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Suriname

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Serpenti e giaguari si aggirano furtivi nella foresta pluviale che copre i monti e ammanta gran parte del Suriname, un paese che per superficie e popolazione è il più piccolo del Sudamerica. Quanto al coraggio degli adoratori di Geova Dio, invece, questo paese non è secondo a nessuno.

IL 31 luglio 1667 Inghilterra e Olanda, due imperi perennemente in lotta, firmarono un trattato di pace e si scambiarono dei possedimenti: gli olandesi cedettero Nuova Amsterdam agli inglesi, mentre questi cedettero il Suriname agli olandesi. Forse conoscete bene la parte toccata agli inglesi, Nuova Amsterdam, che fu da loro ribattezzata New York. Ma che dire del Suriname?

Chiamato in precedenza Guiana Olandese e poi Suriname, questo paese è situato sulla costa nordorientale del Sudamerica, e si incunea tra la Guyana, il Brasile e la Guiana Francese. Il suo clima tropicale potrebbe farvi pensare alla Florida, penisola che però è un po’ più estesa. Ma un momento: se vi piace nuotare in acque limpide o rilassarvi su candide spiagge, forse il Suriname non è il posto ideale per voi. Il suo litorale fangoso appare così inospitale che i primi colonizzatori lo chiamarono Costa Selvaggia. Se invece siete tipi avventurosi, mettete in valigia l’insettifugo, le pillole contro la malaria e la zanzariera e venite a esplorare il più lussureggiante e misterioso di tutti i mondi della natura: la maestosa foresta pluviale.

Vista dall’alto la foresta appare come un manto verde uniforme, solcato dai numerosi fiumi che serpeggiano verso nord e sfociano nell’Atlantico. Se però si dà uno sguardo sotto quel manto si scopre un habitat dei più vari: il mondo dell’elusivo giaguaro, dell’ara macao dai colori sgargianti, della scimmia urlatrice e dell’anaconda, il più grosso di tutti i serpenti.

La varietà contraddistingue anche la popolazione del Suriname. Gli abitanti originali erano gli amerindi. Poi arrivarono gli schiavi negri dall’Africa occidentale, portati qui per lavorare nelle piantagioni di caffè. In seguito gli schiavi fuggitivi, o bush-negroes, formarono tribù sparse qua e là nella fitta foresta pluviale, che copre l’80 per cento del Suriname. Quindi arrivarono indiani e indonesiani. A questi aggiungete cinesi, libanesi, ebrei e i discendenti dei colonizzatori olandesi, e capirete perché la popolazione del Suriname, che assomma a 400.000 unità, è definita a volte “il mondo in miniatura”.

Le credenze ugualmente varie di induisti, musulmani, fratelli moravi (protestanti), cattolici, animisti, feticisti e altri che vivono in questo paese hanno prodotto un mosaico religioso. Si aggiunga a questo la molteplicità di una decina di lingue, che vanno dall’olandese (la lingua ufficiale) allo sranan (la lingua locale), e si può ben capire perché un libro (SurinameLand of Seven Peoples) fa notare che l’unità nazionale “è ancora molto lontana”.

Ma all’inizio di questo secolo penetrò nel Suriname un’altra lingua — la “lingua pura” della verità biblica — che ovunque sia stata appresa ha prodotto unità. (Sof. 3:9) Comunque, per diffondere la verità biblica nelle città, nelle campagne e nella foresta pluviale ci son voluti coraggio, perseveranza, sacrifici e, principalmente, il sostegno di Geova Dio. Come ci sono riusciti i servitori di Geova? Vi invitiamo a rivivere con noi i momenti più significativi di nove decenni di predicazione del Regno. Torniamo quindi indietro nel tempo all’anno 1903. Il luogo: Suriname nordoccidentale.

La verità arriva in traghetto

Il traghetto traversava a fatica la foce del fiume Courantyne, trasportando passeggeri dalla Guyana alla cittadina di Nieuw Nickerie, nel Suriname. Un passeggero, il sig. Herbonnet, un commerciante sui 25 anni, non vedeva l’ora di sbarcare e mostrare ai suoi amici i libri che aveva portato con sé.

I suoi amici — il fornaio Marie Donk, il droghiere Alfred Buitenman e il calzolaio Julian Dikmoet — rimasero subito affascinati dalle semplici spiegazioni delle verità scritturali contenute in quei libri. Dopo non molto i quattro amici formarono un gruppo di studio biblico in casa del fornaio, Marie Donk. Lì essi studiarono altre pubblicazioni dello stesso autore di quei libri, l’americano Charles T. Russell, il primo presidente della Watch Tower Society.

Marie Donk, un ebreo eloquente, era il più intraprendente ed esortava i suoi clienti a unirsi al gruppo di studio. Essi furono lenti ad accettare finché il fornaio non usò uno slogan che i più vecchi a Nickerie ricordano ancora: “Nyan brede sondro frede!” (Mangiate pane senza paura!) “Questo significava”, spiega l’83enne Lien Buitenman, figlia di Alfred Buitenman, “che dopo le adunanze alla gente veniva offerto del pane gratis”.

Il metodo funzionava, poiché il numero dei presenti alle adunanze cresceva come pasta lievitata, almeno finché il fornaio Donk non esortò i suoi ascoltatori a partecipare con lui la domenica alla predicazione nelle campagne. Allora la maggioranza smise di frequentare le adunanze.

Ciò nonostante, tra il 1910 e il 1914, alcuni fedeli seguirono il fratello Donk in un polder fuori Nickerie e, avventuratisi nel canale di drenaggio di una piantagione di cacao, furono battezzati. “Quei battesimi attiravano centinaia di spettatori”, dice James Brown, ora 86enne. Egli ricorda che se ne stava a guardare incantato il fratello Donk mentre immergeva un nuovo discepolo interamente vestito e gridava: “In nome del Padre”. Poi immergeva la stessa persona una seconda volta e gridava: “In nome del Figlio”, e nuovamente, una terza volta: “In nome dello Spirito Santo”. Fatto questo, il battezzatore si rivolgeva agli astanti e gridava: “Venite! Battezzatevi e continuate a vivere!” Alcuni vennero, ma più che altro per paura che il mondo sarebbe finito nel 1914. Quando il 1914 arrivò e trascorse, un buon numero d’essi si allontanò.

“Il Regno di Dio è venuto”

Gli Studenti Biblici che proseguirono decisi furono spronati verso il 1920 quando un fratello, arrivato in nave dagli Stati Uniti, proiettò il Fotodramma della Creazione.

“Tutti ne parlavano in città”, narra James Brown. “Mi recai presto al capannone della piantagione di cacao e mi sedetti in prima fila. Il posto era affollatissimo, c’erano 500 persone. Ebbe inizio la proiezione. Non avevo mai visto nulla di simile: le diapositive, il film, la musica! Un uomo si alzò in piedi e disse: ‘Questa sera il Regno di Dio è venuto a Nickerie!’”

A quel tempo ricominciò la crescita, e all’inizio degli anni ’30 i fratelli costruirono un piccolo luogo di adunanza nel cortile del fratello Donk. Alcuni problemi avrebbero però messo ancora alla prova la congregazione di Nickerie.

Si fa avanti un fratello modesto

A metà degli anni ’30 divenne noto che Marie Donk conduceva una vita contraria alla morale biblica, pur continuando a dirigere le adunanze. Chi avrebbe corretto la situazione?

Alfred Buitenman, un uomo basso e dalla voce pacata, aveva dato un discreto sostegno finanziario alla congregazione da che si era battezzato nel 1903. “Ma durante un’adunanza”, ricorda Lien, “fui sorpresa di vedere mio padre farsi avanti, alzare la voce e annunciare che da allora in poi le adunanze si sarebbero tenute nel soggiorno di casa nostra”. La maggior parte dei fratelli furono lieti di questo trasferimento, ma alcuni rimasero col fornaio Donk, e gradualmente quel gruppo si dissolse.

Poi il fratello Buitenman si mise in contatto con la sede centrale della Società a New York, ricevette delle pubblicazioni e dal 1936 in poi condusse fedelmente la congregazione affidatagli.

Ma per il momento volgiamoci altrove, 240 chilometri più a est, e torniamo indietro di 25 anni. Giungiamo all’anno 1911 nella capitale, Paramaribo.

Un imbianchino povero dà l’esempio

Durante una sosta nel porto di Paramaribo, i pellegrini (sorveglianti di circoscrizione) Blake e Powell degli Stati Uniti incontrarono Frederic Braighwaight, originario di Barbados, un uomo mite quasi 40enne che faceva l’imbianchino. Frederic riconobbe la verità e destò in sua moglie Cleopatra e in un suo amico il desiderio di saperne di più. Prese quindi a condurre alcune adunanze nella sua casetta di legno.

Come i pellegrini, Frederic cercava tutte le occasioni per parlare ad altri delle verità bibliche. Così sul lavoro diede testimonianza al falegname Willem Telgt. Al falegname piacque ciò che udì; lui e un suo amico cominciarono a frequentare le adunanze degli “Zelanti Studenti Biblici”, e in tal modo il loro numero crebbe da tre a cinque.

Il fratello Braighwaight teneva in gran pregio quelle adunanze. “Benché fosse povero”, narrava Willem Telgt alcuni anni fa, “per le adunanze il fratello Braighwaight indossava sempre un abito bianco stirato di fresco. Certi giorni, quando non si era potuto permettere un pasto, si poteva sentire il suo stomaco vuoto brontolare, ma ciò nonostante egli dirigeva ciascuna adunanza con lo stesso entusiasmo”.

Spronato dall’esempio del fratello Braighwaight, Willem Telgt si battezzò il 19 febbraio 1919 e in seguito ebbe un ruolo importante nell’espansione degli interessi del Regno.

A contatto con la gente

Durante gli anni ’20 gli Studenti Biblici erano poco conosciuti nella capitale. Le cose comunque cambiarono a metà degli anni ’30, quando uno di loro, un certo fratello Graham, mise un banco davanti a un negozio di fronte al movimentatissimo mercato. Apriva la sua valigia malandata ed esponeva i libri della Società dalle copertine multicolori. Tutti i giorni feriali questo anziano fratello di lingua inglese stava fedelmente lì al suo posto.

Spesso la gente venuta a fare la spesa si raggruppava intorno alla valigia, ansiosa di fare discussioni. “Il fratello Graham, però, si limitava a osservazioni brevi, brevissime”, narrava Leo Muijden, deceduto recentemente all’età di 78 anni. “Un giorno vidi nella sua valigia un opuscolo con una figura di un giovane che correva. Chiesi al fratello Graham: ‘Dov’è che corre?’ Il vecchio fratello alzò gli occhi e disse: ‘Se lo leggi lo scopri’. Tutto qui. Così lessi Fuggite al Regno e lo scoprii!”

Amplificato il messaggio del Regno

Oltre ad apprendere il messaggio del Regno per mezzo di libri, gli abitanti di Paramaribo lo udirono anche mediante dischi. Come? Ogni domenica sera Cornelus Voigt, un negoziante che simpatizzava per i Testimoni, piazzava il suo giradischi e un potente altoparlante al primo piano della sua casa. “Poi”, narrava il fratello Telgt, “faceva ascoltare un disco della Messa cattolica, seguito da musica religiosa. Quando si era radunata abbastanza gente, cambiava disco e alzava il volume al massimo. All’improvviso la voce tonante di Joseph F. Rutherford, il secondo presidente della Società, colpiva le orecchie dei presenti e di altri molto più lontani”.

Le sere dei giorni feriali, invece, Voigt non aveva mai bisogno di attirare il pubblico perché gli bastava aspettare che suo figlio Louis, un medico molto conosciuto, cominciasse le sue visite ambulatoriali in una clinica vicino a casa sua. Non appena la sala d’aspetto era piena di pazienti, Voigt metteva i dischi. Helen Voigt, moglie del medico, ricorda: “I pazienti dovevano ascoltare il fratello Rutherford, che a loro piacesse o no”. Certo, mediante libri e dischi, i Testimoni si erano ormai imposti alla vista e all’ascolto del pubblico.

Uno diventa tre... ma non c’è crescita

Poiché la seconda guerra mondiale fu combattuta molto al di là dei confini del Suriname, qui i fratelli non furono per niente toccati dai devastanti effetti della guerra. Eppure nella congregazione di Paramaribo ci furono delle agitazioni. Di che genere? Conflitti tra i fratelli.

“Verso il 1945”, narra Leo Liefde, un 80enne che dal 1938 non perde un’adunanza, “la congregazione si era divisa in tre gruppi diversi e si radunava in tre luoghi diversi, pur definendosi tutti e tre testimoni di Geova”. Per di più, quando nel 1946 fu annunciato che il terzo presidente della Società, Nathan H. Knorr, sarebbe venuto in visita nel Suriname, “c’erano tre gruppi che attendevano ansiosamente di accogliere il ‘loro’ presidente”, aggiunge il fratello Muijden. Come avrebbe reagito il fratello Knorr?

Il lunedì 1° aprile 1946 il fratello Knorr insieme a Frederick W. Franz, allora vicepresidente della Società, arrivarono a Paramaribo. Quella stessa sera 39 fratelli delle tre fazioni si radunarono in campo neutro, il cortile di una scuola, per sentir parlare i fratelli Franz e Knorr. Quando giunse il momento di far domande, i fratelli espressero le loro diverse opinioni. Per un po’ il presidente ascoltò, ma poi ne ebbe abbastanza.

“Il fratello Knorr tagliò corto”, ricordava il fratello Muijden. “Disse: ‘Chi di voi vuole che un missionario venga qui?’ Tutti noi alzammo la mano. ‘Benissimo’, disse il fratello Knorr. ‘Verrà questo mese’”. Egli mantenne la promessa, e il 27 aprile 1946 arrivò il diplomato di Galaad Alvin Lindau.

Inizia una nuova era: arriva il missionario

Alvin Lindau, americano, 26 anni, andò a stare col fratello Baptista e cominciò a lavorare per amalgamare insieme in un solo gruppo le diverse fazioni. Un mese più tardi il fratello Lindau fece con gioia questo rapporto: ‘Il numero dei proclamatori è salito da 2 a 18’. Il fratello Knorr, a sua volta, aveva una buona notizia per il Suriname. Scrisse che a partire dal 1° giugno 1946 sarebbe stata aperta una filiale. “Sono sicuro”, aggiungeva il fratello Knorr, “che è arrivato il momento di far avanzare l’opera a Paramaribo”.

Nominato sorvegliante di filiale, Lindau si mise all’opera. Prima trasferì la filiale dalla casa del fratello Baptista al primo piano di uno spazioso edificio a un piano in via Zwartenhovenbrug 50 e trasformò il pianterreno in Sala del Regno. Poi diede inizio a un settimanale studio di libro, all’adunanza di servizio e allo studio Torre di Guardia. Dopo di che insegnò ai fratelli come condurre studi biblici a domicilio.

Fatto questo, il fratello Lindau comunicò: “Sferriamo l’offensiva!” Un vecchio fratello ricorda: “Ci invitò ad andare con lui di casa in casa a distribuire il libro Fanciulli. Dapprima esitavo, ma il fratello Lindau mi disse: ‘O nuoti o affoghi’. Così riempii la mia borsa di libri e li offrii ai vicini nei pressi della Sala. Con mia grande gioia, in breve svuotai la borsa”.

Alcuni fratelli, però, che preferivano fare discorsi piuttosto che distribuire libri, brontolavano: ‘Noi non abbiamo nulla a che fare con la Watchtower Society. Crediamo nel Pastore Russell’. Così “affogarono”. Comunque quasi tutti i fratelli sostennero la campagna di distribuzione dei libri. Sentivano però il bisogno di essere addestrati. Proprio ciò che sarebbe stato fatto a partire dal mese dopo.

Un anno di istruzione progressiva

Nel settembre 1946 fu introdotta nella congregazione di Paramaribo la Scuola di Ministero Teocratico. Quello stesso mese ebbe inizio nella Sala del Regno una campagna di discorsi pubblici. I foglietti d’invito attirarono l’attenzione del pubblico . . . e anche della polizia.

Il mercoledì che precedette il primo discorso, l’oratore fu invitato a presentarsi al posto di polizia. ‘È questo il primo paese in cui è attiva la Watch Tower Society?’, chiesero i poliziotti. Quando appresero che in effetti il Suriname era uno degli ultimi posti raggiunti dalla Società, smisero di obiettare. Da allora in poi si sono sempre tenute le adunanze pubbliche.

Il successivo mese di ottobre la congregazione fu lieta di accogliere i diplomati di Galaad Max e Althea Garey e Phyllis e Vivian Goslin. Lavorando a fianco a fianco con i fratelli locali, i “cinque americani della Watchtower”, come divennero noti i missionari in tutta la città, si accertarono che i proclamatori facessero progresso.

Entro la fine del 1946 il duro lavoro e l’amorevole cura dei missionari avevano prodotto molti buoni risultati: la predicazione si era intensificata e le divisioni avevano ceduto il posto all’unità. Ma ci sarebbe stato altro progresso.

A dicembre ci fu qualcosa di nuovo: l’“Assemblea teocratica Nazioni liete”. Stimolati dalla pubblicazione del libro “Sia Dio riconosciuto verace”, in un’ora soltanto 20 proclamatori distribuirono 8.000 foglietti d’invito al discorso pubblico. Vi assisterono 213 persone, un massimo assoluto!

Durante quello stesso mese i fratelli si riversarono nelle strade del centro tenendo in mano bene esposte La Torre di Guardia e Svegliatevi! I passanti curiosi facevano capannello intorno ai proclamatori. Un carrettiere notò una sorella con le riviste e col suo carretto trainato da un asino puntò proprio in direzione dell’angolo in cui lei si trovava. Voleva le riviste. Quella mattina furono distribuite 101 riviste. La testimonianza per le strade aveva preso il via!

Tornati al punto di partenza

Nel 1948 il numero dei proclamatori superò il centinaio. Ma poi, con la stessa rapidità con cui ai tropici al giorno sopraggiungono le tenebre, ci fu un calo anziché l’aumento. Nel marzo 1949 c’erano solo 88 proclamatori ancora attivi. Sorsero nuovamente dei conflitti. Cos’era che non andava?

Un missionario rivelò che si commettevano gravi irregolarità nella casa missionaria. I fratelli N. H. Knorr e M. G. Henschel, del personale della sede centrale, analizzarono la cosa durante la loro visita al Suriname nell’aprile 1949. Fu quindi mandato John Hemmaway, allora missionario nella Guyana, a investigare la faccenda, col risultato che tre missionari dovettero andar via, lasciando i Garey con una congregazione di 59 proclamatori. I fratelli erano tornati al punto di partenza. Il problema era come rianimarli.

Max Garey fu nominato sorvegliante temporaneo della filiale e si dimostrò un pastore premuroso durante quel brutto periodo. La pioniera Nellie van Maalsen, ora 76enne, ricorda: “Come molti nella congregazione, ero triste e confusa in quei giorni, ma”, dice affettuosamente, “Max era un fratello amorevole. Ti metteva a tuo agio. Anche ora, quando penso al fratello e alla sorella Garey, mi vengono le lacrime agli occhi”.

Per tre mesi Max Garey fasciò per così dire le ferite del gruppo decimato. Poi, nel novembre 1949, arrivarono J. Francis Coleman e S. “Burt” Simmonite, nuovi diplomati di Galaad del Canada, per aiutare i fratelli a rimettersi in piedi.

In precedenza la filiale e la casa missionaria erano state trasferite in una piccola abitazione in via Gemeenelands 80. Quindi, per alloggiare i nuovi arrivati, fu presa in affitto una seconda casa in via Prinsen. Burt Simmonite, allora 27enne, fu nominato nuovo sorvegliante della filiale.

Il 22 gennaio 1950 i fratelli si resero personalmente conto dell’empatia dell’organizzazione di Geova nei loro confronti. Quel giorno il fratello Knorr venne appositamente nel Suriname per incoraggiarli. ‘Anche se la gente pettegola e dice male dei testimoni di Geova’, disse il fratello Knorr a 75 fratelli, ‘non vi turbate. Col vostro modo di vivere e col messaggio che predicate sarete in grado di confortare coloro che cercano la verità. Dobbiamo far questo indipendentemente da ciò che altri hanno fatto o faranno in futuro’.

Dopo essere stato tre giorni in edificante compagnia dei fratelli, il fratello Knorr si accomiatò da loro. Rafforzati, essi proseguirono con decisione.

Nuovamente in carreggiata

Ora che la congregazione di Paramaribo era tornata in carreggiata, i missionari si interessarono di Nickerie, situata più a ovest. Lì il fratello Buitenman e cinque altri proclamatori — non influenzati dagli alti e bassi verificatisi a Paramaribo — avevano continuato a predicare il messaggio del Regno senza sosta dal 1936. Per assistere il fratello Buitenman, che allora aveva 71 anni, i Garey si trasferirono a Nickerie. Poi il luogo di adunanza fu spostato dalla casa del fratello Buitenman alla casa missionaria, in via Gouverneur.

John e James Brown, due fratelli fidati allora quasi 50enni, assisterono il fratello Garey e ricevettero a loro volta un accurato addestramento. Col tempo ogni mercoledì sera, alla luce di una lampada a cherosene, John e James pronunciavano discorsi pubblici all’aperto a Nickerie e nei villaggi circostanti.

Poi anche il loro fratello, Anton Brown, accettò la verità, e la “chiesa dei Brown”, come i concittadini chiamavano la congregazione, accrebbe ulteriormente le proprie attività. Al tempo della prima assemblea di circoscrizione tenuta a Nickerie, nel febbraio 1953, il numero dei proclamatori si era triplicato ed era arrivato a 21. Ovviamente la congregazione stava traendo beneficio dalla presenza dei missionari. Ma come se la passavano gli altri missionari, Burt Simmonite e Francis Coleman, a Paramaribo?

Servizio di campo al posto della medicina

Burt e Francis avevano fatto del loro meglio per riattivare alcuni che erano proclamatori da lunga data, ma invano. Spesso questi proclamatori mancavano agli appuntamenti presi per il servizio di campo scusandosi generalmente con una frase tipo: “Fratello, non son potuto venire perché ho preso la medicina”.

È vero che a causa dei parassiti intestinali esistenti nei tropici di tanto in tanto questa risposta poteva essere vera. “Ma”, diceva Burt, “che fosse vera o no, arrivai alla conclusione che questa piccola congregazione stava ingoiando un’enorme quantità di medicina”. Che fare però?

L’aiuto venne dalla sorella van Maalsen. Un giorno che non si era presentata per il servizio di campo, disse: “Fratello, devo dirti la verità. Ero troppo stanca”. Toccato dalla sua onestà, quello spilungone di Burt si chinò, le cinse le spalle e disse: “Nellie, per quanto ne so, penso tu sia la prima a dirmi la verità su questa faccenda”. Burt immaginava che questa osservazione si sarebbe presto diffusa tra i proclamatori. “Dev’essere stato così”, dice, “perché la quantità di medicina presa diminuì notevolmente”.

“I miei ragazzi”

Diversi nella congregazione apprezzavano lo strenuo lavoro dei missionari. Non passò molto, dunque, che Burt e Francis trovarono un posto nelle case e nei cuori dei proclamatori. Fino ad oggi, se si menzionano Burt e Francis ai vecchi proclamatori, gli occhi offuscati brillano, i visi rugosi sorridono e tornano alla mente cari ricordi.

“Burt e Francis erano come dei familiari. Erano i miei ragazzi”, dice Oma (nonna) de Vries, ora 91enne. Dalla sua sedia a dondolo indica il primo piano della casa accanto. “È lì che abitavano. Erano dei vicini allegri”.

“Se sentivamo Burt fischiare, sapevamo che stava uscendo per andare in servizio”, inizia Loes, figlia di Oma.

“E quando Francis suonava il violino o faceva tintinnare due cucchiai, sapevamo che si stava rilassando”, aggiunge la figlia Hille. “Quando invece sentivamo Burt cantare a squarciagola il Cantico 81, ‘Fate risuonare il cantico di gioia del Regno’, sapevamo che si stava facendo la doccia”.

“E”, fa eco Dette, un’altra figlia, “se sentivamo odore di cibo bruciato, sapevamo che i ragazzi stavano studiando”. Fu così che Oma cominciò a preparar loro da mangiare. Ride di cuore e completa così il racconto: “Legavo a una scopa un tegame con del cibo dentro, e lo facevo sporgere dalla mia finestra al primo piano. Allora dalla finestra accanto Burt allungava le sue braccia lunghe e afferrava il tegame, e la cena era pronta!”

Come furono tristi i fratelli quando Francis contrasse la filariosi, una temuta malattia tropicale! Nonostante gli accessi febbrili e il fatto che le gambe continuassero a gonfiarglisi, Francis continuò il servizio missionario per altri due anni e più, ma alla fine la malattia lo costrinse a tornare in Canada. Il fratello Coleman aveva dato un forte sostegno alla congregazione. Col suo aiuto lo spirito della congregazione era notevolmente migliorato e il numero dei proclamatori era salito a 83.

Cari ricordi di fratelli operosi

Giacché il numero dei proclamatori aumentava, Burt Simmonite scrisse a Brooklyn: “Come sarebbe bello se superassimo i cento quest’anno!” Ebbene, in aprile del 1952 ci fu un aumento del 30 per cento, con 109 proclamatori.

Vi facciamo conoscere due cari fratelli operosi di quell’epoca: Hendrik Kerk e William Jack. Hendrik, un omone dal sorriso simpatico e dallo sguardo amichevole, era stato un capobanda, e come tale era più conosciuto dalla polizia che dalla gente perbene. “Hendrik era un diamante grezzo”, ricorda Burt. Accettò la verità, sostenne di cuore la congregazione e in seguito divenne il primo pioniere speciale del posto.

Poi c’era William, un lavoratore allegro e instancabile sulla settantina. Viveva in una misera capanna, e portava abiti rammendati e rattoppati, ma puliti. Passava ore e ore nella sua canoa dando testimonianza alla gente che abitava lungo le rive del fiume. Quando trovava qualcuno che manifestava interesse, il fatto di star poco bene col cuore non gli impediva di percorrere grandi distanze per andare a trovarlo.

“Una mattina presto”, ricorda Burt, “vogammo con la pagaia diverse ore risalendo il fiume per andare a visitare una famiglia che si interessava della verità. Finalmente arrivammo, ci riposammo un po’ e cominciammo a studiare verso le sei del pomeriggio. Prima il fratello Jack studiò il libro ‘La verità vi farà liberi’. Poi passò alla Torre di Guardia e, dopo ciò, mentre la testa mi ciondolava per la sonnolenza, egli trattò una terza pubblicazione. A causa della distanza poteva visitare questa famiglia solo ogni due settimane, ma sfruttava bene il tempo! Il giorno dopo riscendemmo la corrente in canoa. Mi piacque moltissimo”.

La particolare strategia del sorvegliante della filiale

Nel dicembre 1951 fu annunciata una buona notizia: altri quattro missionari, Shedrick e Wilma Poyner, Muriel Simmonite e Connie McConnell, erano stati assegnati al Suriname. Ma presto sopraggiunse una cattiva notizia: il questore, influenzato dal clero della cristianità residente nella colonia, si rifiutò di concedere il visto d’entrata a chiunque di loro.

Il sorvegliante della filiale, tuttavia, continuò a fargli visita. Alla fine il questore disse: ‘Possono entrare due missionari. Decida lei quali’. Poiché la congregazione aveva bisogno di un altro fratello, Simmonite scelse i Poyner. ‘Domanda accolta’. Ma il sorvegliante della filiale non era il tipo da darsi per vinto.

“Menzionai allora che Muriel Simmonite era mia sorella”, narra Burt, “e che speravo non ci separasse proibendole di entrare nel paese”. Il questore non poté proprio rifiutarsi. Ancora una volta, ‘domanda accolta’. Ma non c’era modo di ottenere il permesso per Connie McConnell. Il numero rimase fermo a tre. Burt, comunque, non si perse d’animo. Cambiò solo strategia.

Egli spiega: “Attraverso le lettere che mia sorella mi aveva mandato mentre prestava servizio con la sorella McConnell nel Quebec, in Canada, ero venuto a sapere diverse cose di quella ragazza. Così, quando in seguito la incontrai a New York all’assemblea del 1953, ci fidanzammo, e lei ottenne il permesso di entrare nel Suriname in qualità di mia fidanzata. Lì ci sposammo e finalmente si raggiunse il totale di quattro, qualcosa che diede a me non poca soddisfazione e a tutti noi motivo di farci un bel po’ di risate”.

Il primo passo verso i territori rurali

Fino a quel momento i fratelli si erano concentrati sulle città di Paramaribo e Nickerie. Ma nel 1953 la verità arrivò nel villaggio di Meerzorg, dove quell’anno si trasferì Leo Tuart.

Leo, che allora aveva 40 anni, dal 1944 aveva avuto contatti con la verità. Basso, brioso, e con un eterno cappello di feltro marrone sulla testa, Leo lavorava come stivatore nel porto di Paramaribo e aveva un’ottima reputazione per la sua onestà. Nonostante nel villaggio in cui abitava tutti avessero una buona opinione di lui, Leo non riusciva ugualmente a concludere nulla tra i suoi compaesani per quanto riguardava il fare discepoli, o, perlomeno, finché la filiale non inviò le “truppe d’assalto” . . . nella persona di Hendrik Kerk.

Poco dopo, Hendrik e Leo contattarono tre uomini che accettarono lo studio biblico. Mossi dallo spirito di Geova e sotto l’attenta guida e sorveglianza di Hendrik, i tre fecero progresso fino al battesimo. Loro e Leo erano molto legati e formavano un gruppetto armonioso.

Lo sforzo combinato fu ciò che permise loro di realizzare anche il successivo progetto: costruire una Sala del Regno. Nessuno di loro aveva denaro, ma i tre nuovi fratelli riservarono porzioni dei loro campi per piantarvi il riso e donarono il ricavato del raccolto per la realizzazione del progetto edilizio.

Il fratello Tuart invece non aveva nessun terreno in cui piantare il riso. Per contribuire ai lavori prese in prestito dalla banca 200 fiorini, che avrebbe restituito un po’ alla volta sottraendoli dai suoi esigui guadagni. Quei quattro fratelli poveri raggiunsero il loro obiettivo e costruirono una bellissima Sala del Regno.

A proposito, mentre si trovavano a metà dell’opera questi fratelli sospesero i lavori per andare ad assistere a un’assemblea speciale a Paramaribo. Il lunedì sera 18 gennaio 1954 erano fra i 159 presenti ad ascoltare i discorsi pronunciati dai fratelli Knorr ed Henschel.

“All’assemblea il fratello Knorr e il fratello Henschel dissero che volevano visitare la nostra nuova Sala”, narra rivivendo quei momenti il fratello Leo Tuart, ora 77enne. “Ero un po’ nervoso”, spiega mentre si aggiusta il cappello di feltro, “ma non era necessario che lo fossi. I due fratelli ci lodarono per il nostro lavoro. ‘Solo’, disse il fratello Knorr, ‘non tagliate quel bel mango di fronte alla sala. Vi darà ombra e frescura’. Accettammo il consiglio del fratello Knorr, e quell’albero è ancora lì, per darci ombra, frescura e manghi”.

Ancora più in là nel territorio rurale

Per stare al passo con l’aumento, la filiale venne trasferita in una casa a tre piani in via Zwartenhovenbrug. Un negozio di scarpe chiamato Fathma occupava il pianterreno. Al primo piano c’erano la Sala del Regno e la cucina, il secondo piano serviva come ufficio della filiale e casa missionaria, e l’ultimo piano era usato come deposito della letteratura.

Partendo da qui, Muriel Simmonite, allora 28enne, si recava regolarmente a predicare nei piccoli centri di Onverdacht e a Paranam, circa 30 chilometri a sud di Paramaribo. “La mattina presto ci veniva dato un passaggio da un autobus che trasportava gli operai a una miniera di bauxite”, ricorda Helen Voigt, che accompagnava Muriel una volta la settimana: “Quindi predicavamo alla gente che abitava vicino alla miniera, a mezzogiorno mangiavamo il nostro sandwich, predicavamo ancora e poi tornavamo con gli operai. Stanche ma soddisfatte, arrivavamo a casa verso le sei di sera”.

Col tempo Muriel contattò Rudie Pater, un uomo calmo ed esile, che accettò la verità. Ma Rudie voleva diffondere la verità ancora più lontano, e aveva il mezzo di trasporto: una grossa motocicletta Harley-Davidson.

Egli rammenta: “Muriel andava a Paranam di buon mattino e lavorava tutto il giorno. Poi, la sera, andavo con la mia Harley a Paranam e incontravo Muriel, quindi tenevamo altri studi biblici. Verso mezzanotte Muriel montava sul sellino posteriore dell’Harley, e tornavano rombando a casa”.

Il matrimonio o l’automobile?

Venivano così bene accolti in quei paesi, che in seguito Rudie pensò di comprare un’automobile per poter portare con sé altri proclamatori. “Avevo qualche risparmio”, dice Rudie, “ma quel denaro mi serviva per pagare le spese del mio imminente matrimonio. Ne parlai con Mary, la mia fidanzata, che stava anch’essa studiando la Bibbia, e lei fu d’accordo di rimandare il matrimonio. Così acquistai una Hillman di fabbricazione inglese, e da allora in poi eravamo in cinque a predicare nei territori rurali”. Quali furono i risultati? Nel 1954 c’erano gruppi di studio a Paranam, Onverdacht e in tre altre località fuori città.

A proposito, il matrimonio ebbe luogo. E oggi il fratello e la sorella Pater sono proclamatori molto benvoluti a Paramaribo.

Cambiamento di sorveglianza

Entro la fine del 1954 avevano avuto luogo diversi cambiamenti. Shedrick e Wilma Poyner, due missionari produttivi, avevano lasciato il paese. Max e Althea Garey si erano trasferiti a Curaçao, dove lavorarono altri dieci anni come missionari prima di tornare negli Stati Uniti. I primi pionieri speciali locali, Hendrik Kerk e Melie Dikmoet, figlia del calzolaio Julian Dikmoet, erano stati mandati in nuovi territori. Inoltre Connie, la moglie di Burt Simmonite, aspettava un bambino, il che rese necessario l’invio di un altro missionario che potesse a suo tempo sollevare il fratello Simmonite dall’incarico di sorvegliante della filiale.

Così a novembre del 1954 Burt passò la sorveglianza del paese a Dirk Stegenga, un timido missionario olandese di soli 22 anni. Inutile dirlo, ci volle un po’ al fratello Stegenga per orientarsi.

Ingresso nella vita missionaria

“Due giorni dopo il mio arrivo”, rammenta Dirk, che ora ha 57 anni, “Burt e Connie partirono per l’opera nella circoscrizione, e Muriel era all’estero. Così eccomi lì, agitato e solo in quella grande casa”.

Poi, mentre Dirk si stava appisolando, un rumore penetrante — iiih, iiih — lacerò l’aria nella sua camera da letto. Era il fischio di una vaporiera che abbordava la curva vicino a casa. Quando il treno riprese velocità, tutto il rumore che veniva dalla strada fu sommerso dal ciuf, ciuf, ciuf della locomotiva. Un fumo grasso e scintille infuocate riempirono la strada, la casa e la sua stanza. “Quindi”, continua Dirk, “guardai a bocca aperta le faville danzanti andare a posarsi sulle mie camicie di nylon 100 per cento che mi ero portate da New York, e poi consumarsi, lasciando una miriade di buchetti su tutte le mie camicie. Mi sentii avvilito”.

I giorni che seguirono portarono con sé altro caldo, rumore, fumo, scintille e buchi nelle sue camicie. “Poi, a peggiorare le cose”, aggiunge Dirk, “vidi dei toponi scorrazzare per la cucina. A questo punto non ce la facevo più”. Meno male che Helen Voigt si impietosì del missionario solitario e lo fece sentire bene accolto provvedendogli dei pasti. “Helen”, dice grato Dirk, “fu come una madre”.

Comunque, quando gli altri missionari tornarono, Dirk si tranquillizzò presto e, guidato da Burt, si mise seriamente al lavoro.

Alcuni mesi dopo, Dirk e Burt rivolsero la loro attenzione a un territorio impegnativo fino ad allora intatto: la foresta pluviale. ‘Riusciremo a trovarvi un punto d’appoggio?’, si chiedevano. Per scoprirlo, nel settembre 1955 fecero i bagagli, salirono sul treno a vapore e si recarono nel fitto della foresta. Stava per aprirsi un entusiasmante capitolo nella predicazione del Regno.

Corrispondenti di Svegliatevi! in un territorio ostile

Fino a quel tempo nessun abitante della foresta pluviale, in cui vivono amerindi e bush-negroes, aveva accettato la verità. Alcuni bush-negroes, però, avevano udito il messaggio del Regno per la prima volta nel 1947, allorché vennero pronunciati dei discorsi in una caserma nella quale i bush-negroes alloggiavano quando sostavano nella capitale.

Inoltre, nel 1950, due fratelli avevano visitato Gansé, un villaggio di 1.300 bush-negroes sul fiume Suriname. Ma il locale pastore della Chiesa dei Fratelli Moravi strombazzò: “Due falsi profeti stanno vendendo libri!” Quindi i Testimoni ebbero appena il tempo di lasciare quattro libri a un uomo anziano in una capanna, che centinaia di fedeli aizzati ricacciarono i Testimoni verso il fiume. I fratelli si precipitarono nella loro canoa e si allontanarono, evitando a stento il linciaggio.

Ora, cinque anni dopo, sia Burt che Dirk ripensavano a quell’avvenimento mentre il treno entrava sbuffando a Kabel. Questa era l’ultima stazione, a due ore di barca dalla loro destinazione finale, Gansé. Come sarebbero stati trattati questa volta? Per evitare reazioni ostili, la filiale aveva scritto al capo del villaggio chiedendo il permesso di inviare a Gansé due corrispondenti di Svegliatevi! per raccogliere informazioni per un articolo sui bush-negroes. Il capotribù aveva risposto che i corrispondenti erano bene accetti.

Quel giorno, quando Burt e Dirk arrivarono in canoa a Gansé, il capotribù e i suoi assistenti erano lì ad attenderli. “Fummo ricevuti come dei regnanti”, racconta Dirk. “Ci mostrarono l’alloggio, una delle migliori case del villaggio, poi ci accompagnarono al fiume e ci voltarono educatamente le spalle finché non avemmo finito di farci il bagno. Quindi facemmo conoscenza con loro mentre Burt, che parlava sranan, sosteneva la conversazione”.

Il giorno dopo, mentre visitavano il villaggio, i fratelli diedero con cautela testimonianza ad alcuni abitanti. Qualche giorno dopo, la domenica mattina presto, partirono per Kabel. Lì andarono a stare nella pensione, in attesa di prendere il treno l’indomani. *

Una corsa in canoa per raggiungere i missionari

I missionari erano partiti da Gansé da qualche ora, quando arrivò lì un bush-negro di 18 anni, Frederik Wachter. Degli amici gli avevano detto che due uomini bianchi di alta statura, che essi pensavano fossero testimoni di Geova, erano stati lì. Che delusione per Frederik! Da un anno andava in cerca dei Testimoni, ed ora che erano venuti se li era fatti sfuggire! Ma quando seppe che i missionari sarebbero partiti col treno il giorno dopo, Frederik disse: “Devo raggiungerli prima che il treno parta”. Ce l’avrebbe fatta?

Il lunedì mattina presto i missionari notarono un timido bush-negro piccolo di statura che li aspettava fuori. “Siete stati nel mio villaggio a predicare?”, chiese Frederik. “Sì”, risposero sorpresi i missionari. “Perché ce lo chiedi?”

“Ho perso la vostra visita, ma son venuto per saperne di più sui vostri insegnamenti”. I missionari si sedettero insieme a Frederik e risposero alle sue domande circa il sabato, il battesimo, il Regno e altro, ma erano curiosi di sapere come questo ragazzo intelligente aveva sentito parlare inizialmente di Geova. Questa era la storia di Frederik:

Nel 1950, poco prima di essere scacciati da Gansé, i due fratelli avevano lasciato quattro libri allo zio di Frederik. Quattro anni dopo Frederik trovò quei libri, li lesse e apprese qual è la vera condizione dei morti. Da allora in poi si rifiutò di partecipare alle cerimonie superstiziose della sua tribù. Lasciò anche la Chiesa dei Fratelli Moravi e nutrì il desiderio di incontrare un giorno i testimoni di Geova.

Quel lunedì mattina il suo desiderio era stato esaudito. Ma ora stava arrivando il treno. I missionari partirono dopo avergli dato il libro “Sia Dio riconosciuto verace” e averlo invitato a visitare la filiale quando fosse venuto nella capitale. Frederik promise di farlo.

Il primo fratello bush-negro!

Il mese dopo, in ottobre, un giovane scalzo bussò alla porta della casa missionaria. Dirk Stegenga rammenta: “Frederik aveva letto ‘Sia Dio riconosciuto verace’, ricordava tutti i particolari e aveva compreso la verità. Ogni giorno, per due settimane, venne alla casa missionaria a studiare. Tuttavia non veniva alle adunanze. Questo ci rendeva perplessi”.

“Un giorno, dopo che lo ebbi nuovamente invitato”, continua Dirk, “Frederik abbassò gli occhi e borbottò: ‘Sono senza scarpe’. Si vergognava a venire. Ebbene, noi non volevamo fare di lui un ‘cristiano del riso’ dandogli le scarpe. Allora dissi: ‘Proietteremo un film, quindi saremo al buio. Nessuno vedrà che sei senza scarpe’. Come fummo felici quella sera di notare Frederik fra l’uditorio!” E come fu contento lui di apprendere dal film “La Società del Nuovo Mondo all’opera” che migliaia di africani servivano gioiosamente Geova, e senza scarpe!

Due settimane dopo Frederik tornò a casa con un altro desiderio: assistere in dicembre di quell’anno all’assemblea “Regno trionfante”. Lavorò un giorno dopo l’altro per mettere da parte il denaro per il viaggio all’assemblea. Ce la fece. L’11 dicembre fu battezzato. Oh, che gioia quel giorno accogliere il nostro primo fratello bush-negro! Oggi il fratello Wachter mette a buon frutto la sua ottima capacità di ricordare versetti biblici in quanto compie l’opera di pioniere speciale. “L’esperienza di Frederik”, riassume Dirk, “è servita a ricordarmi che siamo umili strumenti nelle mani di Geova. Dopo tutto non siamo stati noi a trovare Frederik, ma lui a trovare noi”.

Un film della Società influisce su una decisione del governo

In precedenza quell’anno lo stesso film che aveva aiutato il fratello Wachter era stato impiegato in un altro modo. Come? Ebbene, quando venne informata che due nuovi missionari erano stati assegnati al Suriname, la filiale fece richiesta dei visti d’entrata, ma questi furono negati dal questore, un protestante fervente. Non appena il questore andò in vacanza, però, fu immediatamente disposto un colloquio con il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza, un musulmano. Si sarebbe riusciti a persuaderlo? Dirk riferisce:

“Dopo avermi ascoltato, il ministro tirò fuori una cartella contenente riviste Torre di Guardia sottolineate. Poi lesse da una di quelle riviste che i testimoni di Geova non sostengono i piani quinquennali di questo mondo. ‘Il Suriname ha un piano quinquennale’, disse, ‘quindi non vogliamo una religione che sia contraria al nostro piano’”.

Il sorvegliante della filiale chiarì il nostro concetto di ubbidienza ai governi, e il ministro sembrò soddisfatto. Il vero ostacolo all’ottenimento dei visti, però, era il clero della cristianità. “Poiché il ministro era musulmano”, continua Dirk, “gli dissi che la cristianità non ci può soffrire perché non crediamo nella Trinità. Come i musulmani, noi crediamo in un solo vero Dio. Il ministro trovò questo interessante, divenne più comprensivo e promise di aiutarci”.

Le settimane passarono, ma senza risposta. Poi il dott. Louis Voigt, che in seguito divenne Testimone, fece questa proposta: “Siccome il ministro e il vicequestore sono miei pazienti, inviterò a casa mia loro e le rispettive mogli. E venite anche voi missionari, per proiettare il film della Società. Può darsi che questo abbatta il pregiudizio”.

I funzionari del governo videro infatti il film della Società e furono colpiti. “Due settimane dopo”, riferisce Dirk, “ottenemmo i visti”. I missionari Willem (Wim) e Grietje (Gré) van Seijl stavano per arrivare.

Un’accoglienza fredda

Il 7 dicembre 1955 il questore, che nel frattempo era tornato dalle vacanze ed era molto adirato, non vedeva l’ora che la vecchia nave da carico Cottica attraccasse. Poi, non appena i passeggeri Wim e Gré van Seijl sbarcarono, il questore li invitò a presentarsi davanti a lui. “Il questore ci guardava come se fossimo dei criminali”, ricorda Wim. “Dichiarò: ‘Potete lavorare solo a Paramaribo. Se fate un passo fuori della città per evangelizzare, sarete espulsi!’ Poi ci porse un documento che specificava queste restrizioni, e fummo lasciati andare. Fu proprio un cordiale benvenuto”, dice con sarcasmo il fratello van Seijl.

Comunque, i due missionari integrarono ottimamente la congregazione. Infatti, prima di venire nel Suriname, si erano già fatti un’ottima reputazione nel servizio. Entrambi avevano conosciuto la verità durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi, si erano battezzati nel 1945, e poi avevano acquistato esperienza svolgendo l’opera nella circoscrizione.

Grazie al loro aiuto extra ci fu l’incremento. Nel febbraio 1956 la filiale scrisse: “Ci siamo divisi formando due congregazioni”. In aprile: “Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo avuto un aumento del 47 per cento”. E a giugno: “Siamo arrivati a 200 proclamatori!” La filiale concludeva: “Le prospettive sono ottime!”

Intanto, l’anno dopo, il fratello Simmonite e la sua famiglia — cresciuta con l’arrivo della piccola Candy — si trasferirono in una piantagione di cocco a Coronie, per lavorare come pionieri speciali. Ma poi, nel 1957, le cattive condizioni di salute di Burt li costrinsero a tornare in Canada. Durante i suoi otto anni di soggiorno nel Suriname egli si era speso anima e corpo. Con la benedizione di Geova, Burt aveva condotto con successo la congregazione dall’instabilità dell’infanzia, per così dire, all’affidabilità di un giovane responsabile. Non fu certo una cosa da poco! Attualmente la famiglia Simmonite è di aiuto nella cura degli interessi del Regno in Guatemala.

Atto di fede di una sorella bisognosa

Nel 1955, dopo un’adunanza nella vecchia Sala del Regno situata sopra il negozio di scarpe, Stella Daulat si avviò pensierosa verso casa. Quando entrò nella sua casetta circondata da alberi di mango e di cainito, aveva già deciso. ‘Offrirò il mio terreno alla congregazione perché abbia un posto su cui costruire una sala migliore’. Ne parlò con sua madre, anch’essa Testimone, e la decisione di entrambe fu: ‘Lo doneremo’. Poiché Stella non aveva altro luogo in cui andare, chiese soltanto se si poteva spostare la sua casa in fondo al terreno. “Non c’è problema”, dissero i fratelli. “La sposteremo”.

Ma quella proprietà — lasciatale in eredità dalla sua bisnonna, la quale a sua volta l’aveva ricevuta nel 1863 quando era stata emancipata dalla schiavitù — provvedeva più che semplice alloggio alla sorella Daulat. Poiché essa vendeva i frutti che raccoglieva dai suoi alberi, quel terreno costituiva per lei anche una piccola fonte di reddito. Perciò rinunciarvi significava rinunciare al suo sostentamento. “La decisione di Stella”, dice con ammirazione un fratello, “fu un atto di fede”.

I fratelli accettarono il dono con gratitudine, ma mancava loro il denaro per costruire. Ad ogni modo, alcuni mesi dopo furono costretti a decidersi. Come mai? Nel dicembre 1955, mentre oltre 100 persone erano sedute nella vecchia Sala del Regno, l’edificio cominciò a tremare. Non poteva più reggere il peso di così tanta gente. “Ci preoccupammo”, ricorda Wim van Seijl. “Sembrò che il pavimento stesse per cedere, e che saremmo tutti finiti fra le scarpe giù di sotto!” Alla fine dell’adunanza fu annunciato che quelli seduti in prima fila potevano alzarsi e scendere le scale, mentre tutti gli altri dovevano rimanere seduti. Quindi uscirono i fratelli seduti in seconda fila, e così via, finché tutta la sala fu svuotata. “Quel giorno”, aggiunge Wim, “eliminammo ogni incertezza e dicemmo: ‘Denaro o non denaro, costruiamo un’altra sala’”.

Una nuova sala annuncia una nuova era

Willem Telgt, battezzato nel 1919, soprintese ai lavori. “Non preoccuparti di tirare fuori i mobili”, disse a Stella. “Sposteremo la tua casa così com’è”. I passanti si fermarono a guardare mentre i fratelli sollevavano la fragile casa, la sistemavano su tronchi d’albero e la trasportavano in fondo al terreno. “Posso avere la finestra sul lato della strada?”, chiese Stella, “così avrò una vista migliore”. Non era un problema. La casa fu girata di 45 gradi. Poi Stella entrò in casa, sistemò i quadri alla parete, mise la sedia di fronte alla finestra, ed era pronta per guardare la squadra di muratori al lavoro. Cosa vedeva?

Prima i fratelli sradicarono gli alberi. Poi posero le fondamenta e costruirono solidi e spessi muri di cemento. A questo punto finirono i soldi. Comunque la Società li assisté con un prestito, e la costruzione proseguì. Sei mesi dopo e con una spesa di 13.000 fiorini (intorno ai 10 milioni di lire), la sala, che aveva una capienza di 200 posti a sedere, era stata completata. La dedicazione fu fissata per il 13 gennaio 1957.

Durante la costruzione diversi proclamatori avevano fatto questa osservazione: “Questa sala ci basterà fino ad Armaghedon”. Ma dopo la dedicazione non ne erano più tanto sicuri, essendo venute ad assistervi ben 899 persone! I presenti — nella sala, sui davanzali delle finestre e fuori — seguirono un programma di discorsi e diapositive frammezzato dalle ottime esibizioni di un coro di Testimoni. Tornando a casa felici quella sera, i fratelli avevano la sensazione che a Paramaribo stesse iniziando una nuova era di espansione.

Un vicino di casa incantatore di serpenti

Col tempo sorse la necessità di trasferire la casa missionaria in una zona migliore. Ormai la casa ospitava non solo ratti, ma anche serpenti. Come mai? Uno stregone che praticava il demonismo servendosi dei tapijtslangen (boa constrictor) abitava con i suoi serpenti nel cortile dietro la casa missionaria. A volte i boa lunghi 2 metri sgusciavano fuori dal loro cestino e strisciavano fin dentro il ripostiglio delle biciclette. “Quando Gré e Muriel andavano a prendere le loro biciclette”, narra Wim van Seijl, “si trovavano faccia a faccia con i boa che pendevano dal soffitto”. Gré aggiunge: “Quei serpenti strisciavano addirittura su per le scale fino in cucina”.

Non c’è da meravigliarsi se i missionari non ebbero nessun rimpianto quando la filiale e la casa missionaria vennero trasferite in via Weide a Paramaribo.

Un arrivederci e un buon viaggio

Nel 1958, con la partenza di Muriel Simmonite, la famiglia missionaria si era ridotta a quattro membri. Questa sorella devota e laboriosa aveva aiutato molti ad accettare la verità. Dopo aver sposato il missionario Walter Klinck, che allora era sorvegliante di filiale in Liberia, ha sopportato molti maltrattamenti in quel paese per amore della verità. Per motivi di salute, lei e suo marito sono stati costretti a tornare negli Stati Uniti, dove attualmente Muriel accompagna il marito nell’opera della circoscrizione.

Sempre nel 1958 fu augurato buon viaggio al 25enne Max Rijts, il primo pioniere locale che avrebbe frequentato la Scuola missionaria di Galaad. Max, un fratello premuroso che aveva appreso la verità da Burt mentre lavorava come insegnante a Coronie, frequentò la 32a classe di Galaad e tornò nel Suriname. Quanto lavoro c’era ad attenderlo!

Abitanti della foresta pluviale chiedono aiuto

Appena tornato da Galaad, Max ricevette un compito impegnativo: trovare interessati fra gli abitanti lungo i fiumi all’interno della foresta pluviale. Alcune settimane dopo il primo viaggio di Max, la filiale ricevette una lettera proveniente da un villaggio di bush-negroes. ‘Grazie per avermi reso felice mandando il fratello Rijts a rivelarmi il vangelo’, scriveva un uomo di una tribù. ‘Cerco di predicare la buona notizia di casa in casa. Desidero imparare di più intorno ad essa, e come me molti altri’. Il messaggio era chiarissimo: “Siamo volenterosi, ma abbiamo bisogno di aiuto!”

La circoscrizione venne in aiuto acquistando una piccola imbarcazione con un motore fuoribordo da dieci cavalli. I tre uomini dell’equipaggio risalirono il fiume Suriname. Quei fratelli avevano una duplice missione: predicare in tutti i villaggi e stabilire il luogo in cui mandare pionieri speciali.

Inoltratisi nell’interno per un centinaio di chilometri, i fratelli furono sorpresi di scoprire un villaggio che non era indicato sulla carta. Vennero a sapere che 800 bush-negroes, provenienti da ogni angolo della foresta, si erano stabiliti lì temporaneamente per lavorare alla costruzione di una diga e di un impianto idroelettrico. I fratelli si resero conto di aver fatto una scoperta di vasta portata. Questo villaggio, Suralcokondre, offriva la sbalorditiva opportunità di predicare a componenti di molte tribù diverse: saramacca, awka, matuari, aluku, paramacca e kwinti — tutti in un posto solo! Senz’altro questo era il luogo in cui mandare i pionieri speciali.

Due mesi dopo l’imbarcazione tornò. Il carico di letteratura, i sacchi di riso, gli utensili da cucina e le amache dimostravano che l’equipaggio, Max Rijts e Frederik Wachter, era intenzionato a rimanere. E non essendoci nessun capo del villaggio o ecclesiastico a opporsi, 20 bush-negroes di tribù diverse stavano ben presto studiando la Bibbia con i Gado Wortu sma (gli uomini della Parola di Dio), come gli abitanti del villaggio chiamavano i fratelli. Poi vennero organizzate le adunanze, e l’anno seguente Suralcokondre divenne la prima congregazione nella foresta pluviale.

Quando alla fine del 1963 la diga fu terminata, i bush-negroes di Suralcokondre tornarono ai loro luoghi d’origine. Ma 21 d’essi portavano con sé qualcosa di prezioso: l’accurata conoscenza di Geova Dio. Così la verità penetrò in diversi villaggi sparsi nella foresta pluviale. “La scoperta di Suralcokondre”, conclude il fratello Rijts, “fu dovuta alla guida di Geova”.

“È Geova che li conduce dentro”

La guida di Geova fu altrettanto evidente in ciò che accadde lungo un altro fiume, il Saramacca. Una mattina, verso la fine del 1960, un bush-negro timorato di Dio di nome Seedo si stava recando in chiesa con la sua barca. Anni prima aveva abbandonato l’animismo, si era battezzato come fratello moravo e si era trasferito più vicino a questa chiesa per cercare di servire meglio Dio.

Mentre quella mattina si avvicinava alla chiesa, udì un gran baccano. Poi, di fronte alla chiesa, vide dei banchi pieni di mercanzie. Era capitato nel bel mezzo di una vendita di beneficenza organizzata dalla chiesa. Ricordando il racconto biblico di Gesù che cacciò i mercanti dal tempio, si chiese: ‘Come si spiega allora che qui tengono mercato?’ Nauseato, fece dietro front con la barca; giunto a casa disse alla moglie: “Non tornerò mai più in chiesa!”

Tuttavia il suo desiderio di servire Dio non diminuì. Così, quando un conoscente gli parlò dei Testimoni, immediatamente il suo interesse fu destato. ‘Forse questi sono i veri cristiani’, pensò, e decise di accertarsene. Nel gennaio 1961 Seedo e un suo amico, Baya Misdyan, si recarono nella capitale ed entrarono nello stadio, dov’era in corso l’assemblea. Molti si girarono a guardare.

“‘Bush-negroes!’, esclamammo d’impulso quando li vedemmo”, rammenta Natalie Hoyt Stegenga, ex missionaria in Uruguay e ora moglie di Dirk. “Era qualcosa di sensazionale”. A quel tempo l’unico fratello bush-negro era Frederik Wachter, ed ora, inaspettatamente, ne erano arrivati altri due. La sorella Stegenga aggiunge: “Noi missionari ci dicemmo l’un l’altro: ‘È Geova che li conduce dentro. Eccoli che vengono!’” E in effetti, Seedo e Baya furono condotti dentro. Non appena appresero i requisiti richiesti da Geova, legalizzarono entrambi il loro matrimonio, si battezzarono e divennero zelanti predicatori nel territorio lungo il fiume Saramacca.

Nel frattempo anche altri pionieri avevano trovato dell’interesse, ed esattamente lungo il fiume più orientale del paese, il Maroni. Così, al principio degli anni ’60, c’era un punto d’appoggio su tre fiumi. Erano state poste le basi per avanzare con decisione nella foresta pluviale.

La prima pubblicazione in sranan

Molti bush-negroes che accettarono la verità durante quegli anni ricordano Philie Slagtand. Ex attivista politica, Philie era diventata Testimone e, nonostante soffrisse di filariosi, che le faceva gonfiare dolorosamente una gamba, con pazienza tradusse in sranan l’opuscolo “Questa buona notizia del regno”, la prima pubblicazione della Società nella lingua locale. In seguito la sorella Slagtand tradusse in sranan altre pubblicazioni. Infine, a causa della sua malattia, le fu amputata la gamba e dovette tornare in Olanda. “Tuttavia, ogni volta che parto per l’Olanda”, dice un anziano, “fratelli bush-negroes mi affidano le loro lettere da farle recapitare. Non hanno dimenticato le amorevoli fatiche della loro prima traduttrice”.

Raggiunte migliaia di persone nelle zone rurali

All’inizio degli anni ’60 aumentarono i mezzi per predicare il Regno. All’assemblea del 1961 Milton G. Henschel presentò al pubblico il libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato in olandese. Otto mesi dopo, tutte le 3.800 copie erano state distribuite.

Durante la settimana di quella stessa assemblea la radio nazionale Apinti intervistò il fratello Henschel. Dopo l’intervista il fratello Henschel chiese il permesso di mandare in onda regolari trasmissioni. Il proprietario della stazione radio fu d’accordo, e da allora sono ormai quasi tre decenni che va in onda, diffondendo la verità biblica, il programma settimanale di 15 minuti intitolato “Cose che fanno riflettere”.

Oltre a servirsi della radio per trasmettere la buona notizia, i fratelli fecero largo uso dei film della Società, anche se proiettarli era una bella impresa. “In qualche modo caricavo sulla mia motocicletta il proiettore, le scatole contenenti le bobine e un generatore, assicurandoli con una cinghia”, racconta un pioniere, “quindi montavo sulla moto e partivo per le zone rurali. I film attiravano la gente dei villaggi a centinaia e le zanzare a migliaia”. Entro il 1961, 30.000 persone avevano udito il messaggio del Regno grazie a questi film. In queste zone rurali si era, per così dire, scalfito il terreno e seminato del seme. Ora era tempo di mandare altri operai a innaffiare il seme della verità. Ma chi mandare?

Giovani volenterosi aprono la via

Prevedendo che ci sarebbe stato bisogno di pionieri disposti a lavorare nelle zone rurali, Dirk Stegenga e Wim van Seijl radunarono una dozzina di giovani. Jusuf Sleman, allora 20enne, ricorda: “Una volta la settimana Dirk e Wim trattavano dottrine bibliche, obiezioni che ci avrebbero fatto nel ministero di campo e problemi che avremmo incontrato. Dopo quell’addestramento sapevamo che cosa ci si aspettava da noi. Dovevamo partire e aprire la via”. E così fecero, viaggiando a piedi, in autobus, in bicicletta e in canoa per raggiungere i nuovi posti ai quali erano stati assegnati.

Paul Naarendorp, un fratello capace che allora era poco più che 20enne, ricorda come viaggiava con la sua motocicletta. “Tenevo una brandina stretta fra le gambe e dietro portavo la valigia, la borsa della letteratura e altri effetti personali. Ma quando nel 1963 mi sposai, il mio bagaglio raddoppiò: ora consisteva di due brandine, una valigia più grande, due borse per la testimonianza e, naturalmente, mia moglie!” Eppure aggiunge: “Bei tempi!”

Hille de Vries, che allora aveva 23 anni, insieme a Loes, la sua sorella 19enne, fu mandata in un villaggio del Suriname nordoccidentale. “Dal nostro sussidio mensile di 45 fiorini (circa 30.000 lire) ne sottraevamo 15 per l’affitto”, ricorda Hille. “In casa non avevamo né acqua corrente né elettricità! Per fare il bagno usavamo l’acqua di uno stagno e per bere l’acqua piovana”.

Loes ricorda: “Non avevamo denaro per acquistare abbastanza cherosene, perciò accendevamo la lampada solo durante le adunanze. Le altre sere stavamo al buio. Tuttavia, barattando le pubblicazioni con del cibo, riuscivamo sempre a sbarcare il lunario. Nonostante le difficoltà eravamo felici”.

“Ci sono serpenti qui?”

Per questi giovani pionieri un’esperienza stimolante era quella di visitare proclamatori isolati. Seguiamo Paul Naarendorp mentre viaggia con Richenel Linger, un pescatore povero allora sui 60 anni, che abitava in una capanna vicino alla costa atlantica.

Ogni settimana, generalmente da solo, il fratello Linger faceva un viaggio per andare a predicare. Questa volta Paul lo accompagnò. Partirono alle tre di notte, vogarono per tre ore contro corrente fino a un villaggio amerindio, e predicarono l’intera giornata. Furono di ritorno a casa alle sette di sera. Due ore dopo presero il primo pasto caldo della giornata, e com’era buono!

Ma Paul, il ragazzo di città, era preoccupato. “Ci sono serpenti qui?”, chiese. “Be’, qualcuno”, rispose con calma il fratello Linger, “per lo più sakasnekis (cascavel, serpenti a sonagli tropicali)”. Allibito, Paul disse: “Il morso di quel serpente è mortale”. “L’altra settimana ce n’era uno”, continuò il fratello Linger indicando il soffitto di paglia sopra la testa di Paul. “Stavo mangiando quando l’ho visto. Mi son detto: ‘Rimani lì, che ti darò io una lezione’. Dopo aver finito di mangiare e aver lavato i piatti, l’ho ucciso con un coltellaccio. Era lungo così”, aggiunse, spalancando le braccia. Paul rimase di nuovo senza fiato.

Il fratello Linger però non intendeva spaventare il suo ospite. Per lui quella era una realtà della vita di tutti i giorni. “Quella sera”, ricorda Paul, “mi rannicchiai nel letto, tirai la coperta sulla testa e pregai a lungo Geova prima di riuscire ad addormentarmi”.

Sì, quelle esperienze maturarono molti giovani pionieri degli anni ’60, che oggi sono colonne nelle congregazioni.

Uno studente desideroso di imparare cambia casa

Un altro pioniere di quel tempo, il 19enne Cecyl Pinas, lavorò senza posa a Wageningen, località circa 190 chilometri a ovest della capitale. Lì incontrò Adolf “Jef” Gefferie, un meccanico 21enne che accettò di cuore la verità.

Gli studi biblici con Jef duravano tre o quattro ore. Una volta, dopo lo studio, Cecyl e il suo compagno dissero: “Jef, siamo stanchi. Ce ne andiamo a casa”. Jef disse: “Vi accompagno fino a metà strada”. I pionieri si fermarono a metà strada, ma Jef continuava a fare domande bibliche. I pionieri proseguirono con Jef alle costole. Arrivati a casa, i pionieri dissero: “Buona notte, Jef”. Ma Jef faceva altre domande. “Senti, Jef”, disse Cecyl, “fa pure le tue domande, ma io vado a letto. Se non ti rispondo, vuol dire che mi sono addormentato”. ‘Questa è una buona idea’, pensò Jef. Si stese sul pavimento e la conversazione continuò finché Cecyl tacque.

Il giorno dopo Jef portò i suoi averi in casa dei pionieri. “Prima che ce ne rendessimo conto”, dice Cecyl ridendo, “si era trasferito in casa nostra. Studiavamo ogni volta che avevamo un momento libero. Nel giro di tre mesi Jef si battezzò, e due anni dopo divenne pioniere speciale”.

Una nuova Sala del Regno da un escavatore

Indicando un escavatore abbandonato, pieno di entusiasmo Jef, uno dei tre meccanici di Wageningen, fece questa proposta: “Lo compriamo, lo ripariamo, lo vendiamo e il denaro lo usiamo per costruire una Sala del Regno”. Il padrone disse: “Quel coso lì non si può riparare. È un ammasso di ruggine. Prendetevelo pure”.

Eliminate le erbacce alte quanto un uomo, scoprirono che il rottame constava di più parti. Allora i fratelli comprarono i pezzi mancanti e un po’ alla volta ripararono l’escavatore. Dopo due anni arrivò il giorno di provare il motore. “Stavamo col fiato sospeso”, racconta Jef. “Un fratello avviò il motore, e funzionava! Evviva! Poi l’escavatore si mosse. Altri evviva. Che momento meraviglioso fu quello!”

L’escavatore fu venduto per 15.000 fiorini (sugli 11 milioni di lire). Quel denaro, con l’aggiunta di un prestito, venne impiegato per costruire una Sala del Regno e una casa per i pionieri. Così nacque nelle zone rurali un’altra base operativa per promuovere la vera adorazione.

Nel corso degli anni diversi pionieri e missionari hanno edificato su questo fondamento. Attualmente i diplomati di Galaad Riaan e Martha du Raan della Namibia svolgono l’opera a Wageningen, dove sono benvoluti.

Nel 1963 l’anziano fratello Telgt aveva nuovamente per le mani un progetto edilizio: la costruzione di una filiale e casa missionaria nella capitale. Per far conoscere ai fratelli il nuovo posto, si tenne un’assemblea sul terreno nudo. Centinaia di piedi lo calpestarono e lo livellarono, preparandolo per la costruzione. Poi arrivarono un centinaio di volontari, molti dei quali artigiani in pensione, che terminarono l’edificio in un anno e mezzo. È un edificio a un piano, con spazio per gli uffici, una Sala del Regno e camere per i missionari. Dall’agosto 1964 qui, in Wicherstraat, ha sede la filiale.

Il libro Paradiso prepara il terreno

Terminato di costruire la filiale, i fratelli si concentrarono sulla predicazione lungo tre fiumi, il Saramacca, il Suriname e il Tapanahoni. Nel, fratello di Cecyl Pinas, e Baya Misdyan fecero un viaggio per raggiungere i bush-negroes awka lungo il distante fiume Tapanahoni, una zona fino ad allora inesplorata dai Testimoni. Eppure lì il messaggio del Regno era già arrivato. Il libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato aveva preparato il terreno. Cos’era accaduto?

Nel 1959 Nel Pinas aveva spiegato le figure del libro a Edwina Apason, una donna aucaner analfabeta che egli aveva incontrato ad Albina, un villaggio del Suriname nordorientale. A Edwina piacque ciò che imparò, ma sette mesi dopo tornò al Tapanahoni, e perse ogni contatto.

Otto anni dopo comunque, una settimana prima di partire per il Tapanahoni, Nel incontrò Edwina nella capitale. Essa gli disse che aveva predicato tutto quel tempo nella sua tribù servendosi delle figure del libro Paradiso. Sentendo che Nel stava per partire per il Tapanahoni, lo supplicò di cercare due persone che avevano manifestato interesse: un giovane di nome Yabu e una ragazza di nome Tyoni.

Un’accoglienza calorosa

Due giorni dopo aver raggiunto il Tapanahoni, i fratelli trovarono Yawsa, il villaggio di Yabu, il quale però non era a casa. Ma la sera seguente Yabu andò dai fratelli. Disse loro che si era liberato del demonismo e che voleva servire Dio. Prese cinque giorni di licenza dal lavoro e studiò con i fratelli per otto ore al giorno. Alla fine di quei cinque giorni era desideroso di servire il vero Dio, Geova.

Ora i fratelli si misero in cerca di Tyoni, una ragazza di 20 anni che già predicava a Granbori, il suo villaggio bush-negro, mostrando le figure del libro Paradiso. Suo fratello però, uno stregone, le aveva tolto il libro. Tyoni pianse e pregò: “Geova, ti prego, fammi avere un altro libro Paradiso”. Non è strano che i due fratelli si sentissero spinti a cercarla!

Un giorno Tyoni venne a sapere che dei Testimoni erano arrivati in un villaggio vicino. In canoa si affrettò a recarsi in quel villaggio, ma i fratelli erano già partiti. Che delusione! Tempo dopo, comunque, i fratelli tornarono e studiarono con lei tre giorni. Lei spiegò che quando non aveva nulla da mangiare, i parenti le offrivano selvaggina non dissanguata. Lei la rifiutava sempre. Il padre minacciava di picchiarla se non avesse lasciato la sua fede. Eppure disse: “Anche se minacceranno di uccidermi, non cederò”. E questo da una ragazza analfabeta che aveva imparato la verità solo guardando delle figure! Toccati dalla sua fede, i fratelli le diedero la loro ultima copia del libro Paradiso. Lei si strinse il libro al petto e, traboccante di gioia, ringraziò Geova per aver esaudito la sua preghiera.

Due mesi dopo i fratelli tornarono a Paramaribo, ma in seguito Nel e sua moglie Gerda si trasferirono nella regione del fiume Tapanahoni per lavorare come pionieri speciali e consolidare l’interesse trovato in quella parte della foresta pluviale.

Altro aiuto da Galaad

Non molto tempo dopo, nel 1968, arrivarono i diplomati di Galaad Roger e Gloria Verbrugge del Canada e Rolf e Margret Wiekhorst della Germania, raddoppiando la famiglia missionaria da quattro a otto membri. La personalità espansiva dei nuovi missionari unita al loro sincero interesse per il benessere altrui li resero subito cari ai fratelli locali.

In precedenza era venuto a Paramaribo anche un altro diplomato di Galaad, Albert Suhr. Diplomatosi nel 1953 alla 20a classe di Galaad, Albert aveva lavorato per 13 anni come missionario a Curaçao finché l’epilessia l’aveva costretto ad andarsene a stare con i suoi parenti nel Suriname. Incurante della sua malattia, aveva ripreso il servizio di pioniere finché la salute malferma non lo costrinse a trasferirsi in un pensionato per anziani. Ma Albert non intendeva smettere di predicare il Regno. Andiamo a fargli visita.

La mattina espone nella sala di ricreazione un certo numero di riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! Poi trascrive la scrittura del giorno a grandi caratteri per un vicino 80enne che ci vede poco. Dopo ciò consegna riviste ai pensionanti e agli infermieri. Al termine della giornata Albert si mette a studiare. “La cattiva salute mi impedisce di fare di più”, dice Albert, che ora ha 68 anni, “ma servire Geova è sempre la cosa che mi sta più a cuore”. Con modestia tralascia di menzionare, però, che in un recente mese ha dedicato 126 ore alla predicazione. “Quelli come Albert, lavoratori instancabili e che non danno nell’occhio”, dice un missionario, “ci ricordano cos’è veramente la fede”.

L’“assemblea dell’acqua”

Per alcuni anni il numero dei proclamatori aveva oscillato intorno ai 500. Ma poi il numero salì a oltre 550. Perché questo aumento? Il rapporto della filiale contiene questa osservazione: “L’assemblea internazionale ‘Pace in terra’ ha avuto un profondo effetto sull’opera”.

Quell’assemblea del 1970 è ricordata come l’“assemblea dell’acqua”. Durante la notte del 16 gennaio piovve come non era mai piovuto dal 1902, con il conseguente allagamento di Paramaribo e del suo stadio, il luogo dell’assemblea. “Quella mattina alcuni proclamatori si svegliarono trovando la casa allagata, con l’acqua che arrivava fino al ginocchio”, ricorda Gré van Seijl. “Eppure essi si recarono senza esitazione all’assemblea”. Un organizzatore dell’assemblea dice: “Fummo sorpresi di vedere oltre 1.200 persone entrare nello stadio camminando a fatica nell’acqua fangosa. Non avevamo mai avuto una così grande affluenza”.

Oh, quegli autobus!

Le inondazioni si verificavano solo di tanto in tanto, ma gli autobus in panne erano una cosa solita prima e dopo le assemblee. Una domenica verso la fine degli anni ’60, 48 persone stavano aspettando un autobus con 30 posti a sedere che li avrebbe riportati a Paramaribo, ma l’autobus non arrivava. “Cercammo l’autista”, ricorda Rolf Wiekhorst, “e lo trovammo in mezzo a centinaia di pezzi del motore sparpagliati intorno a lui. ‘Ho problemi con la scatola del cambio’, disse l’autista, ‘ma la riparerò’”.

Quattro ore dopo il viaggio cominciò. Ben presto una puzza di bruciato riempì l’autobus. “Funziona solo la quarta”, spiegò l’autista. Dopo mezzanotte l’autobus percorse la strada in discesa fino a un piccolo traghetto, ma come lo si sarebbe fatto andare in salita con la quarta? “Che spettacolo!”, continua Rolf: “Giovani, vecchi, persino madri con bambini, spingevano l’autobus al ritmo di un cantico del Regno e di un motore rombante. A poco a poco l’autobus guadagnò la salita. Ce la facemmo. Alle tre di notte eravamo a casa”.

Una volta anche la congregazione di Nickerie affittò un autobus per andare a un’assemblea. Alle sette del mattino il gruppo partì, ma verso le dieci l’autobus era in panne su una strada solitaria e polverosa. “Torno subito”, promise l’autista andandosene. “Non lo rivedemmo più”, dice Max Rijts, uno dei passeggeri. Quando il cibo e l’acqua terminarono, due fratelli si misero in marcia lungo un canale in cerca di aiuto. Quindici ore dopo tornarono con una barca, e il viaggio proseguì. A mezzogiorno arrivarono all’assemblea, dopo aver impiegato 30 ore per percorrere 240 chilometri. “Oh, sì”, aggiunge Max ridendo, “l’autobus portava la scritta ‘Benvenuti’!”

Decisi a rimanere

Poiché Natalie Stegenga aspettava un bambino, nel settembre 1970 lei e il marito lasciarono la casa missionaria. Per 16 anni Dirk Stegenga era stato un diligente sorvegliante di filiale. La sorveglianza del paese passò ora al missionario Wim van Seijl.

“Benché fossimo decisi a rimanere”, comunica Dirk, “non era affatto facile”. Natalie aggiunge: “Trovammo un luogo in cui vivere, ma non avevamo il denaro per pagare l’affitto. Non possedevamo nemmeno uno strofinaccio”. Ma poi i fratelli diedero una mano, e Dirk trovò un lavoro che gli permise di provvedere per la moglie e per la figlia, Cheryl. Attualmente gli Stegenga sono ancora nel Suriname, tutti e tre attivi come ministri a tempo pieno.

L’emigrazione fa sorgere una congregazione e una scuola

All’inizio degli anni ’70 migliaia di bush-negroes emigrarono nella capitale in cerca di lavoro. “Alcuni di loro”, ricorda Margret Wiekhorst, “mostravano il loro intenso desiderio di conoscere la verità assistendo alle adunanze in olandese nella nostra congregazione, benché non capissero la lingua”. Allora, per aiutarli, Frederik Wachter trattava con loro in breve il contenuto delle assemblee nelle loro lingue tribali. In seguito furono organizzate altre adunanze, e nel giugno 1971 si formò la prima congregazione di bush-negroes nella capitale.

Due sorelle bush-negroes che da poco avevano imparato a leggere e a scrivere, vennero nominate pioniere speciali in questa nuova congregazione e aiutarono diverse famiglie a schierarsi dalla parte di Geova. A loro volta questi nuovi discepoli desideravano imparare a leggere. Fu così che la congregazione aprì una scuola per analfabeti.

A partire dal 1975 è stato usato l’opuscolo Impariamo a leggere e a scrivere in sranan per tenere diversi corsi bisettimanali. “Gli studenti sono regolari alle lezioni”, informa Elvira Pinas, una degli otto insegnanti, “perché sono ansiosi di leggere la Bibbia da soli. Inoltre sono perseveranti. Una sorella anziana ha frequentato le lezioni per sette anni, ma ora sa leggere”. Attualmente il 20 per cento della popolazione è analfabeta, ma grazie alla nostra scuola fra i Testimoni battezzati questa percentuale è scesa al 5 per cento soltanto.

Un conflitto tra due credi diversi

La scuola per insegnare a leggere presentava un altro vantaggio. Nel 1974 Edwina Apason (l’analfabeta che aveva appreso la verità grazie alle figure del libro Paradiso) scrisse: ‘Con mia grande gioia sono stata assegnata come pioniera speciale alla regione lungo il Tapanahoni. Quando partii di là non sapevo leggere, ma ora sono in grado di farlo. Mi sento meglio preparata per aiutare la mia tribù’.

Ma ci volle coraggio da parte di Edwina per tornare al suo luogo d’origine. Perché? I componenti della sua tribù vivono, mangiano, lavorano e dormono nel terrore degli antenati morti, e pensano che gli amuleti possano proteggerli dagli spiriti malvagi. Inoltre venerano la natura, credendo che fiumi, alberi e pietre siano animati da spiriti viventi. “Qualsiasi cambiamento rispetto a questo modo di vivere”, dice Edwina, “provoca scompiglio”.

La prima volta che gli insegnamenti della Bibbia e le credenze tribali si scontrarono fu in un’occasione in cui Edwina era in attesa della mestruazione. Gli abitanti del villaggio credono infatti che l’amuleto che portano addosso non abbia potere quando sta vicino a una donna mestruata e che uno spirito malvagio possa allora colpire l’intera famiglia con una malattia mortale. Per evitare ciò, tutte le donne durante il loro ciclo mestruale devono andare a stare in una capanna lontano dal villaggio. Essendo questa credenza ispirata dal timore dei demoni, Edwina si rifiutò di seguirla e, come aveva immaginato, ne nacque un putiferio.

Fu minacciata e bastonata, ma non cedette. In seguito alcune donne con cui studiava la Bibbia imitarono la sua coraggiosa presa di posizione, solo per essere ripudiate e scacciate dalla loro capanna. Edwina le prese con sé, e lei insieme a questo intrepido gruppetto di donne sopportarono la vendetta della tribù, ma non smisero di predicare. A un certo punto entrò in scena un soccorritore inatteso. Chi era?

Un uomo maledetto riceve l’approvazione di Dio

In precedenza la sorella Apason aveva predicato a uno stregone sui 70 anni di nome Paitu, ma soprannominato Amaka perché la maledizione di uno stregone rivale gli aveva tolto la salute e lo aveva confinato nella sua amaca. Paitu capì subito il messaggio biblico e un giorno, fra lo spavento degli abitanti del villaggio, si alzò dalla sua amaca, raccolse i suoi idoli, amuleti e filtri magici, e salito sulla sua canoa gettò tutto nel fiume. Dopo ciò la sua salute migliorò, così prese apertamente le difese delle predicatrici.

Prima di tutto Paitu costruì delle capanne per le donne che avevano perso la propria a causa della persecuzione. Poi preparò un pezzetto di terra per coltivarlo affinché le donne potessero avere di che vivere. Quindi esse fecero rapido progresso e furono battezzate. Commossa per l’aiuto ricevuto, una di loro, la sorella Dyari, esclamò: “Come posso ringraziare Geova? L’unico modo è quello di fare la pioniera!” Ed è ciò che ha fatto fino ad oggi. Nel 1975 Paitu si battezzò e quello stesso anno fu formata nel villaggio di Edwina, Godo Olo, una congregazione di 20 proclamatori. Che ricompensa per questi sostenitori della vera adorazione!

Si aggiungono altri gruppi etnici

Quanto si era diffusa, però, la vera adorazione fra la popolazione musulmana e indù del Suriname? Fino agli inizi degli anni ’70 solo qualcuno si era fatto avanti. Ma nel 1974 la filiale fu finalmente in grado di annunciare che alcuni musulmani di origine indonesiana avevano accettato la verità. C’era voluto coraggio da parte loro. Perché?

“Molti appartengono a famiglie rigidamente tradizionali”, spiegano Jan e Joan Buis, diplomati di Galaad di origine indonesiana che hanno insegnato la verità a diversi musulmani. “Spesso, quando abbandonano queste tradizioni, incontrano persecuzione”, aggiunge Jan. “Una volta studiai la Bibbia con un giovane musulmano. I suoi parenti però, per farmi capire che non ero il benvenuto, si mettevano a spazzare adiratamente il pavimento. Noi studiavamo lo stesso in mezzo al polverone”. Siccome questa tattica fallì, i parenti cominciarono a fare accese discussioni. Visto che il giovane ignorava anche queste, fu gettato fuori di casa, espulso dalla famiglia. Si trasferì fuori della capitale e continuò lo studio biblico, quindi lui e sua moglie divennero Testimoni.

“Anni dopo”, narra Jan, “i parenti di questo fratello notarono che di tutti loro lui era l’unico a non avere problemi familiari. E quando invitò sua madre a venire a stare con lui, l’opinione che i parenti avevano dei Testimoni migliorò”. Il coraggio di questo fratello spronò altri musulmani a unirsi a noi.

Che dire degli indù?

Attualmente gli indiani dell’Asia costituiscono il gruppo etnico più numeroso del paese. Nonostante la loro vita si imperni su cerimonie religiose, il messaggio del Regno ha attirato all’organizzazione di Geova un numero crescente di indù amanti della verità. Shama Kalloe, una ragazza nata da genitori indù nei pressi della città di Nickerie, è un caso tipico.

Il padre, un operoso coltivatore di riso che aveva grande cura di tutti i suoi 12 figli, aveva ricordato a Shama fin da piccola di esser fedele all’induismo e di sposare solo un altro indù indiano. “Ogni volta che un giovane della nostra zona infrangeva queste regole”, rivela Shama, “rattristato papà mi ripeteva quali erano i suoi desideri”. Poiché Shama amava suo padre, non voleva causargli dispiaceri.

Nel 1974 Shama, allora 19enne, si trasferì a Paramaribo per frequentare una scuola di tirocinio per insegnanti. Lì, in casa di suo fratello, trovò La Torre di Guardia e Svegliatevi! Gli articoli la affascinarono, ma le fecero anche sorgere delle domande. “Supplicai perciò Dio di mettermi in contatto con coloro che diffondevano queste riviste”, continua Shama, “e l’indomani fui visitata da una coppia di Testimoni”.

I missionari Roger e Gloria Verbrugge cominciarono a studiare con lei due volte la settimana. “Dopo non molto”, racconta Roger, “essa frequentava le adunanze della congregazione e cominciò a partecipare al ministero di campo. Nel settembre 1976 questa ragazza zelante si battezzò”.

Dopo essersi diplomata, Shama trovò lavoro come insegnante a Nickerie e tornò a stare con i genitori. Il padre, pur essendo preoccupato per la nuova fede della figlia, era orgoglioso del suo posto di insegnante. Shama invece desiderava predicare a tempo pieno nel suo territorio indù. Tuttavia non voleva urtare i sentimenti del padre. Così trovò una soluzione.

Per accontentare i genitori, continuò a insegnare a scuola, ma faceva la pioniera dopo le ore di lavoro. Nel giro di alcuni mesi conduceva 18 studi biblici con indù, e grazie al suo entusiasmo ne aiutò molti a giungere al battesimo. “Allo stesso tempo”, aggiunge Gloria, “Shama continuò a trattare i suoi genitori con amore, adeguandosi alle usanze della famiglia ma essendo intransigente quando ce n’era bisogno”. Non passò molto che il suo amore per Geova fu messo alla prova.

‘Sposarsi solo nel Signore’

Ormai Shama aveva circa 25 anni. Poiché lì quasi tutte le ragazze indù si sposano tra i 15 e i 19 anni, e le donne nubili sono rare, i parenti fecero in modo che dei pretendenti si presentassero a casa, ma Shama non volle sposare nessuno di loro. Supplicò Geova di aiutarla a non cedere e a sposarsi “solo nel Signore”. (1 Cor. 7:39) Per accontentare i genitori, però, intendeva sposare un indiano, ma giurò a se stessa: “Se nell’organizzazione di Geova non trovo un simile compagno, rimarrò nubile”.

A 28 anni Shama fu ricompensata per la sua fedeltà. Conobbe Alfons Koendjbiharie, un anziano di congregazione di origine indiana che abitava nei Paesi Bassi. Si innamorarono e decisero di sposarsi. Poiché i suoi genitori non avevano mai visto Alfons, un giorno Shama lesse a sua madre dalla Bibbia i requisiti richiesti da Geova per gli anziani cristiani. La madre ascoltò attentamente e poi disse: “Avrai un buon marito”. In seguito, dopo un toccante discorso di matrimonio in casa dei genitori di Shama, il padre di lei, profondamente commosso, avvicinò un missionario e gli disse: “Il vostro Dio mi ha dato un figlio!”

Dal 1984 Shama compie il servizio di pioniere nei Paesi Bassi, ma il suo esempio è ancora ricordato nel Suriname. Essa ha contribuito a invertire le tendenze e da allora in poi sono affluiti diversi ex indù.

Un’idea nuova

Grazie a questa buona accoglienza al messaggio da parte di diversi settori della popolazione, in agosto del 1974 si raggiunse il massimo di 831 proclamatori. Ma alle assemblee i presenti erano due volte tanto. Dove tenerle così da ospitare questo gruppo in continua crescita? Alcuni fratelli proposero un’idea nuova:

‘Costruiamo una Sala del Regno che serva anche da podio per una Sala delle Assemblee’. Come? ‘Ebbene, alziamo il pavimento della Sala del Regno di circa un metro rispetto al terreno circostante. Poi mettiamo due grandi porte scorrevoli in una delle pareti laterali della sala. Apriamo queste porte durante l’assemblea, e la sala diventa un podio. Poi mettiamo una grande tettoia di fronte a questo podio per proteggere il pubblico dal sole e dalla pioggia, e avremo una Sala delle Assemblee adatta per i tropici’.

Fu acquistato un appezzamento di terreno di 40 metri per 200, e la costruzione ebbe inizio. Un anno dopo, il 28 novembre 1976, questa modesta Sala delle Assemblee fu dedicata; i fratelli ne hanno fatto buon uso nel corso degli anni.

Noè: lungo il fiume tutti ne parlano

L’aumento dei proclamatori lungo il fiume Tapanahoni portò anche alla realizzazione di un progetto: fare un korjaal (piroga, o canoa scavata in un tronco) abbastanza grande da trasportare l’intera congregazione alle assemblee nella capitale. “Fu una sfida”, racconta Cecyl Pinas, che soprintende all’opera nell’interno del paese. “Non era mai stato fatto un korjaal di quelle dimensioni. Ma il fratello Paitu disse: ‘Noi siamo in grado di farlo’”.

Il fratello Paitu, un esperto costruttore di korjaal, scelse un albero enorme, e quattro fratelli lo abbatterono in un giorno. Poi impiegarono due mesi per scavare il tronco e modellarlo ricavandone una canoa lunga 18 metri, la più grande che fosse mai stata fatta in quella zona. Ben presto lungo il fiume tutti parlavano di questa imbarcazione dei Testimoni. Ogni volta che passava davanti a un villaggio, i bambini uscivano gridando: “Noa e psa!” (Passa Noè!)

La prima Sala del Regno nella foresta pluviale

Nel settembre 1976 la nuova congregazione di Godo Olo ricevette altro aiuto quando quattro giovani Testimoni, insegnanti di professione, si stabilirono sulle rive del Tapanahoni. “Anche se eravamo andati lì per insegnare nelle scuole”, spiega Hartwich Tjon A San, uno degli insegnanti, “principalmente ci eravamo trasferiti per lavorare con quella nuova congregazione”. E lavorarono senz’altro! Con pazienza insegnarono a leggere e a scrivere ai fratelli analfabeti, e dopo ciò diedero volenterosamente una mano nel successivo piano d’azione della congregazione: costruire una Sala del Regno a Godo Olo.

In precedenza il capo del villaggio, Alufaisi, aveva offerto ai fratelli un appezzamento di terreno su cui costruire la sala. I fratelli non avevano denaro, perciò come avrebbero fatto? Ragionarono: “La foresta dà legno. Il fiume dà sabbia e ghiaia. E Geova dà a noi la forza per prenderli”. In pratica mancava loro solo il cemento. A questo riguardo risultò utile la canoa Noè.

Poiché la Noè aveva fama di essere un mezzo di trasporto sicuro e conveniente, dei dipendenti del governo pagavano circa 4.000 fiorini (sui 3 milioni di lire) all’anno per affittare l’imbarcazione e usarla per recarsi sulla costa. Con questo denaro fu acquistato il cemento nella capitale. Ma come trasportarlo a Godo Olo? Di nuovo fu di aiuto la Noè.

Ad Albina, Do Amedon, un bush-negro alto e muscoloso che era uno stimato timoniere, più altri fratelli caricarono sul korjaal 40 sacchi di cemento di 50 chili ciascuno. Poi, risalendo il fiume Maroni con la Noè dallo scafo profondo, diressero la rotta a sud verso le sulas (rapide), che recano nomi tipo Manbari (Urlo di uomini [mentre si attraversa la rapida]) e Pulugudu (Beni perduti [le rapide hanno fatto affondare diverse imbarcazioni e gli occupanti hanno perso le loro cose]). Sarebbero riusciti a superarle?

I componenti dell’equipaggio udirono il fragore della prima cateratta! Dinanzi a loro il fiume veniva giù per una massa di rocce simili a una gigantesca scalinata, cozzava contro enormi massi che gli ostruivano il percorso, si faceva strada attraverso infidi canali, e sbatteva con violenza contro la Noè. Il fratello che stava in piedi a prua scrutò il fiume vorticoso in cerca di qualche passaggio. Poi ficcò la pertica nell’acqua agitata, curvò la schiena e spinse la Noè dentro un canale. Fece un cenno. Il motore si fermò, e la Noè fu ormeggiata ai piedi della sula.

Con un gesto rapido Do Amedon si caricò un sacco di cemento sulla testa. Saltando da un sasso scivoloso all’altro, si arrampicò attraverso le rapide e posò il sacco in un luogo asciutto. Gli altri fratelli lo seguirono. Ad uno ad uno, tutti i sacchi furono trasportati da una parte all’altra. Ora, facendo attenzione, i fratelli spinsero la Noè attraverso l’acqua spumeggiante e poi ricaricarono i sacchi. Il viaggio riprese fino alla successiva sula, dove fu ripetuto il lavoro di issare, saltare, spingere e ricaricare. Infine, dopo sette rapide e 11 giorni, il cemento arrivò a Godo Olo.

Nel frattempo altri fratelli avevano tagliato alberi, e le sorelle e i bambini avevano trasportato fino al luogo della costruzione 250 fusti di sabbia e ghiaia. La costruzione ebbe inizio e, un anno dopo, il 15 aprile 1979, fu dedicata la prima Sala del Regno della foresta pluviale.

E che ne è stato della Noè? “Di solito una canoa dura circa quattro anni”, dice Cecyl Pinas, “ma la Noè è stata usata per quasi dieci anni”. Dov’è ora? “In pensione”, dice Cecyl sorridendo, “anche se ogni tanto viene usata. Merita di essere chiamata diversamente: Metusela!”

Un calo: perché?

Verso la fine degli anni ’70 l’attività di predicazione nel paese subì un calo. Nel 1977 ci fu una diminuzione dell’1 per cento; nel 1978, del 4 per cento, nel 1980 del 7 per cento! La causa? L’emigrazione in massa.

Quando nel novembre 1975 il Suriname raggiunse l’indipendenza, migliaia di surinamesi emigrarono nei Paesi Bassi per timore delle agitazioni politiche. Altri, osserva il sociologo J. Moerland nel suo libro Suriname, ‘sono emigrati in cerca di lavoro, istruzione o sicurezza sociale, oppure per riunirsi ai familiari’. In quei giorni, aggiunge Moerland, ‘la domanda che veniva fatta non era: “Parti?”, ma: “Quando parti?”’ Per il 1981, quando l’esodo cessò, quasi un abitante su tre se n’era andato. Attualmente 200.000 surinamesi vivono nei Paesi Bassi, e fra loro ci sono centinaia di Testimoni, che continuano a servire Geova nel loro nuovo ambiente.

I Testimoni ricevono una nuova spinta

Una disposizione che contribuì a far riprendere velocità all’opera fu la formazione di un Comitato di Filiale nel 1976. Il servitore della filiale Wim van Seijl divenne coordinatore del Comitato della Filiale; egli divide le responsabilità con gli altri membri del comitato, Cecyl e Nel Pinas e Dirk Stegenga. Come altrove, questa nuova disposizione ha permesso di dirigere le questioni spirituali in maniera più equilibrata.

Perché continuassero ad avanzare, congregazioni in varie parti del paese ricevettero altri dieci missionari, che arrivarono tra il 1974 e il 1980. Due di loro, Hans e Susie van Vuure, non erano comunque dei novellini. Entrambi avevano decenni di esperienza. Si erano diplomati rispettivamente alla 21a e alla 16a classe di Galaad e avevano servito in qualità di missionari nell’arcipelago indonesiano.

Due mesi dopo essere arrivati nel Suriname, svolgevano l’opera nella circoscrizione. “Questo incarico ci ha aiutati a conoscere rapidamente il paese e i fratelli”, spiega Hans, che ha 60 anni. Susie aggiunge: “Ho notato che la gente accetta volentieri le nostre pubblicazioni”. Un esempio? “Eccolo: durante i due anni e mezzo che abbiamo svolto l’opera nella circoscrizione, noi due abbiamo distribuito circa 4.000 libri e 10.000 riviste. Questo dimostra”, dice Susie, “che c’è per noi ancora moltissimo lavoro di predicazione da compiere”.

Si apre un’altra “porta” nella foresta pluviale

Tempo prima il governo aveva costruito una strada lunga 350 chilometri, la quale penetra nella remota foresta pluviale del Suriname sudoccidentale. Quella strada aprì anche una porta all’attività in un territorio interamente nuovo: i villaggi amerindi di Apoera e Washabo lungo il fiume Courantyne.

Furono le Testimoni Pepita Abernathy e Cecilia Keys, provenienti dagli Stati Uniti, ad aprire quella porta nel 1977 quando si recarono lì insieme ai rispettivi mariti, dipendenti di un’impresa edile, per vivere in un campo di lavoro a 50 chilometri da Apoera. In seguito furono mandati due missionari per aiutare le sorelle a contattare gli indiani arawak che vivevano nella zona. Ci riuscirono?

Pepita narra: “Trovammo decine di studi biblici. Poi Cecilia ed io andavamo a trovarli due volte la settimana. Ci alzavamo alle quattro del mattino, alle sette facevamo il nostro primo studio biblico e verso le cinque del pomeriggio tornavamo a casa”. Per due anni queste sorelle insegnarono con zelo agli amerindi che parlavano l’inglese, ma poi dovettero lasciare il paese. Ora chi avrebbe continuato la loro opera?

Il clero reagisce

Nel settembre 1980 i missionari Herman e Kay van Selm partirono con la loro vecchia Land Rover diretti nella foresta vergine e, giunti ad Apoera, vi rimasero per i successivi cinque anni. “Ereditammo 30 studi biblici e ne trovammo degli altri”, rammenta Kay. Furono raggruppati in tre studi di libro. I discorsi pubblici attrassero 60 abitanti del villaggio e l’anno successivo 169 assisterono alla Commemorazione. Presto sei persone furono pronte per partecipare al servizio di campo e scrissero alle rispettive chiese che non ne facevano più parte.

La reazione del clero? “Come osano?”, urlò il prete stringendo in mano le lettere. “Mi citano addirittura versetti della Bibbia!” Il prete dichiarò guerra. Gli studenti biblici vennero minacciati di perdita del lavoro e della casa e fu detto loro di andarsi a trovare una scuola, una clinica e un cimitero per conto proprio. L’opposizione fece ridurre il numero degli studi. La presenza alle adunanze calò drasticamente. A un’adunanza si presentò una persona, ma solo per chiedere una scatola vuota. “Ci dispiacque”, racconta Kay. “Ma continuammo a dare incoraggiamento e a predicare. Con nostra grande gioia, alcuni rimasero saldi, si battezzarono e formarono la congregazione di Apoera”.

“Quando venite a trovarci?”

Nel 1982 alcuni amerindi partirono da Orealla, un villaggio della Guyana, risalirono il Courantyne remando per circa otto ore, e trovati i missionari chiesero loro: “Quando venite a trovarci? Vogliamo studiare la Bibbia”. Non appena il gruppo di Apoera poté andare avanti da solo, i missionari cominciarono a recarsi ogni mese a Orealla e appresero che alcuni abitanti del villaggio attendevano da tempo i Testimoni. “Una mattina”, racconta Herman, “incontrai un vecchio cacciatore, il quale disse che una volta leggeva Consolazione, ma che poi aveva perso i contatti con la Società. Quindi, indicando la sua radio, disse: ‘Ho sentito parlare della vostra stazione radio di New York, ma sa, non riesco a prenderla con la mia radio’. Quando gli dissi che la WBBR era stata chiusa negli anni ’50, scosse la testa incredulo. Poi rise e disse che era ora di mettersi in pari e accettò uno studio biblico”.

È entusiasmante notare come a Orealla lo studio della Bibbia aiutava forti bevitori a diventare padri responsabili. Dopo che a un 50enne fu mostrato come condurre uno studio familiare, egli ci provò, anche se andava un po’ a strattoni. “Leggi!”, comandava. Poi faceva una domanda. Silenzio. “Parla ora! Non fare il timido”. A questo punto gli occhi dei bambini erano pieni di lacrime. Col tempo comunque il metodo di studio migliorò. Dopo un po’ si vedevano i bambini correre a casa. Perché quella fretta? “Si fa lo studio familiare!”, dicevano allegri.

Qualche tempo dopo i fratelli ricevettero un piccolo lotto di terreno a Orealla e il diplomato di Galaad Jethro Rübenhagen (che ora presta servizio ad Apoera) aiutò i fratelli locali a costruire la loro Sala del Regno, segno, questo, che un altro gruppo etnico ancora, quello degli amerindi, aveva cominciato a imparare l’unificante “lingua pura”. — Sof. 3:9.

Incremento fra la popolazione di lingua inglese

Durante gli anni ’70 lavoratori ospiti di lingua inglese della Guyana si stabilirono in numero crescente a Nickerie. Pertanto furono mandati lì due missionari per iniziare a tenere adunanze in inglese. Ci fu una buona accoglienza da parte di questi lavoratori ospiti. Attualmente formano una congregazione di 30 proclamatori.

Alcuni di questi nuovi proclamatori desideravano da anni approfondire la verità. La 12enne Indradevi, ad esempio, ricevette il libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato da una vicina nella Guyana, e lo teneva caro. In seguito si sposò e si trasferì a Klein Henar, un polder coltivato a riso nei pressi di Nickerie. Hans van Vuure la incontrò nel 1982. “Fra le poche cose che possedeva”, racconta Hans, “vidi un libro Paradiso logoro. Indradevi disse che da quando aveva ricevuto il libro nel 1962 se l’era sempre portato dietro. Desiderava tanto imparare di più intorno a Geova. Dopo 20 anni il suo desiderio si era avverato”. Essa studiò, eliminò le immagini degli dèi indù e si battezzò.

Un’accoglienza simile fra i guyanensi si ebbe a Paramaribo, dove nel 1980 fu formato un piccolo gruppo. Nel 1982 c’erano 20 proclamatori e quattro anni dopo il numero era salito a 90; oggi, a giudicare dai presenti alle adunanze, vi sono prospettive di ulteriore incremento.

“Oltre 150 persone frequentano le adunanze, nonostante che per alcuni questo richieda dei sacrifici”, dice il missionario Paul van de Reep della congregazione inglese. Ad esempio, c’è una famiglia piuttosto povera che parte di casa alle otto di mattina, fa un bel po’ di strada a piedi, attende un autobus per oltre un’ora e poi assiste all’adunanza. Rientra a casa verso le due del pomeriggio. “Ogni settimana”, aggiunge Paul, “questa famiglia spende un giorno di paga in biglietti dell’autobus per assistere alle adunanze”.

Oggi intorno ai 150 Testimoni di lingua inglese formano uno dei tre gruppi linguistici che adorano unitamente Geova a Paramaribo.

Destati bruscamente alla realtà

Il 25 febbraio 1980 gli abitanti di Paramaribo si svegliarono sconvolti al suono di colpi d’arma da fuoco. Un gruppo di militari aveva rovesciato il governo. Questo colpo di stato, il primo nella storia della nazione, scosse diversi surinamesi compiaciuti. Poiché il paese non era mai stato colpito da una guerra, infestato da un flagello o devastato da un uragano, spesso la gente diceva: “Il Suriname è un paese benedetto da Dio”. Ma con l’aumento delle difficoltà economiche dal 1980, ora molti ammettono che le profezie bibliche si stanno adempiendo proprio sotto i loro occhi.

Le agitazioni politiche del 1982 portarono alla sospensione degli aiuti dall’estero, con la conseguente paralisi dell’economia del paese. I prezzi dei generi alimentari salirono alle stelle e crebbe la povertà. “Da allora”, riferisce un anziano di Paramaribo, “molti nostri fratelli bush-negroes hanno veramente difficoltà a provvedere vitto, vestiario e alloggio ai loro dieci o più bambini con la paga che percepiscono, pari ad appena 200 dollari al mese”.

Le difficoltà economiche non hanno tuttavia fatto rallentare i fratelli. Al contrario, in una congregazione i cui componenti erano diventati molto poveri, 106 dei 171 proclamatori hanno recentemente compiuto il servizio di pioniere ausiliario! E a livello nazionale nel 1986 il numero dei proclamatori salì a oltre 1.200.

Anche la distribuzione delle pubblicazioni ha continuato ad aumentare. Chiedetelo a Leo Tuart, che da 46 anni trasporta la letteratura dal porto alla filiale. “Anni fa”, rammenta il fratello Tuart, “ricevevamo una decina di scatoloni al mese. Io affittavo per 75 centesimi un carretto trainato da un asino, col quale trasportavo tutti gli scatoloni alla filiale. Ma ora”, dice con un sorriso radioso, “riceviamo cento scatoloni ogni due settimane, e mi tocca affittare un camion per consegnarli”. Attualmente in un mese vengono distribuite nel Suriname oltre 32.000 riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!: una rivista ogni 13 abitanti!

Ma oltre a Leo Tuart ci sono altri che hanno notato questa crescente attività. Di recente un ecclesiastico ha telefonato alla filiale e ha detto a un missionario di aver incoraggiato il suo gregge ad avere lo zelo dei testimoni di Geova. “Ma non è successo nulla”, si lamentava l’ecclesiastico, e chiese: “Qual è il vostro segreto?” Il fratello rispose: “Lo spirito santo”.

Attraverso il folto dei combattimenti

Nei primi mesi del 1986 scoppiò la guerriglia. Qualche mese dopo, mentre erano in corso scontri tra le truppe governative e i cosiddetti commando della giungla (per lo più bush-negroes) concentrati intorno ad Albina, un villaggio sul fiume Maroni, i fratelli bush-negroes abitanti nel Suriname sudorientale dovettero decidere se andare o no all’assemblea di Paramaribo. “Sapevano che andarci significava compiere il viaggio attraversando il folto dei combattimenti”, spiega Cecyl, “ma non volevano perdere l’assemblea, così decisero di andare”. Dieci giorni prima dell’assemblea, 60 fratelli, sorelle e bambini scesero la corrente in canoa in direzione della zona dei combattimenti. Il venerdì raggiunsero Albina, legarono le loro amache nella Sala del Regno e dormirono lì.

Prima dell’alba nelle strade di Albina riecheggiavano gli spari. I commando della giungla avevano invaso la cittadina, l’esercito rispondeva al fuoco, e le pallottole rimbalzavano sul tetto della sala. I Testimoni andarono carponi in cerca di un riparo e rimasero appiattiti per terra per il resto della giornata.

Quella sera uno di loro riuscì a telefonare alla filiale. “Venite a prenderci”, supplicò. La domenica pomeriggio tre anziani si misero in viaggio e verso le 11 di sera raggiunsero i fratelli in difficoltà.

Gli anziani desideravano ripartire il giorno dopo, ma i fratelli bush-negroes li esortarono: “Andiamocene adesso. Le sparatorie potrebbero ricominciare”. Gli anziani pregarono Geova chiedendo la Sua guida e dopo mezzanotte tre macchine sovraccariche si diressero lentamente verso la capitale.

“La strada era deserta”, ricorda Paul Naarendorp, uno degli autisti. “Mentre ci avvicinavamo a un posto di blocco dei militari, il cuore mi batteva più forte. Immaginate, l’esercito combatteva contro i commando della giungla, ed ora ecco d’un tratto di fronte a loro un convoglio che trasportava 60 bush-negroes, molti dei quali giovanotti robusti”. Sarebbero stati scambiati per un commando della giungla?

Da dietro una colonna un soldato fece segno al convoglio di fermarsi. “Vedemmo il cannone di un carro armato puntato su di noi”, prosegue Paul, “e fummo circondati da soldati pesantemente armati. Una mossa inconsulta avrebbe potuto far aprire il fuoco. Comunque, dopo che noi spiegammo che eravamo Testimoni, i soldati ispezionarono le automobili e ci lasciarono andare”.

Raggiunta Paramaribo, i fratelli sentirono dire che ad Albina erano nuovamente scoppiati i combattimenti. Erano partiti in tempo.

La via del ritorno

Dopo l’assemblea i fratelli vennero a sapere che l’esercito aveva chiuso l’unica strada d’accesso ad Albina. Così i fratelli bush-negroes erano di nuovo bloccati. Aspettarono due settimane, ma poi sentivano tanta nostalgia della foresta che implorarono: “Portateci al fiume. Da lì raggiungeremo casa nostra”.

Fu preparato un piano d’azione e si chiese la guida di Geova. Prima i dieci timonieri e alcuni anziani di Paramaribo avrebbero cercato di raggiungere Albina. “Non so spiegare il motivo, ma nonostante i militari ci avessero visto”, narra un anziano, “non ci fecero tornare indietro”. Quando finalmente giunsero in vista del fiume Maroni, i fratelli bush-negroes saltarono dalla gioia.

Il giorno dopo partirono le sorelle e i bambini, e al posto di blocco fu permesso anche a loro di proseguire, mentre altri venivano fermati. Al fiume i timonieri erano in attesa con le barche. Che felice riunione!

Si dispose di fare un altro viaggio. Su due camion vennero caricati 96 sacchi di riso, 16 fusti di benzina e 7 di cherosene, oltre a delle cibarie, e nuovamente i fratelli si diressero verso il posto di blocco. Benché queste provviste venissero trasportate in un territorio occupato dai commando della giungla e non fosse permesso portare lì alcun genere di merci, le guardie lasciarono passare i camion. “Un miracolo”, dice un fratello. “Era evidente la mano di Geova”.

Una settimana più tardi i 60 fratelli e tutte le provviste arrivarono a destinazione. Avevano impiegato cinque settimane per assistere a un’assemblea di tre giorni. Alcune settimane dopo, l’esercito sospese tutti i rifornimenti destinati all’interno del paese, e ci fu una grave penuria di viveri. Ma i fratelli che avevano assistito all’assemblea avevano cibo per diversi mesi ancora e benzina per andare a predicare. “Guardando indietro”, dice Cecyl, “mi rendo conto che Geova ci ha guidati perché prendessimo la decisione giusta al momento giusto”.

Fuga per mettersi in salvo

L’anno seguente i combattimenti si spostarono a Moengo, una cittadina mineraria a est di Paramaribo. L’esercito entrò in città, ma incontrò un’accanita resistenza. In città volavano i proiettili, le case prendevano fuoco e la gente fuggiva per mettersi in salvo.

Quasi tutti i fratelli cercarono scampo nascondendosi nella foresta pluviale. Alcuni raggiunsero Paramaribo, mentre altri si diressero in canoa al fiume Maroni, che segna il confine con la Guiana Francese. Fecero la traversata di circa cinque chilometri ed entrarono nella Guiana Francese. Circa 50 Testimoni attraversarono quel confine, ed ebbero salva la vita.

Immediatamente i testimoni della Guiana Francese fornirono loro cibo, vestiario, lenzuola, coperte e medicine. Anche la filiale della Martinica inviò aiuti, e fu istituito un fondo speciale per assistere i rifugiati. “Le autorità dei campi profughi erano perplesse nel vedere con quanta rapidità la nostra organizzazione inviava i soccorsi”, dice Cecyl Pinas. “Dissero: ‘Voi non parlate, fate i fatti’”.

Il pastore timoniere

Durante quegli anni turbolenti, Do Amedon, il timoniere che governava la Noè attraverso le rapide, si dimostrò un pastore capace. Do, un bush-negro awka partito nel 1974 da Paramaribo per lavorare come pioniere speciale fra i componenti della sua tribù, ha cura delle persone, comprende i loro problemi ed è un abile organizzatore. Infatti i suoi consigli basati sulla Bibbia sono così apprezzati che i membri della sua tribù lo chiamano “Pappie” (papà), anche se ha solo 40 anni.

Dapprima Do aiutò i fratelli che abitavano lungo il fiume Tapanahoni. Poi, a metà degli anni ’80, lui e altri pionieri si trasferirono nei pressi del fiume Maroni. L’accoglienza fu straordinaria, ma in quella zona i bush-negroes erano talmente sparsi che era impossibile raggiungerli tutti. Comunque nel 1985 il problema fu risolto. Come?

Quell’anno il Corpo Direttivo approvò un aumento del sussidio per la benzina a favore dei pionieri speciali della foresta pluviale. Disponendo di più carburante per i motori fuoribordo, ora i pionieri si spostavano con le loro canoe da un insediamento all’altro, trovandovi crescente interesse. Nel 1985 fu formata nel villaggio di Gakaba una nuova congregazione di una trentina di proclamatori. Alcuni mesi dopo quel numero salì a 50, e una ventina di questi proclamatori divennero pionieri. Dopo non molto Do Amedon stava nuovamente trasportando sacchi di cemento attraverso le rapide. Nella foresta pluviale fece la sua comparsa una seconda Sala del Regno!

Aumentati di dieci volte

“Un gruppo di giovani fratelli ha terminato di costruire una sala con 200 posti a sedere su un’isola pittoresca del Maroni”, riferisce il coordinatore del Comitato della Filiale, Wim van Seijl, che di recente ha visitato la zona. “Poi si sono offerti di recarsi in canoa sul Lawa, un fiume dove non avevamo mai predicato prima. Anche lì, fra i bush-negroes aluku, la verità si va diffondendo”.

Nonostante la guerra civile, il messaggio del Regno è penetrato ancor più profondamente nella foresta pluviale. I 20 fratelli bush-negroes che dieci anni fa lavoravano lungo il fiume Tapanahoni sono cresciuti fino a diventare oggi 200 proclamatori, organizzati in quattro congregazioni lungo i fiumi del Suriname orientale. Sono aumentati di dieci volte!

Un incremento simile si è visto anche in altre parti del paese. Secondo i rapporti, in molte congregazioni i presenti alle adunanze erano due volte il numero dei proclamatori, il che rendeva le Sale del Regno troppo piccole per contenere tante persone. Così, all’inizio del 1987, il Corpo Direttivo diede alla filiale l’approvazione alla costruzione di una Sala delle Assemblee di 34 metri per 60 e di quattro Sale del Regno. Fu una decisione tempestiva.

“Poco dopo che avevamo comprato il cemento”, racconta Henk Panman, allora custode della Sala delle Assemblee, “nel paese si esaurì il cemento. I cantieri chiudevano, ma noi non smettemmo di lavorare”. Poi la filiale dei Paesi Bassi diede una mano inviando quattro container carichi di materiali edili. Gli operai addetti alla costruzione e centinaia di volontari lavorarono per un anno e mezzo e portarono a termine quattro bei nuovi luoghi di adunanza.

Giacché siamo in tema, ricordate Stella Daulat, che nel 1955 aveva donato la sua proprietà? Dopo che la sua casa fu spostata, lei vi abitò soddisfatta. Ma di recente la congregazione le ha fatto una sorpresa con questo annuncio durante un’adunanza: “Costruiremo una casa nuova per la sorella Daulat”. Accanto alla sua vecchia casa, i fratelli costruirono una spaziosa casa di mattoni e la donarono a Stella, che ora ha 78 anni. Con le lacrime agli occhi, Stella dice: “Che regalo mi ha fatto Geova!”

Geova non dimenticherà la loro opera

Come Stella, centinaia di persone nel Suriname sono state oggetto delle benedizioni di Geova. Ci dispiace che la mancanza di spazio ci impedisca di menzionare tutti quei fedeli, ma la loro quotidiana perseveranza nel servizio di Geova non passa a Lui inosservata, poiché egli ‘non dimentica la loro opera e l’amore che hanno mostrato per il suo nome’. — Ebr. 6:10.

Durante gli ultimi quattro decenni 41 missionari hanno lavorato a spalla a spalla con i fratelli locali, e molti sono ricordati per il loro zelo. Attualmente i 18 diplomati di Galaad rimasti continuano a compiere un prezioso lavoro in varie congregazioni del paese.

Ringraziamo Geova per aver suscitato 1.466 proclamatori (dei quali due terzi parlano olandese, un quarto sranan e il resto inglese), tutti profondi conoscitori anche della lingua pura della verità. Tuttavia la raccolta non è finita, poiché alla Commemorazione del 1989 hanno assistito 4.443 persone: oltre tre volte il numero dei proclamatori!

L’afflusso di Testimoni richiede che si attui un altro progetto edilizio: quello di una nuova filiale. Pertanto si sono fatti i piani per acquistare tre ettari di terreno nella periferia di Paramaribo. Grazie a questi nuovi edifici e impianti la filiale sarà meglio equipaggiata per aver cura di tutti coloro che accettano l’invito che ora risuona sempre più forte: “‘Vieni!’ E chi ha sete venga; chi lo desidera prenda l’acqua della vita gratuitamente”. Preghiamo Dio perché continui a benedire le nostre fatiche mentre in tutto il mondo ubbidiamo al comando divino: ‘Abbiate coraggio e dite: “Geova è il mio soccorritore”’. — Riv. 22:17; Ebr. 13:6

[Nota in calce]

^ par. 115 Per l’articolo dei corrispondenti, vedi Svegliatevi! del 22 luglio 1956, pagina 11.

[Prospetto a pagina 252]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Suriname

Massimo di proclamatori

2.000

1.440

810

561

361

67

1950 1960 1970 1980 1989

Media di pionieri

400

235

 

 

 

 

63

54

41

10

1950 1960 1970 1980 1989

[Riquadro/Cartina a pagina 192]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Mar delle Antille

Courantyne

GUYANA

SURINAME

Nieuw Nickerie

Paramaribo

Wageningen

Meerzorg

Moengo

Onverdacht

Paranam

Albina

Orealla

Saramacca

Maroni

Granbori

Tapanahoni

BRASILE

GUIANA FRANCESE

[Riquadro]

Capitale: Paramaribo

Lingua ufficiale: Olandese

Religione principale: Induismo

Popolazione: 400.000

Filiale: Paramaribo

[Immagine a pagina 194]

Alfred Buitenman servì fedelmente Geova per oltre 60 anni

[Immagine a pagina 197]

Lien Buitenman e James Brown videro il “Fotodramma della Creazione” verso il 1920, e ne hanno vividi ricordi

[Immagine a pagina 199]

Willem Telgt, battezzato nel 1919, divenne poi il costruttore di Sale del Regno del paese

[Immagine a pagina 207]

Nonna de Vries si prese cura dei suoi “ragazzi” missionari

[Immagine a pagina 215]

Frederick Wachter è stato il primo “bush-negro” a diventare Testimone

[Immagine a pagina 218]

Stella Daulat donò il proprio terreno per costruire la prima Sala del Regno nella capitale

[Immagine a pagina 230]

Albert Suhr, un diplomato della 20a classe di Galaad, mentre dà testimonianza in un pensionato per anziani

[Immagine a pagina 241]

Membri del Comitato della Filiale: C. Pinas, W. van Seijl, N. Pinas e D. Stegenga

[Immagine a pagina 246]

Leo Tuart è Testimone da quasi mezzo secolo

[Immagine a pagina 251]

Attuale edificio della filiale in Wicherstraat 8-10