero. I due libri sono simili per stile e lessico, ed entrambi sono indirizzati a Teofilo. Se Teofilo fosse o meno un discepolo di Cristo non viene detto espressamente. (Vedi approfondimento a Lu 1:3.) Luca inizia il libro degli Atti riassumendo molti degli avvenimenti menzionati alla fine del suo Vangelo, chiara indicazione che questo secondo libro è una prosecuzione del primo. In questa sintesi, però, usa parole un po’ diverse e fornisce ulteriori dettagli. (Confronta Lu 24:49 con At 1:1-12.)
stavano di continuo nel tempio Dopo l’esecuzione di Gesù, per timore dei nemici i discepoli serravano le porte quando si riunivano (Gv 20:19, 26). Comunque quello che Gesù spiegò loro (At 1:3), come pure il fatto che lo videro ascendere al cielo 40 giorni dopo la sua risurrezione, li rafforzò. E con coraggio si misero a lodare Dio pubblicamente. Luca prosegue il racconto del suo Vangelo nel libro degli Atti, libro che documenta lo zelo con cui i discepoli svolsero la loro opera. (Vedi approfondimento ad At 1:1.)
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Questa è la foto di una riproduzione dell’osso di un calcagno umano trafitto da un chiodo di ferro lungo 11,5 cm. Il reperto originale fu rinvenuto nel 1968 durante degli scavi a N di Gerusalemme e risale all’epoca romana. Sarebbe la prova archeologica che i chiodi erano probabilmente utilizzati per assicurare al palo chi veniva giustiziato. Questo chiodo potrebbe essere simile a quelli usati dai soldati romani per mettere Gesù Cristo al palo. Il reperto si trovava in un ossuario, urna in cui si riponevano le ossa del defunto dopo la decomposizione. Questo indica che chi veniva messo al palo poteva comunque ricevere una sepoltura.