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Persecuzione religiosa in Georgia: Fino a quando?

Persecuzione religiosa in Georgia: Fino a quando?

Persecuzione religiosa in Georgia: Fino a quando?

LA GEORGIA è una terra di bellezze naturali. Si estende dalla costa che gode del clima mite del Mar Nero alla ghiacciata catena montuosa del Caucaso. Questa regione montuosa, situata a cavallo tra Europa e Asia, è ornata da fitte foreste, rapidi corsi d’acqua e valli rigogliose. Tbilisi, la capitale, è una città trafficata in cui edifici moderni si mescolano con antichi monumenti architettonici. Ma il bene più prezioso della Georgia è la gente, nota per i forti vincoli familiari e la calorosa ospitalità.

Nel corso della storia gli abitanti della Georgia hanno subìto l’oppressione. Il loro paese è stato invaso dai romani, dai persiani, dai bizantini, dagli arabi, dai turchi, dai mongoli, dai russi e da altri ancora. Secondo un calcolo, Tbilisi è stata distrutta 29 volte! * Ciò nonostante, i georgiani hanno conservato non solo il loro amore per la vita, l’arte, il canto e la danza, ma anche la reputazione di essere una società tollerante.

Purtroppo, però, oggi non si può più dire questo di tutta la popolazione della Georgia. Negli ultimi due anni un piccolo gruppo di georgiani ha danneggiato la reputazione del paese assalendo centinaia di loro concittadini. Turbe inferocite hanno picchiato uomini, donne, bambini, anziani e disabili innocenti. Servendosi di mazze ricoperte di chiodi e di spranghe di ferro, gli aggressori hanno pestato le loro vittime sfigurandone il volto e lacerandone il cuoio capelluto. Perché mai innocui cittadini georgiani sono stati picchiati con tanta ferocia? Perché sono testimoni di Geova, una comunità cristiana che in Georgia è presente da prima della nascita di gran parte degli aggressori.

Dalle denunce agli attacchi

Benché in Georgia sia garantita la libertà di religione, spesso la letteratura dei testimoni di Geova è stata confiscata. Nell’aprile 1999 i funzionari della dogana hanno dichiarato che la letteratura poteva essere sdoganata solo col permesso del patriarca, il leader della Chiesa Ortodossa Georgiana. * Il mese seguente la Chiesa Ortodossa si è resa di nuovo protagonista, questa volta presso la Corte Distrettuale georgiana di Isani-Samgori. In quella sede, Guram Sharadze, parlamentare e leader del movimento politico “La Georgia sopra ogni cosa!” ha intentato un’azione legale per far sciogliere gli enti giuridici usati dai testimoni di Geova. Ha accusato i Testimoni di essere sovversivi e pericolosi. Chi ha appoggiato l’istanza di Sharadze? Ad essa era allegata una lettera del segretario del Patriarcato Ortodosso Georgiano.

Il 20 maggio 1999 la Georgia ha adottato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e si è impegnata ad applicare gli articoli di tale convenzione. L’articolo 10 dichiara: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera”. È bastato forse questo a dissuadere gli oppositori dei Testimoni dai loro ripetuti sforzi di vietare la letteratura religiosa? Niente affatto!

Il 21 giugno 1999 l’Ufficio del Patriarcato Ortodosso Georgiano, in una lettera indirizzata al responsabile della dogana ha ribadito che “la distribuzione di letteratura religiosa straniera doveva essere vietata”. Per giunta, Giorgi Andriadze, portavoce ufficiale della Chiesa Ortodossa Georgiana, ha dichiarato che i testimoni di Geova erano pericolosi e andavano messi al bando. Tali denunce non sono state ignorate. Fanatici religiosi che in passato avevano bruciato la letteratura dei testimoni di Geova ora si sono sentiti sicuri di poter aggredire i Testimoni stessi e farla franca. Domenica 17 ottobre 1999 hanno colpito ancora.

Turba rimasta impunita

Quella domenica 120 testimoni di Geova, fra cui uomini, donne e bambini, stavano assistendo a un convegno religioso a Tbilisi. All’improvviso l’ex prete ortodosso Vasili Mkalavishvili e 200 dei suoi sostenitori hanno fatto irruzione nel locale. * Hanno circondato i Testimoni e li hanno colpiti ripetutamente con mazze di legno e croci di ferro. Quattro assalitori hanno afferrato un Testimone per le braccia e per il collo. Lo hanno costretto a chinare la testa e hanno iniziato a radergliela mentre la turba gongolava per l’umiliazione che gli veniva inflitta. Quando infine il gruppo di facinorosi se n’è andato, 16 Testimoni hanno avuto bisogno di essere medicati in ospedale. Un uomo aveva tre costole rotte. Phati, una Testimone di 40 anni, ricorda: “Hanno iniziato a inveire contro di me, e uno di loro mi ha colpito con tutta la forza. Mi ha colpito al volto e agli occhi. Ho cercato di ripararmi il viso con le mani. Le dita mi sanguinavano”. Quando quell’essere brutale ebbe finito, Phati non vedeva più con l’occhio sinistro. Oggi l’occhio di Phati è leso a causa di quell’aggressione.

Questo feroce attacco, trasmesso in televisione, ha spinto il presidente Eduard Shevardnadze a intervenire. Il giorno seguente ha dichiarato: “Condanno quanto è accaduto e ritengo che le autorità giudiziarie debbano avviare un procedimento penale”. Dato che dalle immagini filmate era possibile identificare il leader della turba e gli altri aggressori, sarebbe stato abbastanza semplice condannarli. Eppure, sono passati due anni e nessuno di loro è stato condannato.

Incoraggiati dall’impunità

Non è strano che l’inoperosità delle autorità, sia secolari che ecclesiastiche, abbia fatto capire agli aggressori che la violenza sarebbe stata tollerata. Incoraggiati dal mancato intervento delle autorità, hanno intensificato la loro furia rapinando, pestando e prendendo a calci i testimoni di Geova nelle case, per strada e nei luoghi di culto. Fra l’ottobre 1999 e l’agosto 2001 si sono verificati 80 attacchi documentati contro i testimoni di Geova, con oltre 1.000 vittime. Ciò nonostante, il 9 febbraio 2001 un pubblico ministero di Tbilisi ha detto ai giornalisti che le indagini su Vasili Mkalavishvili “erano ancora in corso”. Purtroppo al momento della stesura di questo articolo le autorità georgiane consentono ancora agli oppositori dei testimoni di Geova di perpetrare i loro atti ispirati dall’odio. — Vedi il riquadro “ La turba continua a dettar legge”.

Qual è il ruolo della polizia? Dai servizi giornalistici e dalle riprese effettuate è emerso che la polizia non solo ha permesso le aggressioni ai testimoni di Geova, ma vi ha addirittura preso parte! Ad esempio, l’8 settembre 2000 nella città di Zugdidi, un gruppo di poliziotti muniti di manganello ha interrotto una tranquilla assemblea di 700 testimoni di Geova. Testimoni oculari hanno riferito che poliziotti mascherati “si sono aperti un varco di distruzione” picchiando più di 50 Testimoni. “È stato straziante”, ha detto il proprietario del locale, rammentando il terrore dipinto sul volto dei bambini mentre sulle loro teste venivano fatte esplodere mine anticarro a salve. La polizia ha preso d’assalto il luogo dell’assemblea e vi ha appiccato il fuoco. Eppure, fino ad ora queste persone sono rimaste impunite.

Visto che questo sordido incidente non è stato un caso isolato (vedi il riquadro “ Il coinvolgimento della polizia”), il 7 maggio 2001 il Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura ha espresso giustamente preoccupazione per “i continui atti di tortura e altri atti di crudele, inumano, degradante trattamento o punizione in Georgia ad opera delle forze dell’ordine; per la continua negligenza nel compiere indagini sollecite, imparziali e complete sulle numerose accuse di tortura”. * Infatti, nemmeno una delle oltre 400 denunce che i testimoni di Geova hanno sporto alla polizia ha portato alla condanna dei colpevoli i cui nomi erano noti! Il difensore civico della Georgia, che è eletto dal parlamento, ha quindi commentato: “Vengono violati i diritti umani proprio da coloro che, in virtù del loro compito, sono tenuti a tutelarli. Per queste persone i diritti umani sono poco più che un pezzo di carta”.

La decisione della Corte Suprema crea confusione

Come se gli attacchi illegali di turbe e polizia non bastassero, di recente la Corte Suprema della Georgia ha emesso una sentenza che ha creato confusione circa i diritti dei testimoni di Geova.

Consideriamo alcuni fatti antecedenti. Guram Sharadze, un politico, aveva intentato un’azione legale per far sciogliere gli enti legali dei testimoni di Geova. Il 29 febbraio 2000 la causa è stata archiviata. Tuttavia, Sharadze si è appellato e ha vinto. I testimoni di Geova, a loro volta, si sono appellati alla Corte Suprema. Il 22 febbraio 2001, sulla base di cavilli legali, la Corte Suprema ha emesso una sentenza contro i Testimoni. Le ragioni addotte dalla Corte sono state che, secondo quanto specificato nella Costituzione, le confessioni religiose devono essere registrate in base alle norme di diritto pubblico secondo una legge allora non ancora esistente che regola la registrazione delle associazioni religiose. La corte ha concluso che in assenza di tale legge i testimoni di Geova non potevano essere registrati in nessun’altra forma. Tuttavia circa altre 15 associazioni della Georgia che sostengono attività religiose sono state registrate.

In risposta alla decisione della Corte Suprema, il ministro georgiano della giustizia Mikheil Saakashvili in un’intervista televisiva ha rilasciato questa dichiarazione: “Da un punto di vista legale la decisione desta molte perplessità. Non credo si possa definire la pagina più gloriosa scritta nella storia della Corte Suprema”. Zurab Adeishvili, vicepresidente del comitato legale del parlamento georgiano, ha detto a Keston News Service di essere “molto preoccupato” per quella decisione perché “incoraggia le frange estremiste della Chiesa [Ortodossa Georgiana] a sopprimere le minoranze religiose”. Purtroppo, le preoccupazioni di Adeishvili si sono rivelate fondate. Pochi giorni dopo la sentenza, le violenze contro i testimoni di Geova sono riprese. Nel 2001 i Testimoni sono stati aggrediti da turbe, dalla polizia e da preti ortodossi il 27 febbraio, il 5 e 6 marzo, il 27 marzo, il 1° aprile, il 7 aprile, il 29 e 30 aprile, il 7 maggio, il 20 maggio, l’8 giugno, il 17 giugno, l’11 luglio, il 12 agosto, il 28 e 30 settembre. E la lista continua.

Nel bel mezzo di questa ennesima ondata di persecuzione, la Corte Suprema in modo inaspettato ha spiegato pubblicamente i motivi della decisione presa. Ha dichiarato: “Purtroppo l’opinione pubblica non ha interpretato correttamente la revoca da parte della Corte Suprema della registrazione dell’Unione dei Testimoni di Geova. . . . Quando la registrazione degli imputati come ente legale di diritto privato è stata annullata, il loro diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione non è stato violato né direttamente né indirettamente e non è stato nemmeno limitato. Non è stata limitata la loro libertà di cambiare credo, individualmente o associati ad altri, in pubblico o in privato. . . . La decisione della Corte non ha limitato il diritto degli imputati di ricevere e diffondere le loro idee e le loro informazioni. Non ha negato loro il diritto di riunirsi pacificamente”.

Migliaia di georgiani protestano contro la persecuzione

Mentre pare che questa dichiarazione della Corte Suprema abbia influito ben poco sui responsabili della violenza perpetrata dalle turbe, è rincorante vedere che migliaia di cittadini georgiani hanno già condannato la persecuzione in corso. A partire dall’8 gennaio 2001, i testimoni di Geova hanno fatto circolare una petizione con cui chiedevano di essere protetti dagli attacchi delle turbe e di avviare un procedimento giudiziario a carico di coloro che hanno partecipato ad attacchi violenti contro cittadini georgiani. Nel giro di due settimane hanno firmato la petizione 133.375 cittadini georgiani maggiorenni di tutte le regioni della Georgia. Considerando che in Georgia ci sono solo 15.000 testimoni di Geova, la stragrande maggioranza di quelli che hanno firmato appartengono presumibilmente alla Chiesa Ortodossa Georgiana. Ma il 22 gennaio 2001 la petizione è scomparsa. Cos’è successo?

Quel giorno nell’ufficio di Nana Devdariani, il difensore civico, si è tenuta una conferenza stampa per approvare formalmente la petizione. All’improvviso, nel corso della conferenza, Vasili Mkalavishvili e altri dieci hanno fatto irruzione nell’ufficio per impadronirsi dei 14 volumi attinenti alla petizione. Una rappresentante dell’Istituto Caucasico per la Pace e la Democrazia ha cercato di proteggere la petizione, ma gli assalitori l’hanno aggredita. Mentre Mkalavishvili lanciava vituperi, i suoi scagnozzi hanno strappato dalle mani degli organizzatori 12 dei 14 volumi e se ne sono andati. Un diplomatico straniero che ha assistito alla scena ha esclamato: “È semplicemente incredibile!” Fortunatamente il 6 febbraio i Testimoni sono tornati in possesso della petizione e il 13 febbraio è stata sottoposta all’attenzione del presidente della Georgia.

“Ogni azione di disturbo . . . verrà perseguita”

I testimoni di Geova della Georgia e di tutto il mondo sono fiduciosi che il presidente georgiano terrà conto della petizione. Dopo tutto, in passato il presidente Shevardnadze ha condannato ripetutamente la persecuzione dei testimoni di Geova. Il 18 ottobre 1999, per esempio, il presidente aveva definito gli attacchi ai testimoni di Geova come dei “pogrom” e che come tali erano “intollerabili”. Il 20 ottobre 2000 il presidente Shevardnadze aveva scritto a un membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova dicendo: “Faremo del nostro meglio per sradicare la violenza”. E aggiungeva: “Le garantisco che le autorità georgiane terranno scrupolosamente fede all’impegno di proteggere i diritti umani e la libertà di coscienza”. Di nuovo, il 2 novembre 2000 in una lettera indirizzata alla Commissione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il presidente Shevardnadze aveva dichiarato: “La questione [della condizione delle minoranze religiose in Georgia] è stata anche la principale preoccupazione del popolo e del governo”. Aveva assicurato alla Commissione: “Ogni azione di disturbo e violenza fisica verrà perseguita e i responsabili saranno chiamati a rendere conto davanti alla legge”.

In Europa e in altre parti del mondo osservatori preoccupati auspicano che le risolute parole del presidente Shevardnadze divengano presto realtà. Nel frattempo i testimoni di Geova di tutto il mondo perseverano nelle preghiere a favore dei loro compagni di fede della Georgia che continuano coraggiosamente a servire Geova nonostante l’aspra persecuzione. — Salmo 109:3, 4; Proverbi 15:29.

[Note in calce]

^ par. 3 Per ulteriori informazioni sulla Georgia vedi l’articolo “Georgia: Dove il passato ha lasciato una ricca eredità”, in Svegliatevi! del 22 gennaio 1998.

^ par. 6 Nel 2001, però, la dogana ha cessato di confiscare la letteratura dei testimoni di Geova.

^ par. 10 Vasili Mkalavishvili fu espulso dalla Chiesa Ortodossa Georgiana (COG) a metà degli anni ’90 dopo aver rivolto aspre critiche alla COG per essere entrata nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC). (Da allora la COG si è ritirata dal WCC). Nel frattempo Mkalavishvili si è associato ai Vecchi Calendaristi Greci guidati dal metropolita Cyprian.

^ par. 15 La Georgia è uno dei 123 stati che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura e le altre Crudeltà, Punizioni e Trattamenti degradanti. In quanto tale, la Georgia si è impegnata a “proibire la tortura”.

[Testo in evidenza a pagina 24]

“Ogni azione di disturbo e violenza fisica verrà perseguita e i responsabili saranno chiamati a rendere conto davanti alla legge”. — Eduard Shevardnadze, presidente della Georgia, 2 novembre 2000

[Testo in evidenza a pagina 24]

“Ci auguriamo che questa faccenda [della violenza contro le minoranze religiose] si risolva e che in Georgia tutti i gruppi religiosi godano senza restrizioni della libertà di esprimere le loro convinzioni religiose”. — David Soumbadze, consigliere dell’ambasciata della Georgia a Washington, Stati Uniti, 3 luglio 2001

[Riquadro/Immagine a pagina 20]

 LA TURBA CONTINUA A DETTAR LEGGE

La negligenza delle autorità georgiane nel condannare gli aggressori ha esposto i testimoni di Geova a ulteriore persecuzione.

Per esempio, il 22 gennaio 2001 nella regione Svanetis Ubani di Tbilisi l’ex prete ortodosso Vasili Mkalavishvili e i suoi facinorosi hanno fatto irruzione in un raduno di 70 Testimoni. Gli aggressori hanno preso a pugni, calci e bastonate i Testimoni con croci di legno e di ferro. Uno degli assalitori ha fracassato una grossa croce di legno sulla testa di un Testimone con tale forza che il braccio trasversale della croce si è rotto. Alcuni Testimoni sono stati trascinati in una stanza buia, dove sono stati picchiati da diversi assalitori. Testimoni anziani sono stati costretti a correre mentre venivano presi a pugni e colpiti con delle croci. Due uomini hanno rincorso un ragazzo inerme di 14 anni e lo hanno preso a calci e a pugni. Un trentenne ha aggredito un ragazzino di 12 anni e gli ha sbattuto in testa un’enorme Bibbia georgiana. Nel frattempo un Testimone è corso fuori dell’edificio per chiamare la polizia ma è stato catturato. La turba lo ha colpito al volto finché la bocca non gli si è riempita di sangue e ha cominciato a vomitare. Infine i balordi si sono dileguati. Gli aggressori sono rimasti impuniti.

Ancora, il 30 aprile 2001 i seguaci di Mkalavishvili hanno interrotto un’adunanza cristiana della stessa congregazione dei testimoni di Geova. Gli aggressori hanno trascinato i Testimoni fuori e li hanno picchiati con mazze ricoperte di chiodi, che hanno lacerato il braccio destro, la mano sinistra, il piede sinistro e la guancia sinistra di un Testimone di nome Tamaz. Ha avuto bisogno anche di cinque punti di sutura alla testa per chiudere un taglio profondo. Inoltre i facinorosi hanno saccheggiato la casa in cui si teneva l’adunanza distruggendo i mobili, l’impianto elettrico e tutte le finestre. Dopo di che hanno fatto un bel falò bruciando la letteratura pubblicata dai testimoni di Geova. Il 7 giugno 2001 Human Rights Watch ha chiesto ufficialmente informazioni al ministro degli Interni georgiano Kakha Targamadze e al pubblico ministero della Georgia Gia Mepharishvili sulle misure che erano state prese per punire i responsabili di quello e di altri attacchi più recenti. Fino ad ora nessun assalitore è stato perseguito legalmente.

[Riquadro a pagina 21]

 IL COINVOLGIMENTO DELLA POLIZIA

Il 16 settembre 2000 la polizia della città di Marneuli ha istituito dei posti di blocco per impedire a 19 autobus che trasportavano testimoni di Geova di raggiungere il luogo in cui avrebbero tenuto l’assemblea. Ad un posto di blocco gli assalitori hanno preso a sassate gli autobus dei Testimoni colpendo un passeggero alla testa. Diversi Testimoni sono stati trascinati fuori degli autobus e picchiati, mentre altri sono stati derubati. Nello stesso tempo la polizia ha lasciato passare gli autobus dei sostenitori di Mkalavishvili, che erano decisi a distruggere il luogo dell’assemblea. La turba ha bruciato una tonnellata e mezza di pubblicazioni religiose. I poliziotti che si trovavano sul luogo hanno partecipato al pestaggio dei Testimoni.

Caucasus Press ha riferito che il ministro degli Interni avrebbe indagato sulle aggressioni e preso “opportuni provvedimenti”. Gli inquirenti hanno prove irrefutabili per incriminare i colpevoli. L’articolo 25 della Costituzione georgiana garantisce a tutti il diritto di tenere assemblee pubbliche. Eppure, nessun assalitore è stato perseguito. Cinque mesi dopo l’attacco, Keston News Service ha riferito che un avvocato di Guram Sharadze, il leader del movimento politico “La Georgia sopra ogni cosa!”, ha ammesso che Sharadze aveva esercitato pressioni sulle autorità di Marneuli e Zugdidi affinché non permettessero ai testimoni di Geova di tenere due assemblee.

[Riquadro a pagina 21]

PROTEZIONE GARANTITA DALLA COSTITUZIONE

La Costituzione georgiana del 24 agosto 1995 garantisce la libertà di religione e la protezione da attacchi brutali, come mostrano gli articoli seguenti:

Articolo 17: (1) L’onore e la dignità della persona sono inviolabili. (2) Tortura e punizione o trattamento inumano, brutale o degradante sono inammissibili.

Articolo 19: (1) Ogni individuo ha il diritto alla libertà di parola, di pensiero, di religione e di credo. (2) È proibito perseguitare un individuo per le sue idee, le sue convinzioni o la religione che professa.

Articolo 24: (1) Ogni individuo ha il diritto di ricevere e diffondere liberamente informazioni, di esprimere e diffondere la propria opinione oralmente, per iscritto o in qualunque altra forma.

Articolo 25: (1) Ogni individuo, eccetto i membri delle forze armate, della polizia e dei servizi di sicurezza, ha il diritto di tenere un’assemblea pubblica senza armi sia al coperto che all’aperto senza una previa autorizzazione.

[Riquadro a pagina 22]

IL MONDO OSSERVA

Come considera la comunità internazionale il mancato intervento della Georgia nel fermare la persecuzione dei testimoni di Geova?

I governi di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno fatto questa dichiarazione congiunta: “Un’adunanza dei testimoni di Geova è stata interrotta, molte persone sono state oggetto di violenza e ad altre è stato impedito di accedere all’adunanza. Le ambasciate di Stati Uniti d’America e Gran Bretagna sono molto turbate per questa e altre recenti gravi violazioni del diritto alla libertà di religione in Georgia . . . Chiediamo al governo della Georgia di indagare su questi episodi e di vigilare sul rispetto dei diritti religiosi di tutti”.

Ursula Schleicher, presidente della Delegazione al Comitato parlamentare di Cooperazione tra la Georgia e l’Unione Europea, ha dichiarato: “A nome della delegazione del Parlamento europeo desidero esprimere costernazione per l’ultimo episodio di una serie di attacchi violenti a giornalisti, difensori dei diritti umani e testimoni di Geova . . . Considero questi atti come feroci attacchi ai fondamentali diritti umani che la Georgia, come firmataria della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, si è impegnata a garantire”.

La Commissione degli Stati Uniti per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ha scritto al presidente Shevardnadze in merito agli attacchi contro i testimoni di Geova: “Gli ultimi eventi sono davvero allarmanti e fanno sorgere il timore che la situazione in Georgia stia sfuggendo di mano. Se non si fa qualcosa, coloro che invocano violenza contro le minoranze religiose saranno incoraggiati a continuare a compiere i loro folli gesti. Ci auguriamo che lei, in qualità di capo di stato, dia il buon esempio al popolo e ai funzionari georgiani e lanci due messaggi forti e chiari: primo, a prescindere da ciò che si pensa di una religione, qualsiasi forma di violenza contro i suoi aderenti è inammissibile; secondo, gli individui che commettono tali atti violenti, soprattutto poliziotti che favoriscono o partecipano a queste azioni ignobili, saranno puniti con la pena più severa prevista dalla legge”. Questa lettera è stata firmata da sette membri del Congresso degli Stati Uniti.

Christopher H. Smith, copresidente della Commissione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e membro del Congresso degli Stati Uniti, ha dichiarato: “Perché la Georgia non sta tutelando la libertà di religione e i diritti umani come si era impegnata a fare? . . . Bruciare pubblicazioni è del tutto contrario all’Accordo di Helsinki e ad alcuni della Commissione ricorda i roghi di libri propri dei tempi del nazismo”.

Il vicedirettore della Divisione di Human Rights Watch in Europa e Asia centrale ha scritto: “Vista l’inadempienza del governo georgiano nel perseguire legalmente gli autori dei precedenti attacchi violenti contro le minoranze religiose, Human Rights Watch è molto preoccupato circa la possibilità che si verifichino altri episodi di violenza. La esortiamo a chiedere immediatamente di porre fine agli attacchi e di consegnare alla giustizia coloro che ne sono responsabili”.

Il mondo osserva. La Georgia sarà all’altezza degli impegni internazionali che si è assunta? È in gioco la sua reputazione.

[Riquadro a pagina 23]

APPELLO ALLA CORTE EUROPEA

Il 29 giugno 2001 i testimoni di Geova hanno presentato un’istanza alla Corte europea dei diritti dell’uomo affinché protestasse per la continua inoperosità delle forze dell’ordine georgiane. Alcuni giorni dopo, il 2 luglio, la Corte europea ha risposto. Il cancelliere della Corte ha comunicato che il Presidente della Camera Giudiziaria era del parere che questo caso “doveva avere la priorità”.

[Cartina a pagina 18]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

RUSSIA

GEORGIA

MAR NERO

TURCHIA

[Immagine a pagina 18]

13 MAGGIO 2001: La famiglia Shamoyan ha perso la casa quando un incendiario vi ha appiccato il fuoco

[Immagine a pagina 18]

17 GIUGNO 2001: Giorgi Baghishvili è rimasto vittima di una violenta aggressione mentre assisteva a un’adunanza dei testimoni di Geova

[Immagine a pagina 19]

11 LUGLIO 2001: David Salaridze è stato aggredito mentre assisteva a un’adunanza dei testimoni di Geova. È stato colpito alla testa con una mazza e picchiato alla schiena e alle costole

[Immagine a pagina 23]

28 GIUGNO 2000: Incendiari hanno distrutto il deposito della letteratura dei testimoni di Geova a Tbilisi

[Immagine a pagina 23]

16 AGOSTO 2000: Nell’aula giudiziaria di Gldani-Nadzaladevi, un sostenitore di Vasili Mkalavishvili ha aggredito Warren Shewfelt, un Testimone canadese

[Fonte dell’immagine a pagina 24]

AP Photo/Shakh Aivazov