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Alessandro VI: Un papa che Roma non dimentica

Alessandro VI: Un papa che Roma non dimentica

Alessandro VI: Un papa che Roma non dimentica

“COME cattolici non si può con abbastanza severità condannare Alessandro VI”. * “La sua vita privata ha poche attenuanti . . . Dobbiamo ammettere che purtroppo questo pontificato non fa onore alla Chiesa e che i contemporanei, sebbene abituati a spettacoli del genere, hanno considerato i misfatti della famiglia Borgia con orrore indicibile: giudizio, i cui riflessi non si sono ancora spenti del tutto dopo più di quattro secoli”. *

Perché autorevoli opere storiche sulla Chiesa Cattolica esprimono pensieri così severi su un papa e sulla sua famiglia? Cosa fecero per meritare queste critiche? Una mostra che si è tenuta a Roma (ottobre 2002–febbraio 2003), dal tema I Borgia — l’arte del potere, fornisce uno spunto per riflettere sulle prerogative rivendicate dal papato, e in particolare sull’uso che ne fece Rodrigo Borgia, ovvero Alessandro VI (papa dal 1492 al 1503).

L’ascesa al potere

Rodrigo Borgia nacque nel 1431 da un’importante famiglia di Xativa, nel regno di Aragona, nell’odierna Spagna. Suo zio Alfonso Borgia, vescovo di Valencia, si interessò della sua educazione e fece in modo che, ancora adolescente, ottenesse certi benefìci ecclesiastici (beni destinati al mantenimento dei titolari di uffici ecclesiastici). A 18 anni, sotto la protezione di Alfonso, che nel frattempo era divenuto cardinale, Rodrigo si trasferì in Italia, dove studiò diritto. Quando Alfonso divenne papa, col nome di Callisto III, fece cardinali Rodrigo e un altro nipote. Pere Lluís Borgia fu nominato governatore di varie città. Ben presto Rodrigo divenne vicecancelliere della Chiesa, carica che ricoprì sotto vari papi e che gli permise di ottenere numerosi e opulenti benefìci, di ammassare favolose ricchezze, di esercitare un enorme potere e di fare una vita lussuosa e principesca.

Rodrigo era un uomo intelligente, un oratore eloquente, un mecenate, e sapeva raggiungere i suoi obiettivi. Ebbe varie relazioni illecite: l’amante alla quale fu legato per tutta la vita gli diede quattro figli e altri ne ebbe da altre donne. Benché papa Pio II lo redarguisse perché si lasciava andare al divertimento “più dissoluto” e allo “sfrenato piacere”, Rodrigo non cambiò le sue abitudini.

Alla morte di papa Innocenzo VIII, avvenuta nel 1492, i cardinali si riunirono per eleggere il suo successore. Si sa per certo che Rodrigo Borgia, con splendide offerte e aperto cinismo, comprò sufficienti voti dagli altri cardinali per essere eletto papa dal conclave col nome di Alessandro VI. Come acquistò i voti dei cardinali? Concedendo incarichi ecclesiastici, palazzi, castelli, città, abbazie e vescovadi con enormi rendite. Si può capire perché uno storico della chiesa come il Pastor definisse il regno di Alessandro VI “i giorni dell’infamia e dello scandalo per la Chiesa romana”. — Op. cit., p. 258.

Non migliore dei principi secolari

In virtù del potere spirituale che aveva quale capo della chiesa, Alessandro VI fece da arbitro fra Spagna e Portogallo per la divisione dei territori da poco scoperti nelle Americhe. In virtù del potere temporale dominava sugli stati pontifici, nell’Italia centrale, e lo faceva più o meno come qualunque altro sovrano rinascimentale. Il pontificato di Alessandro VI, come quello di altri papi prima e dopo di lui, fu caratterizzato da venalità, nepotismo e più di una morte sospetta.

In quei tempi turbolenti, potenze rivali si contendevano i territori italiani e il papa non era spettatore passivo. Le sue manovre e alleanze politiche, fatte e disfatte, erano finalizzate ad accrescere il più possibile il suo potere, a favorire la carriera dei figli e ad esaltare la famiglia Borgia al di sopra di tutte le altre. Suo figlio Juan, sposato con la cugina del re di Castiglia, fu nominato duca di Gandia, in Spagna. A Jofré, un altro figlio, fu data in sposa la nipote del re di Napoli.

Quando il papa ebbe bisogno di un alleato per rafforzare i suoi rapporti con la Francia, sciolse il fidanzamento di sua figlia, la tredicenne Lucrezia, con un nobile aragonese e la diede in sposa a un parente del duca di Milano. Quando quel matrimonio non fu più politicamente vantaggioso, si trovò un pretesto per annullarlo e Lucrezia andò sposa a un esponente di una dinastia rivale, Alfonso di Aragona. Nel frattempo l’ambizioso e spietato fratello di Lucrezia, Cesare Borgia, aveva stretto un’alleanza con Luigi XII re di Francia, e il recente matrimonio della sorella con un aragonese divenne causa di imbarazzo. La soluzione? Secondo una fonte, Alfonso, lo sventurato marito, “fu ferito da quattro sicari sui gradini di San Pietro. Mentre era convalescente, fu strangolato da uno dei servitori di Cesare”. Il papa, desideroso di concludere nuove alleanze strategiche, combinò un terzo matrimonio per Lucrezia, ora ventunenne, questa volta col figlio del potente duca di Ferrara.

La carriera di Cesare è stata descritta come “una storia rossa di sangue, di spregiudicatezze”. * Sebbene il padre lo facesse cardinale all’età di 17 anni, Cesare era più tagliato per la guerra che per gli affari ecclesiastici, essendo astuto, ambizioso e corrotto come pochi altri. Dopo aver rinunciato alla carica ecclesiastica, sposò una principessa francese e ottenne il ducato di Valentinois. Poi, con l’appoggio di truppe francesi, iniziò una campagna di assedi e assassini per assoggettare l’Italia settentrionale al suo controllo.

Per ottenere il sostegno militare francese necessario al conseguimento degli scopi di Cesare, il papa acconsentì al divorzio, conveniente ma scandaloso, di Luigi XII re di Francia, che così poté sposare Anna di Bretagna e annettere il ducato di lei al suo regno. In effetti, dice un’opera già citata, il papa “sacrificava deliberatamente il prestigio della Chiesa e il rigore dei princìpi alla conquista di vantaggi temporali per i membri della sua famiglia”. *

Criticati gli eccessi del papa

Gli eccessi dei Borgia attirarono critiche e inimicizie. In linea di massima il papa ignorò i suoi detrattori, ma uno che non poté essere ignorato fu Girolamo Savonarola. Questo frate domenicano, focoso predicatore e uomo politico di Firenze, condannò i vizi della corte papale e il papa stesso e la sua politica, invocando la sua deposizione e l’avvio di una riforma della Chiesa. Savonarola tuonò: “Capi della Chiesa, . . . voi andate la notte alla concubina e la mattina poi andate al Sacramento”. In seguito disse: “[Quei prelati] hanno fatto faccia di meretrice, la fama loro è in detrimento della Chiesa. Costoro, ti dico io, non credono anche la fede di Cristo”. *

Nel tentativo di comprare il suo silenzio, il papa gli offrì l’ufficio di cardinale, che Savonarola rifiutò. Che sia stata la sua politica antipapale o la sua predicazione a determinarne la rovina, Savonarola fu infine scomunicato, arrestato, torturato per strappargli una confessione e quindi impiccato e bruciato.

Seri interrogativi

Questi avvenimenti storici suscitano importanti domande. Come spiegare siffatti intrighi e comportamenti da parte di un papa? Che spiegazione ne danno gli storici? Vengono avanzate varie ipotesi.

Molti sostengono che Alessandro VI debba essere visto alla luce del suo tempo. Le sue attività politiche ed ecclesiastiche furono apparentemente condizionate dal desiderio di salvaguardare la pace, di mantenere l’equilibrio fra stati rivali, di consolidare i vincoli di amicizia con alleati in grado di difendere il papato, e di tenere uniti i sovrani della cristianità contro la minaccia turca.

Che dire però della sua condotta? “In ogni epoca si sono dati nella Chiesa da canto a cattivi cristiani anche indegni sacerdoti”, scrive il Pastor. E aggiunge: “Ed acciocchè nessun avesse a pigliarne scandalo, Cristo stesso lo ebbe predetto; paragonava pur egli la sua Chiesa ad un campo, nel quale insieme col buon frumento cresce anche la zizzania, ad una rete, entro cui sono pesci buoni e cattivi, come anch’egli persino fra i suoi apostoli tollerava un Giuda”. * — Op. cit., p. 435.

Lo stesso studioso continua dicendo: “A quella guisa che una cattiva incastonatura non scema il pregio di una gemma, così pure la peccabilità di un sacerdote non può recar scapito essenziale . . . alla dottrina ch’egli insegna. . . . L’oro rimane oro, sia che lo dispensi una mano pura od impura”. (Ibid., pp. 435-6) Uno storico cattolico afferma che la norma che i cattolici sinceri avrebbero dovuto seguire nel caso di Alessandro VI è il consiglio dato da Gesù ai discepoli riguardo agli scribi e ai farisei: ‘Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno’. (Matteo 23:2, 3) Onestamente, però, questi ragionamenti vi convincono?

Vero cristianesimo?

Gesù indicò un semplice criterio per mettere alla prova la qualità dei sedicenti cristiani: “Li riconoscerete dai loro frutti. Non si coglie uva dalle spine né fichi dai cardi, vi pare? Similmente ogni albero buono produce frutti eccellenti, ma ogni albero marcio produce frutti spregevoli; l’albero buono non può dare frutti spregevoli, né l’albero marcio può produrre frutti eccellenti. Realmente, quindi, riconoscerete quegli uomini dai loro frutti”. — Matteo 7:16-18, 20.

In generale, si può dire che nel corso dei secoli i capi religiosi siano stati, e siano oggi, all’altezza del vero cristianesimo istituito da Gesù e seguito dai suoi veri seguaci? Esaminiamo due campi soltanto: l’ingerenza nella politica e lo stile di vita.

Gesù non era affatto un principe mondano. Condusse una vita così modesta che, per sua stessa ammissione, non aveva nemmeno un posto dove “adagiare la testa”. Il suo Regno ‘non faceva parte di questo mondo’ e i suoi discepoli ‘non dovevano far parte del mondo, come lui non faceva parte del mondo’. Perciò Gesù rifiutò di immischiarsi negli affari politici dei suoi giorni. — Matteo 8:20; Giovanni 6:15; 17:16; 18:36.

Non è forse vero, però, che da secoli le organizzazioni religiose hanno la consuetudine di allearsi con i governanti politici per scopi di potere e di lucro, anche se questo ha causato sofferenze al popolo? Non è pure vero che molti ecclesiastici vivono nel lusso, mentre molti di coloro ai quali dovrebbero rendere servizio vivono nella povertà?

Giacomo, fratellastro di Gesù, dichiarò: “Adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio? Chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio”. (Giacomo 4:4) Perché “nemico di Dio”? Primo Giovanni 5:19 dice: “Tutto il mondo giace nel potere del malvagio”.

A proposito della moralità di Alessandro VI, uno storico suo contemporaneo scrisse: “Costumi oscenissimi, non sincerità non vergogna non verità non fede non religione, avarizia insaziabile, ambizione immoderata, crudeltà più che barbara e ardentissima cupidità di esaltare in qualunque modo i figliuoli i quali erano molti”. * Ovviamente Rodrigo Borgia non fu l’unico esponente della gerarchia ecclesiastica ad agire in tal modo.

Cosa dicono le Scritture di un comportamento simile? “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio?”, chiese l’apostolo Paolo. “Non siate sviati. Né fornicatori, . . . né adulteri, . . . né avidi . . . erediteranno il regno di Dio”. — 1 Corinti 6:9, 10.

Uno degli scopi dichiarati della recente mostra sui Borgia tenuta a Roma era di “collocare quei grandi personaggi nel contesto della storia e del tempo . . . per capire, non certamente per assolvere o condannare”. * In effetti i visitatori sono stati invitati a trarre le proprie conclusioni. A quale conclusione siete giunti voi?

[Note in calce]

^ par. 2 L. Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo, trad. di C. Benetti, Tip. ed. Artigianelli dei figli di Maria, Trento, 1896, vol. III, p. 435.

^ par. 2 Storia della Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, vol. XV, La Chiesa e il Rinascimento (1449-1517), a cura di R. Aubenas e R. Ricard, S.A.I.E, Torino, 1963, p. 198.

^ par. 12 I Borgia, catalogo della mostra, a cura della Fondazione Memmo, Mondadori Electa, Milano, 2002, p. 181.

^ par. 13 Storia della Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, vol. XV, cit., p. 194.

^ par. 15 R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Sansoni, Firenze, 1981, pp. 231, 605.

^ par. 20 Per una corretta spiegazione di queste parabole, vedi La Torre di Guardia del 1° febbraio 1995, pp. 5-6, e del 15 giugno 1992, pp. 17-22.

^ par. 28 Francesco Guicciardini, Storia d’Italia, Laterza, Bari, 1929, vol. I, p. 7.

^ par. 30 I Borgia, catalogo della mostra, cit., p. 18.

[Immagine a pagina 26]

Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI

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Lucrezia Borgia: il padre si servì di lei per accrescere il proprio potere

[Immagine a pagina 28]

Cesare Borgia, uomo ambizioso e corrotto

[Immagine a pagina 29]

Girolamo Savonarola: non potendo farlo tacere, lo impiccarono e ne bruciarono il corpo