Vangelo secondo Matteo 5:1-48

5  Quando vide le folle, Gesù salì su un monte; dopo che si fu seduto, i suoi discepoli gli si avvicinarono.  Allora iniziò a parlare e a insegnare loro, dicendo:  “Felici quelli che sono consapevoli del loro bisogno spirituale,+ perché a loro appartiene il Regno dei cieli.  “Felici quelli che sono afflitti, perché saranno confortati.+  “Felici i miti,+ perché erediteranno la terra.+  “Felici quelli che hanno fame e sete+ di giustizia, perché saranno saziati.*+  “Felici i misericordiosi,+ perché sarà loro mostrata misericordia.  “Felici i puri di cuore,+ perché vedranno Dio.+  “Felici quelli che promuovono la pace,+ perché saranno chiamati figli di Dio. 10  “Felici quelli che vengono perseguitati a motivo della giustizia,+ perché a loro appartiene il Regno dei cieli.+ 11  “Felici voi quando vi insulteranno,*+ vi perseguiteranno+ e, mentendo, diranno contro di voi ogni tipo di cose malvagie per causa mia.+ 12  Rallegratevi ed esultate,+ perché la vostra ricompensa+ è grande nei cieli; allo stesso modo, infatti, perseguitarono i profeti prima di voi.+ 13  “Voi siete il sale+ della terra, ma se il sale perde il suo sapore, come potrà recuperarlo? Non serve più a nulla se non a essere gettato fuori+ perché sia calpestato dalla gente. 14  “Voi siete la luce del mondo.+ Una città non può essere nascosta quando si trova su un monte. 15  Non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente, ma su un piedistallo, e così fa luce su tutti quelli che sono nella casa.+ 16  Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,+ affinché vedano le vostre opere eccellenti+ e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli.+ 17  “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti. Non sono venuto ad abolire, ma ad adempiere.+ 18  In verità vi dico che scompariranno il cielo e la terra piuttosto che una piccolissima lettera o un singolo tratto di lettera scompaia dalla Legge senza che tutto si sia adempiuto.+ 19  Quindi, chiunque viola uno di questi minimi comandamenti e insegna agli altri a fare altrettanto sarà considerato minimo in relazione al Regno dei cieli. Ma chiunque li osserva e li insegna sarà considerato grande in relazione al Regno dei cieli. 20  Vi dico infatti che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei+ non entrerete affatto nel Regno dei cieli.+ 21  “Avete sentito che agli antichi fu detto: ‘Non devi assassinare;+ chiunque commette un omicidio dovrà rendere conto al tribunale’.+ 22  Ma io vi dico che chiunque continua a essere adirato+ con il proprio fratello dovrà rendere conto al tribunale; e chiunque rivolge al proprio fratello uno sprezzante insulto dovrà rendere conto al Tribunale Supremo; mentre chiunque gli dice ‘maledetto!’ sarà soggetto alla Geènna ardente.+ 23  “Se quindi porti la tua offerta all’altare+ e lì ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24  lascia la tua offerta lì davanti all’altare e va’ via. Prima fa’ pace con tuo fratello, poi torna e presenta la tua offerta.+ 25  “Trova subito un accordo con il tuo avversario in giudizio, mentre sei ancora per strada con lui, così che non ti consegni in qualche modo al giudice e il giudice alla guardia del tribunale, e tu non sia gettato in prigione.+ 26  In verità ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato anche l’ultima moneta. 27  “Avete sentito che fu detto: ‘Non devi commettere adulterio’.+ 28  Ma io vi dico che chiunque continua a guardare una donna+ in modo da provare passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.+ 29  Se dunque il tuo occhio destro ti porta a peccare, cavalo e gettalo via da te.+ Infatti, è meglio che tu perda una parte del tuo corpo piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna.+ 30  E se la tua mano destra ti porta a peccare, tagliala e gettala via da te.+ Infatti, è meglio che tu perda una parte del tuo corpo piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.+ 31  “Inoltre fu detto: ‘Chiunque divorzia da sua moglie le dia un certificato di divorzio’.+ 32  Ma io vi dico che chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di immoralità sessuale, la espone al pericolo di adulterio, e chiunque sposa una donna divorziata commette adulterio.+ 33  “Avete anche sentito che agli antichi fu detto: ‘Non devi fare un giuramento senza mantenerlo,+ ma devi adempiere i voti che hai fatto a Geova’.+ 34  Ma io vi dico: non giurate affatto,+ né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35  né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi,+ né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re.+ 36  Non giurare sulla tua testa, perché non puoi rendere bianco o nero un solo capello. 37  Il vostro ‘sì’ significhi sì, il vostro ‘no’ no,+ perché ciò che va oltre questo viene dal Malvagio.*+ 38  “Avete sentito che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’.+ 39  Ma io vi dico: non opponete resistenza a chi è malvagio; anzi, a chi ti schiaffeggia sulla guancia destra, porgi anche l’altra.+ 40  E se uno vuole portarti in tribunale per impossessarsi della tua tunica, lascia che ti prenda anche il mantello;+ 41  e se qualcuno che ha autorità ti costringe a prestare servizio per un miglio, va’ con lui per 2 miglia. 42  Da’ a chi ti chiede, e non voltare le spalle a chi desidera da te un prestito.+ 43  “Avete sentito che fu detto: ‘Devi amare il tuo prossimo+ e odiare il tuo nemico’. 44  Ma io vi dico: continuate ad amare i vostri nemici+ e a pregare per quelli che vi perseguitano,+ 45  per dimostrarvi figli del Padre vostro che è nei cieli,+ perché egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.+ 46  Infatti, se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avete?+ Non fanno la stessa cosa anche gli esattori di tasse? 47  E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno la stessa cosa anche le persone delle nazioni? 48  Voi dovete dunque essere perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste.+

Note in calce

O “soddisfatti”.
O “biasimeranno”.
O forse “da ciò che è malvagio”.

Approfondimenti

su un monte Evidentemente nei pressi di Capernaum e del Mar di Galilea. A quanto pare Gesù raggiunse un punto più elevato del monte, e da lì iniziò a insegnare alle folle che si erano riunite nel luogo pianeggiante che gli stava davanti (Lu 6:17, 20).

seduto Consueta posizione assunta dai maestri ebrei, specialmente quando insegnavano in maniera formale.

i suoi discepoli Prima occorrenza del sostantivo greco mathetès, comunemente tradotto “discepolo”. Il termine si riferisce a un allievo, e implica l’esistenza di un forte legame con un maestro, un legame che incide profondamente sull’intera vita del discepolo. Anche se ad ascoltarlo c’era una folla molto numerosa, a quanto pare Gesù parlò principalmente a beneficio dei suoi discepoli, che erano seduti lì vicino a lui (Mt 7:28, 29; Lu 6:20).

iniziò a parlare Lett. “avendo aperto la sua bocca”. L’originale greco riflette un’espressione idiomatica semitica usata in riferimento a una persona che inizia un discorso (Gb 33:2; Da 10:16). La stessa espressione greca compare in At 8:35 e 10:34.

voi che siete poveri Il termine greco reso “povero” si riferisce a una persona bisognosa, che è indigente o che mendica. Luca e Matteo presentano in un modo leggermente diverso questa prima felicità menzionata da Gesù nel suo Discorso della Montagna (Mt 5:3). Anche Matteo usa la parola greca resa “povero”, ma aggiunge la parola per “spirito”; l’intera espressione può essere tradotta alla lettera “i poveri (mendicanti) nello spirito”. (Vedi approfondimenti a Mt 5:3; Lu 16:20.) L’espressione suggerisce l’idea di persone che si rendono pienamente conto di essere povere spiritualmente e di dipendere da Dio. Luca usa solo la parola “poveri”, il che è in armonia con quanto scritto da Matteo, dato che i poveri e gli oppressi sono spesso più inclini a riconoscere il proprio bisogno spirituale e sono più consapevoli di dipendere da Dio. In effetti Gesù disse che un motivo importante per il quale era venuto in qualità di Messia era quello di “portare buone notizie ai poveri” (Lu 4:18). Coloro che seguivano Gesù e ricevevano la speranza di ottenere le benedizioni del Regno di Dio erano principalmente persone povere o comuni (1Co 1:26-29; Gc 2:5). Comunque da Matteo si comprende chiaramente che il semplice fatto di essere poveri non fa guadagnare automaticamente il favore di Dio. Quindi gli incipit del Discorso della Montagna riportati da Matteo e Luca sono complementari.

Felici Il termine greco qui usato (makàrios) non denota semplicemente la spensieratezza o lo stato d’animo di chi trascorre un momento piacevole. Quando è riferito agli uomini indica piuttosto la condizione di chi è benedetto da Dio e gode del suo favore. Il termine è usato anche per descrivere Dio e Gesù nella sua gloria celeste (1Tm 1:11; 6:15).

quelli che sono consapevoli del loro bisogno spirituale L’espressione greca resa “quelli che sono consapevoli” contiene una parola che alla lettera significa “poveri” (bisognosi, indigenti, mendicanti); in questo contesto viene usata per indicare chi ha un bisogno e se ne rende pienamente conto. La stessa parola greca viene tradotta “mendicante” in Lu 16:20, 22. Il testo greco che alcune traduzioni rendono “poveri in spirito” suggerisce l’idea di persone che si rendono conto con dispiacere di essere povere spiritualmente e di aver bisogno di Dio. (Vedi approfondimento a Lu 6:20.)

loro In riferimento ai discepoli di Gesù, dal momento che le parole di Gesù erano principalmente rivolte a loro (Mt 5:1, 2).

quelli che sono afflitti Il verbo greco qui reso “che sono afflitti” (penthèo) può riferirsi in generale alla condizione di chi è profondamente addolorato oppure allo stato d’animo di chi si sente schiacciato dai propri peccati. In questo contesto “quelli che sono afflitti” sono nella stessa condizione di “quelli che sono consapevoli del loro bisogno spirituale”, menzionati in Mt 5:3. Queste persone potrebbero fare cordoglio a motivo del loro bisogno spirituale, della loro condizione di peccatori o delle circostanze angoscianti che derivano da tale condizione. In un’occasione Paolo usò questo termine quando, rimproverando i cristiani di Corinto, disse che avrebbero dovuto essere afflitti a causa dell’immoralità che si praticava sfacciatamente tra loro (1Co 5:2). In 2Co 12:21, Paolo espresse il timore di dover “piangere” molti che nella congregazione di Corinto avevano peccato e non si erano pentiti. Il discepolo Giacomo diede ad alcuni questa esortazione: “Pulite le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori, o indecisi. Siate afflitti, fate cordoglio e piangete” (Gc 4:8-10). Coloro che sono realmente rattristati per la loro condizione peccaminosa sono confortati quando vengono a sapere che i loro peccati possono essere perdonati se esercitano fede nel sacrificio di riscatto di Cristo e se dimostrano sincero pentimento facendo la volontà di Geova (Gv 3:16; 2Co 7:9, 10).

ereditate Il verbo greco qui usato ha il significato fondamentale di ricevere qualcosa a cui si ha diritto, spesso a motivo di parentela, come nel caso di un figlio che riceve un’eredità dal padre (Gal 4:30). Qui però, come nella maggioranza degli altri casi in cui ricorre nelle Scritture Greche Cristiane, viene usato nel senso più ampio di ricevere qualcosa da Dio come ricompensa (Mt 19:29; 1Co 6:9).

i miti La mitezza è una qualità che viene da dentro. La persona mite si sottomette volontariamente al volere di Dio e segue la sua guida, e non cerca di prevalere sugli altri. Il termine greco originale non racchiude in sé il concetto di codardia o debolezza. Nella Settanta questo stesso termine greco compare a fronte di uno ebraico che può essere tradotto “mansueto” o “umile”. È utilizzato in riferimento a Mosè (Nu 12:3), a coloro che si lasciano istruire (Sl 25:9), a quelli che erediteranno la terra (Sl 37:11) e al Messia (Zac 9:9; Mt 21:5). Gesù descrisse sé stesso come una persona mite (Mt 11:29).

erediteranno la terra Probabilmente Gesù sta facendo riferimento a Sl 37:11, dove è scritto che “i mansueti erediteranno la terra”. Sia il termine ebraico (’èrets) che quello greco (ge) tradotti “terra” possono riferirsi all’intero pianeta o a un’area circoscritta, come la Terra Promessa. Le Scritture indicano che Gesù è il più grande esempio di mitezza (Mt 11:29). Diversi versetti della Bibbia mostrano che in qualità di Re Gesù avrebbe ricevuto in eredità l’autorità su tutta la terra, e non soltanto su una sua parte (Sl 2:8; Ri 11:15), e che i suoi discepoli unti avrebbero ricevuto la stessa eredità (Ri 5:10). D’altra parte, i discepoli di Gesù che sarebbero stati suoi sudditi sulla terra l’avrebbero ereditata non perché ne sarebbero diventati i proprietari, ma perché avrebbero ricevuto il privilegio di vivere nel Paradiso sulla terra, sotto il dominio del Regno. (Vedi approfondimento a Mt 25:34.)

quelli che hanno fame e sete di giustizia Cioè coloro che anelano alla fine della corruzione e delle ingiustizie e alla vita in un mondo regolato dalle norme divine su ciò che è giusto e sbagliato; queste persone si sforzano di conformarsi a tali norme.

i misericordiosi Nella Bibbia il termine “misericordia” non si limita a descrivere la disposizione al perdono o l’indulgenza nel giudizio. Il più delle volte descrive la compassione e la pietà che spingono qualcuno ad aiutare chi è nel bisogno.

i puri di cuore Puri interiormente, cioè moralmente e spiritualmente; tale purezza coinvolge sentimenti, desideri e motivi.

vedranno Dio L’espressione non va necessariamente intesa alla lettera, dato che Dio disse: “Nessun uomo può vedermi e vivere” (Eso 33:20). Il verbo greco qui reso “vedere” può anche avere il senso di “vedere con la mente”, “percepire”, “conoscere”. Gli adoratori di Geova sulla terra possono quindi ‘vedere Dio’ conoscendo a fondo la sua personalità grazie a uno studio della sua Parola che rafforza la fede, e osservando come agisce in loro favore (Ef 1:18; Eb 11:27). I cristiani unti, una volta risuscitati alla vita spirituale, vedranno davvero Geova “così com’è” (1Gv 3:2).

quelli che promuovono la pace O “i pacifici”. Il termine greco qui usato (eirenopoiòs) deriva da un verbo che significa “stabilire la pace”, “riconciliare”. Si riferisce a coloro che non solo mantengono la pace, ma che sono anche pacificatori, cioè si adoperano per mettere pace laddove non c’è.

sale Minerale usato per conservare e insaporire il cibo. Qui probabilmente Gesù si stava soffermando sulla capacità di conservazione del sale; i suoi discepoli avrebbero potuto aiutare altri a evitare la corruzione spirituale e il decadimento morale.

perde il suo sapore Spesso ai giorni di Gesù il sale si ricavava dall’area del Mar Morto ed era misto ad altri minerali. Se la miscela di minerali veniva privata della componente salina, rimanevano solo sostanze insipide e di nessuna utilità.

Una città [...] su un monte Gesù non si stava riferendo a una città in particolare. Ai suoi giorni molte città erano costruite sopra i monti (in genere perché fossero meno vulnerabili) ed erano circondate da spesse mura. Per questo erano visibili a chilometri di distanza e non potevano rimanere nascoste. Lo stesso valeva per i piccoli villaggi con le tipiche case imbiancate.

lampada Nei tempi biblici le lampade domestiche erano generalmente dei piccoli contenitori di terracotta riempiti di olio di oliva.

recipiente O “moggio”. In greco mòdios. Era usato come misura per aridi, ad esempio i cereali. Il tipo di “recipiente” qui menzionato aveva una capacità di circa 9 l.

Padre Questo è il primo degli oltre 160 casi in cui Gesù nei Vangeli si riferisce a Geova chiamandolo “Padre”. L’uso che Gesù fece di questo termine indica che i suoi ascoltatori capivano che si stava riferendo a Dio per via del fatto che “Padre” era usato con questa accezione già nelle Scritture Ebraiche (De 32:6; Sl 89:26; Isa 63:16). Uomini devoti dell’antichità si erano rivolti a Geova o avevano fatto riferimento a lui usando molti titoli illustri, come “Onnipotente”, “Altissimo” e “grande Creatore”; Gesù invece usava di frequente il semplice e comune appellativo “Padre”, il che sottolinea l’intimo legame esistente tra Dio e i suoi adoratori (Gen 28:3; De 32:8; Ec 12:1).

la Legge [...] i Profeti Con “Legge” ci si riferisce ai libri biblici da Genesi a Deuteronomio, mentre con “Profeti” ai libri profetici delle Scritture Ebraiche. Comunque, quando sono menzionati insieme, i termini possono riferirsi alle intere Scritture Ebraiche (Mt 7:12; 22:40; Lu 16:16).

In verità, sì, in verità In greco amèn amèn. Il termine greco è la traslitterazione dell’ebraico ʼamèn, che significa “così sia” o “di sicuro”. Gesù usa spesso il termine per introdurre un’affermazione, una promessa o una profezia, sottolineandone così la veracità e l’attendibilità. Pare che questo uso di “in verità” (o amen) da parte di Gesù sia unico nella letteratura sacra (Mt 5:18; Mr 3:28; Lu 4:24). Solo il Vangelo di Giovanni ripete il termine in successione (amèn amèn), e lo fa in tutt’e 25 le occorrenze. In questa traduzione amèn amèn è reso “in verità, sì, in verità”; rese alternative potrebbero essere “verissimamente” o “con assoluta certezza”. L’intera espressione “in verità vi dico”, o “in verità, sì, in verità vi dico”, potrebbe anche essere resa “vi garantisco” o “vi dico la verità”.

In verità In greco amèn, traslitterazione dell’ebraico ʼamèn, che significa “così sia” o “di sicuro”. Gesù usa spesso il termine per introdurre un’affermazione, una promessa o una profezia, sottolineandone così la veracità e l’attendibilità. Pare che questo uso di “in verità” (o amen) da parte di Gesù sia unico nella letteratura sacra. Quando il termine è ripetuto in successione (amèn amèn), come avviene nel Vangelo di Giovanni, l’espressione usata da Gesù è resa “in verità, sì, in verità”. (Vedi approfondimento a Gv 1:51.)

scompariranno il cielo e la terra piuttosto che Iperbole usata per indicare che una certa cosa non si verificherà mai. Le Scritture mostrano che i cieli fisici e la terra esisteranno per sempre (Sl 78:69; 119:90).

piccolissima lettera Nell’alfabeto ebraico usato a quel tempo, la lettera più piccola era yod (י).

un singolo tratto di lettera Alcune lettere ebraiche si differenziavano da altre simili solo grazie a un piccolissimo tratto. L’iperbole usata da Gesù sottolineava quindi che la Parola di Dio si sarebbe adempiuta fin nei minimi particolari.

Avete sentito che [...] fu detto Questa espressione può riferirsi sia a quanto affermato nelle ispirate Scritture Ebraiche che agli insegnamenti della tradizione giudaica (Mt 5:27, 33, 38, 43).

rendere conto al tribunale Cioè essere processato in uno dei vari tribunali locali che si trovavano in tutto il territorio d’Israele (Mt 10:17; Mr 13:9). Questi tribunali avevano l’autorità di giudicare casi di omicidio (De 16:18; 19:12; 21:1, 2).

continua a essere adirato Qui Gesù mette in relazione questo atteggiamento sbagliato con l’odio che può portare a un assassinio vero e proprio (1Gv 3:15). In definitiva, Dio potrebbe giudicare un individuo del genere come se fosse un assassino.

uno sprezzante insulto Questa espressione traduce il termine greco rhakà (forse di derivazione ebraica o aramaica) che significa “vuoto” o “testa vuota”. Chi si rivolge a un compagno di fede con un termine dispregiativo come questo, oltre a covare odio nel suo cuore, sfoga tale odio con parole sprezzanti.

Tribunale Supremo L’intero Sinedrio, l’organo giudiziario con sede a Gerusalemme composto dal sommo sacerdote e da 70 scribi e anziani. Gli ebrei consideravano inderogabili le sentenze di questo tribunale. (Vedi Glossario, “Sinedrio”.)

maledetto La parola greca qui usata si pronunciava in modo simile a una ebraica che significa “ribelle” o “sedizioso”. Denota una persona moralmente indegna e apostata. Quindi rivolgersi a un’altra persona in questi termini equivarrebbe a dirle che merita la punizione riservata a chi si ribella a Dio: la distruzione eterna.

Geenna La parola “Geenna” viene dall’espressione ebraica geh hinnòm, che significa “valle di Innom”, la quale è ubicata a S e SO del sito dell’antica Gerusalemme. (Vedi App. B12, cartina “Gerusalemme e dintorni”.) Al tempo di Gesù questa valle era un luogo in cui venivano bruciati i rifiuti, il che ne faceva un simbolo calzante di distruzione completa. (Vedi Glossario.)

offerta all’altare Le parole di Gesù non si applicavano solo ad alcune offerte in particolare o a certi tipi di peccato. L’offerta poteva includere qualunque sacrificio presentato al tempio di Geova secondo quanto stabilito dalla Legge mosaica. L’altare a cui si fa riferimento qui è l’altare degli olocausti che si trovava nel tempio, all’interno del cortile dei sacerdoti. Dato che un israelita qualunque non poteva accedervi, consegnava le sue offerte al sacerdote all’ingresso del cortile.

tuo fratello In alcuni contesti il termine greco per “fratello” (adelfòs) può riferirsi a un legame di parentela. Qui, comunque, denota un legame di natura spirituale e si riferisce a un compagno di fede, dato che si parla di persone che andavano ad adorare Geova al tempio. In altri contesti ancora il termine può riferirsi al prossimo in generale.

lascia la tua offerta [...] e va’ via Nella scena Gesù descrive un fedele che è andato al tempio e sta per consegnare il suo sacrificio al sacerdote. Prima però deve risolvere una questione con un suo fratello. Perché la sua offerta sia gradita a Dio, deve innanzitutto andare a cercare il suo fratello offeso; lo dovrà cercare tra le migliaia di persone che sono solite andare a Gerusalemme in occasione delle feste periodiche per portare i sacrifici al tempio (De 16:16).

fa’ pace L’espressione greca qui presente può significare “cambiare l’inimicizia in amicizia”, “riconciliarsi”, “ristabilire i normali rapporti o l’armonia”. L’obiettivo di questa azione deve quindi essere quello di produrre un cambiamento eliminando, se possibile, il rancore dal cuore della persona offesa (Ro 12:18). Ciò che Gesù intende dire è che mantenere buoni rapporti con gli altri è un presupposto per avere una stretta amicizia con Dio.

l’ultima moneta Lett. “l’ultimo quadrante”, cioè 1/64 di un denaro. Un denaro equivaleva alla paga di un’intera giornata lavorativa. (Vedi App. B14.)

Avete sentito che [...] fu detto Questa espressione può riferirsi sia a quanto affermato nelle ispirate Scritture Ebraiche che agli insegnamenti della tradizione giudaica (Mt 5:27, 33, 38, 43).

immoralità sessuale Il greco pornèia, che compare qui, è un termine generico usato in riferimento a qualsiasi atto sessuale illecito secondo la Bibbia. Comprende adulterio, prostituzione, rapporti sessuali tra persone non sposate, omosessualità e bestialità. (Vedi Glossario.)

Avete sentito che fu detto Vedi approfondimento a Mt 5:21.

commettere adulterio In riferimento all’infedeltà sessuale di una persona sposata. In questa citazione di Eso 20:14 e De 5:18 compare il verbo greco moichèuo a fronte dell’ebraico naʼàf. Nella Bibbia l’adulterio indica atti volontari di “immoralità sessuale” (in greco pornèia) fra una persona sposata e un’altra che non sia il suo coniuge. (Confronta l’approfondimento a Mt 5:32, che spiega il significato dell’espressione “immoralità sessuale”.) Sotto la Legge mosaica, un uomo che aveva volontariamente rapporti sessuali con la moglie o la fidanzata di un altro era ritenuto colpevole di adulterio.

si rifiutavano di credere in lui O “inciampavano riguardo a lui”. In questo contesto il termine greco skandalìzo è usato in senso metaforico e ha il significato di “scandalizzarsi”, “offendersi”. In altri contesti questo termine potrebbe includere il cadere nel peccato o il far cadere nel peccato qualcun altro. (Vedi approfondimento a Mt 5:29.)

ostacoli che portano a peccare O “pietre d’inciampo”. Sembra che in origine il termine greco skàndalon, in questo versetto reso “ostacolo che porta a peccare” o semplicemente “ostacolo”, si riferisse a una trappola; alcuni sostengono che indicava il legnetto della trappola a cui si attaccava l’esca. Per estensione, ha finito per indicare un ostacolo che farebbe inciampare o cadere qualcuno. In senso figurato si riferisce a un’azione o una circostanza che induce una persona a scandalizzarsi, ad avere una condotta sbagliata, a cadere dal punto di vista morale o a peccare. In Mt 18:8, 9 il verbo affine (skandalìzo) è tradotto “portare a peccare” e potrebbe essere anche reso “diventare una trappola (laccio)”.

Geenna La parola “Geenna” viene dall’espressione ebraica geh hinnòm, che significa “valle di Innom”, la quale è ubicata a S e SO del sito dell’antica Gerusalemme. (Vedi App. B12, cartina “Gerusalemme e dintorni”.) Al tempo di Gesù questa valle era un luogo in cui venivano bruciati i rifiuti, il che ne faceva un simbolo calzante di distruzione completa. (Vedi Glossario.)

ti porta a peccare O “ti fa inciampare”. Nelle Scritture Greche Cristiane il termine greco skandalìzo è usato con un significato metaforico: potrebbe includere il cadere nel peccato o il far cadere nel peccato qualcun altro. In questo contesto il termine in questione potrebbe anche essere reso “diventa per te una trappola (laccio)”. Nell’uso biblico il peccato può implicare la violazione di una delle leggi di Dio in campo morale, la perdita della fede oppure l’adesione a falsi insegnamenti. A volte il termine skandalìzo può essere usato nel senso di “scandalizzarsi”, “offendersi”. (Vedi approfondimenti a Mt 13:57; 18:7.)

Geenna Vedi approfondimento a Mt 5:22 e Glossario.

certificato di divorzio La Legge mosaica non incentivava il divorzio. Questo tipo di certificato era concepito per porre un freno al frettoloso scioglimento dei matrimoni e per tutelare le donne (De 24:1). Un marito che voleva ottenere il certificato di divorzio doveva probabilmente rivolgersi agli uomini preposti, che avrebbero potuto incoraggiare la riconciliazione.

se una donna, dopo aver divorziato da suo marito Con queste parole Gesù riconosce alla donna il diritto di divorziare dal marito infedele. Questa cosa evidentemente era inaccettabile per gli ebrei di quel tempo. Secondo Gesù, invece, sotto il sistema cristiano la stessa norma si applicava sia agli uomini che alle donne.

se una donna, dopo aver divorziato da suo marito Con queste parole Gesù riconosce alla donna il diritto di divorziare dal marito infedele. Questa cosa evidentemente era inaccettabile per gli ebrei di quel tempo. Secondo Gesù, invece, sotto il sistema cristiano la stessa norma si applicava sia agli uomini che alle donne.

chiunque divorzia da sua moglie Vedi approfondimento a Mr 10:12.

immoralità sessuale Il greco pornèia, che compare qui, è un termine generico usato in riferimento a qualsiasi atto sessuale illecito secondo la Bibbia. Comprende adulterio, prostituzione, rapporti sessuali tra persone non sposate, omosessualità e bestialità. (Vedi Glossario.)

la espone al pericolo di adulterio Il divorzio in sé non rende adultera una moglie, ma la espone al pericolo di commettere adulterio. Se il marito divorzia da sua moglie per un motivo che non sia l’immoralità sessuale (in greco pornèia), lei è esposta al rischio di diventare un’adultera avendo rapporti sessuali con un altro uomo. Secondo le norme bibliche, non è libera di risposarsi a meno che non cambi la situazione dell’uomo che era suo marito, ad esempio se lui muore oppure diventa sessualmente infedele nei suoi confronti. Naturalmente per i cristiani la stessa norma si applica anche all’uomo la cui moglie ha divorziato per un motivo diverso dall’immoralità sessuale.

una donna divorziata Cioè una donna divorziata per un motivo diverso dall’“immoralità sessuale” (in greco pornèia; vedi l’approfondimento immoralità sessuale in questo versetto). Come dimostrano le parole di Gesù riportate in Mr 10:12 (vedi approfondimento), lo stesso principio esposto qui in Mt 5:32 vale sia se a chiedere il divorzio è il marito sia se è la moglie. L’insegnamento di Gesù è chiaro: l’uomo o la donna che divorzia per un motivo diverso dall’immoralità sessuale e si risposa commette adulterio. Un single, uomo o donna, che sposa qualcuno che ha divorziato per motivi diversi dall’immoralità sessuale si rende colpevole di adulterio (Mt 19:9; Lu 16:18; Ro 7:2, 3).

Avete sentito che [...] fu detto Questa espressione può riferirsi sia a quanto affermato nelle ispirate Scritture Ebraiche che agli insegnamenti della tradizione giudaica (Mt 5:27, 33, 38, 43).

Avete anche sentito che [...] fu detto Vedi approfondimento a Mt 5:21.

Geova Anche se questo versetto non contiene una citazione diretta di un brano specifico delle Scritture Ebraiche, i due comandi a cui Gesù fa riferimento richiamano ciò che è scritto in passi come Le 19:12, Nu 30:2 e De 23:21, che nell’originale ebraico presentano il nome divino trascritto con quattro consonanti ebraiche (traslitterate YHWH). (Vedi App. C.)

non giurate affatto Con queste parole Gesù non proibì ogni tipo di giuramento. La Legge di Dio, che contemplava che si facessero giuramenti o voti in occasioni di grande importanza, era ancora in vigore (Nu 30:2; Gal 4:4). Gesù stava piuttosto condannando i giuramenti fatti indiscriminatamente e con leggerezza, dal momento che distorcevano il concetto stesso di giuramento.

né per il cielo Per avvalorare le proprie parole, si era soliti giurare “per il cielo”, “per la terra”, “per Gerusalemme” e perfino “sulla [...] testa”, o vita, di un’altra persona (Mt 5:35, 36). Tra gli ebrei c’erano idee discordanti circa la validità dei giuramenti fatti su elementi del creato invece che sul nome di Dio, ed evidentemente alcuni pensavano di poter venire meno impunemente a questo tipo di giuramenti.

gran Re Cioè Geova Dio (Mal 1:14).

ciò che va oltre questo viene dal Malvagio Coloro che sentono la necessità di andare oltre un semplice “sì” o “no” facendo sempre giuramenti per confermare quello che dicono si rivelano sostanzialmente inaffidabili. Manifestano lo stesso spirito di Satana, il “padre della menzogna” (Gv 8:44).

Avete sentito che [...] fu detto Questa espressione può riferirsi sia a quanto affermato nelle ispirate Scritture Ebraiche che agli insegnamenti della tradizione giudaica (Mt 5:27, 33, 38, 43).

Avete sentito che fu detto Vedi approfondimento a Mt 5:21.

Occhio per occhio e dente per dente Ai giorni di Gesù, queste parole della Legge (Eso 21:24; Le 24:20) venivano usate erroneamente per giustificare vendette personali. Comunque, questa legge veniva opportunamente applicata solo dopo che un caso era stato sottoposto a processo e che i giudici designati avevano stabilito la giusta pena (De 19:15-21).

ti schiaffeggia sulla guancia destra In questo contesto il verbo greco rhapìzo (“schiaffeggiare”) è usato nel senso di “colpire con la mano aperta”. Probabilmente questo gesto era compiuto per provocare o insultare qualcuno, e non tanto per fargli del male. Gesù intende quindi dire che i suoi discepoli dovrebbero essere disposti a subire offese personali senza vendicarsi.

lascia che ti prenda anche il mantello Spesso gli uomini ebrei indossavano due indumenti: una tunica (in greco chitòn, una tunica con maniche lunghe o mezze maniche, che arrivava al ginocchio o alla caviglia ed era indossata a contatto con la pelle) e un mantello (in greco himàtion, una veste dalla linea morbida o semplicemente un pezzo di stoffa rettangolare). Per garantire il pagamento di un debito, si usava lasciare in pegno un indumento (Gb 22:6). Qui Gesù intende dire che, per amore della pace, i suoi discepoli dovrebbero essere disposti a rinunciare non solo alla loro tunica ma anche al loro mantello, capo di valore superiore.

ti costringe a prestare servizio Si tratta di un riferimento al servizio obbligatorio che le autorità romane potevano esigere dai cittadini. Potevano ad esempio costringere al lavoro uomini o animali oppure requisire qualsiasi cosa considerassero necessaria per accelerare gli affari pubblici. Simone di Cirene si trovò in una situazione del genere: i soldati romani “lo costrinsero a prestare servizio” facendogli portare il palo di tortura di Gesù (Mt 27:32).

miglio Probabilmente il miglio romano, pari a 1.479,5 m. (Vedi Glossario e App. B14.)

un prestito Cioè un prestito senza interessi. La Legge vietava agli israeliti di imporre un interesse sui prestiti concessi ad altri connazionali che erano nel bisogno (Eso 22:25) e li incoraggiava a essere generosi nel prestare ai poveri quello di cui necessitavano (De 15:7, 8).

Avete sentito che [...] fu detto Questa espressione può riferirsi sia a quanto affermato nelle ispirate Scritture Ebraiche che agli insegnamenti della tradizione giudaica (Mt 5:27, 33, 38, 43).

Avete sentito che fu detto Vedi approfondimento a Mt 5:21.

Devi amare il tuo prossimo La Legge mosaica comandava agli israeliti di amare il prossimo (Le 19:18). Il termine “prossimo” si riferiva semplicemente a un qualunque altro essere umano, ma alcuni ebrei ne restrinsero il significato applicandolo solo agli altri ebrei, specialmente a coloro che osservavano le tradizioni orali; tutti gli altri erano da considerarsi nemici.

odiare il tuo nemico La Legge mosaica non conteneva questo comando. Alcuni rabbi ritenevano che il comando di amare il prossimo implicasse odiare i propri nemici.

continuate ad amare i vostri nemici Questo consiglio di Gesù è in armonia con ciò che insegnavano le Scritture Ebraiche (Eso 23:4, 5; Gb 31:29; Pr 24:17, 18; 25:21).

esattori di tasse O “pubblicani”. Molti ebrei riscuotevano le tasse per conto delle autorità romane. La gente li odiava perché non solo collaboravano con una dominazione straniera mal tollerata, ma estorcevano più di quanto prevedeva la tassazione ufficiale. Gli esattori di tasse venivano di solito evitati dai loro connazionali, che li consideravano alla stregua di peccatori e prostitute (Mt 11:19; 21:32).

salutate Salutare qualcuno comportava augurargli benessere e prosperità.

fratelli In riferimento all’intera nazione d’Israele. Erano tutti fratelli in quanto discendevano da uno stesso padre, Giacobbe, e adoravano lo stesso Dio, Geova (Eso 2:11; Sl 133:1).

persone delle nazioni In riferimento ai non ebrei che non avevano alcuna relazione con Dio. Per gli ebrei erano persone empie e impure da cui stare lontani.

perfetti Il termine greco qui usato può significare “completo”, “maturo”, oppure “senza mancanze” rispetto alle norme stabilite da un’autorità. Solo Geova è perfetto in senso assoluto, quindi quando il termine si riferisce a degli esseri umani denota una perfezione relativa. In questo contesto essere “perfetti” significa avere un amore completo per Geova Dio e per gli altri, cosa che è alla portata degli esseri umani nonostante la loro condizione peccaminosa.

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La sponda settentrionale del Mar di Galilea, guardando verso nord-ovest
La sponda settentrionale del Mar di Galilea, guardando verso nord-ovest

1. Pianura di Gennezaret. Era un fertile spicchio di terra che misurava circa 5 x 2,5 km. In questa zona, lungo la riva, Gesù invitò i pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni a seguirlo nel suo ministero (Mt 4:18-22).

2. Fu qui, secondo la tradizione, che Gesù pronunciò il Discorso della Montagna (Mt 5:1; Lu 6:17, 20).

3. Capernaum. Gesù si stabilì in questa città, e fu qui o nei dintorni che trovò Matteo (Mt 4:13; 9:1, 9).

Il sale del Mar Morto
Il sale del Mar Morto

Oggi l’acqua del Mar Morto (Mar Salato) è nove volte più salata dell’acqua degli oceani (Gen 14:3). L’evaporazione delle sue acque garantiva una notevole quantità di sale per gli israeliti, benché di qualità scadente in quanto non puro ma misto ad altri minerali. Probabilmente però gli israeliti se lo procuravano anche grazie ai fenici, i quali, si dice, lo ricavavano dal Mediterraneo mediante un processo di evaporazione. Nella Bibbia il sale viene menzionato come condimento (Gb 6:6). E Gesù, che era un maestro nell’uso di metafore tratte dalla vita quotidiana, se ne servì per spiegare importanti lezioni spirituali. Nel Discorso della Montagna, ad esempio, disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra”, per indicare l’influenza positiva che questi avrebbero avuto sugli altri in quanto potevano preservarli dalla corruzione spirituale e dal decadimento morale.

Lampade del I secolo
Lampade del I secolo

Le comuni lampade di terracotta utilizzate nelle abitazioni e in altri edifici erano alimentate con olio d’oliva. L’olio saliva attraverso uno stoppino e alimentava la fiamma. Le lampade erano solitamente collocate su piedistalli di terracotta, legno o metallo per illuminare un ambiente interno. Potevano anche essere poste dentro nicchie o su mensole, oppure appese al soffitto con una corda.

Piedistalli per lampade
Piedistalli per lampade

Questa riproduzione di un piedistallo a uso domestico (1) prende spunto da reperti del I secolo rinvenuti a Efeso e in Italia. Un piedistallo di questo tipo era probabilmente usato nelle case dei ricchi. Nelle abitazioni povere invece le lampade erano di solito appese al soffitto, oppure erano poste in nicchie (2) o su supporti di terracotta o di legno.

La Valle di Innom (Geenna)
La Valle di Innom (Geenna)

La Valle di Innom, chiamata Geenna in greco, è una valle ubicata a sud e sud-ovest del sito dell’antica Gerusalemme. Al tempo di Gesù era un luogo in cui venivano bruciati i rifiuti, il che ne faceva un simbolo calzante di distruzione completa.

La Valle di Innom oggi
La Valle di Innom oggi

Nella foto si possono notare (1) la Valle di Innom, chiamata Geenna nelle Scritture Greche Cristiane, e (2) il Monte del Tempio, dove sorgeva il complesso del tempio ebraico nel I secolo. Oggi la struttura più rilevante su questa area è un santuario islamico noto come Cupola della Roccia. (Vedi App. B12, cartina.)

Certificato di divorzio
Certificato di divorzio

Sul lato settentrionale dello uadi di Murabba‘at, nel deserto della Giudea, è stato rinvenuto un certificato di divorzio scritto in aramaico risalente al 71 o 72. Vi si legge che, nel sesto anno della rivolta giudaica contro Roma, Giuseppe, figlio di Naqsan, residente a Masada, divorziava da Miriam, figlia di Gionatan.