Vangelo secondo Marco 11:1-33
Approfondimenti
Betania Villaggio ubicato sul lato ESE del Monte degli Ulivi, a circa 3 km da Gerusalemme (Gv 11:18). A Betania si trovava la casa di Marta, Maria e Lazzaro, che a quanto pare era il punto d’appoggio di Gesù in Giudea (Gv 11:1). Oggi nello stesso sito si trova un piccolo villaggio il cui nome arabo significa “il luogo di Lazzaro”.
Mentre I fatti descritti in Mr 11:1-11 hanno luogo durante le ore diurne del 9 nisan. (Vedi App. A7 e B12.)
Betfage Il nome di questo villaggio, ubicato sul Monte degli Ulivi, deriva da un’espressione ebraica che probabilmente significa “casa dei fichi primaticci”. La tradizione lo colloca tra Gerusalemme e Betania, sul pendio sud-orientale del Monte degli Ulivi, nei pressi del punto più alto del monte, a circa 1 km da Gerusalemme (Mt 21:1; Lu 19:29; vedi App. A7, cartina 6).
Betania Vedi approfondimento a Mt 21:17.
un puledro Cioè un giovane asino. Quando descrivono questo avvenimento, Marco, Luca (19:35) e Giovanni (12:14, 15) fanno riferimento a un unico animale, il puledro. Matteo (21:2-7) aggiunge il dettaglio della presenza della madre del puledro. (Vedi approfondimenti a Mt 21:2, 5.)
un’asina legata e con questa un puledro Matteo è l’unico evangelista a menzionare sia l’asina che il suo puledro (Mr 11:2-7; Lu 19:30-35; Gv 12:14, 15). Evidentemente Marco, Luca e Giovanni fanno riferimento a un unico animale perché Gesù cavalcò solo il puledro. (Vedi approfondimento a Mt 21:5.)
in groppa a un asino, un puledro Anche se in Mt 21:2, 7 sono menzionati due animali, nella profezia di Zac 9:9 si legge che il re avrebbe cavalcato un solo animale. (Vedi approfondimento a Mt 21:2.)
Salva, preghiamo! O “Osanna!” Il termine greco corrispondente deriva da un’espressione ebraica che significa appunto “salva, preghiamo”. Qui viene usato come una supplica a Dio per la salvezza o la vittoria; potrebbe anche essere reso “ti preghiamo, concedi salvezza”. Con il tempo, oltre che come formula di preghiera, il termine finì per essere usato come espressione di lode. La corrispondente espressione ebraica si trova nel v. 25 del Sl 118, che fa parte dei Salmi dell’Hallel, cantati regolarmente durante il periodo della Pasqua; era quindi facile che in questa occasione l’espressione tornasse alla mente. Un modo in cui Dio rispose alla richiesta di salvare il Figlio di Davide fu quello di riportarlo in vita. In Mr 12:10, 11 Gesù stesso cita Sl 118:22, 23, lasciando intendere che si applichi a lui quale Messia.
Geova Nell’originale ebraico del passo di Sl 118:25, 26, qui citato, compare il nome divino trascritto con quattro consonanti ebraiche (traslitterate YHWH). (Vedi App. C.)
il Regno che viene, del nostro padre Davide I manoscritti più antichi e autorevoli confermano la lezione adottata nel testo; alcuni antichi manoscritti invece leggono: “Il regno del nostro padre Davide che viene nel nome del Signore”. Alcune traduzioni bibliche usano quest’ultima lezione. In diverse traduzioni in ebraico delle Scritture Greche Cristiane (definite J7, 8, 10-12, 14, 16, 17 nell’App. C), che in questo punto riportano il Tetragramma o una sua forma abbreviata, si legge: “Il regno del nostro padre Davide che viene nel nome di Geova”.
non trovò altro che foglie Anche se era insolito che un fico portasse frutto in quel periodo dell’anno, quell’albero aveva delle foglie. Normalmente questo avrebbe indicato che sull’albero dovevano esserci anche fichi primaticci. Vedendo però che aveva solo foglie, Gesù capì che non avrebbe dato frutti e che quindi il suo aspetto ingannava. Visto che il fico era improduttivo, Gesù lo maledisse facendolo seccare (Mr 11:19-21).
tempio Vedi approfondimento a Mt 21:12.
scacciare quelli che [...] vendevano e compravano Vedi approfondimento a Lu 19:45.
cambiavalute Vedi approfondimento a Mt 21:12.
cambiavalute A quei tempi erano in circolazione diversi tipi di moneta, ma a quanto pare solo un tipo poteva essere utilizzato per pagare la tassa annuale per il tempio o per comprare animali da sacrificare. Gli ebrei che si recavano a Gerusalemme dovevano quindi cambiare la valuta che avevano con sé con una che fosse accettata al tempio. Evidentemente per Gesù le commissioni richieste dai cambiavalute erano esorbitanti, e la loro attività equivaleva a estorsione.
scacciare quelli che vendevano In questa occasione, che si verifica il 10 nisan del 33, Gesù purifica il tempio una seconda volta. L’avvenimento è descritto nei Vangeli di Matteo (21:12-17), Marco (11:15-18) e Luca. La prima purificazione era stata compiuta nel periodo della Pasqua del 30 ed è descritta in Gv 2:13-17.
tempio Probabilmente l’area del tempio conosciuta come cortile dei gentili. (Vedi App. B11.)
trasportare oggetti attraverso il tempio Evidentemente alcuni usavano il cortile del tempio come scorciatoia per trasportare oggetti per uso personale o commerciale. Gesù non lo permise perché questa abitudine sminuiva la santità della casa di Dio. Solo Marco menziona questo aspetto.
casa di preghiera per tutte le nazioni Dei tre evangelisti che citano Isa 56:7, Marco è l’unico ad aggiungere la specifica “per tutte le nazioni [popoli]” (Mt 21:13; Lu 19:46). Il tempio di Gerusalemme era stato concepito come luogo in cui sia israeliti che stranieri devoti potessero adorare e pregare Geova (1Re 8:41-43). Gesù condannò giustamente quegli ebrei che, usando il tempio per fare commercio, lo avevano reso un covo di ladri. Con il loro modo di fare scoraggiavano quelli che, tra le persone di tutte le nazioni, volevano avvicinarsi a Geova nella sua casa di preghiera, privandoli così della possibilità di conoscerlo.
covo di ladri Vedi approfondimento a Mt 21:13.
covo di ladri Qui Gesù stava alludendo a Ger 7:11. Probabilmente chiamò “ladri” i mercanti e i cambiavalute perché realizzavano profitti ingiusti vendendo animali da sacrificare e richiedendo commissioni esorbitanti per il cambio delle valute. Inoltre Gesù era indignato per il fatto che quella casa di preghiera, il luogo in cui si adorava Geova, era stata trasformata in un posto dove si svolgevano attività commerciali.
tardi Cioè quando il 10 nisan stava per finire. Gesù e i suoi discepoli uscirono da Gerusalemme e tornarono a Betania, sul pendio orientale del Monte degli Ulivi. Probabilmente Gesù passò la notte a casa dei suoi amici Lazzaro, Maria e Marta. (Vedi App. A7 e B12.)
La mattina di buon’ora Cioè l’11 nisan. Gesù è diretto a Gerusalemme insieme ai suoi discepoli. Questo è l’ultimo giorno del suo ministero pubblico prima che celebri la Pasqua, istituisca la Commemorazione della sua morte e poi venga processato e ucciso. (Vedi App. A7 e B12.)
In verità In greco amèn, traslitterazione dell’ebraico ʼamèn, che significa “così sia” o “di sicuro”. Gesù usa spesso il termine per introdurre un’affermazione, una promessa o una profezia, sottolineandone così la veracità e l’attendibilità. Pare che questo uso di “in verità” (o amen) da parte di Gesù sia unico nella letteratura sacra. Quando il termine è ripetuto in successione (amèn amèn), come avviene nel Vangelo di Giovanni, l’espressione usata da Gesù è resa “in verità, sì, in verità”. (Vedi approfondimento a Gv 1:51.)
In verità Vedi approfondimento a Mt 5:18.
pregate O “state in piedi pregando”. Presso gli ebrei e molti altri popoli menzionati nella Bibbia non c’era una posizione stabilita per la preghiera. Tutte le posizioni assunte erano molto rispettose. In ogni caso, era comune stare in piedi quando si pregava.
Alcuni antichi manoscritti qui aggiungono: “Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe”. Queste parole non compaiono nei manoscritti più antichi e autorevoli, ed evidentemente non fanno parte del testo originale di Marco. Parole simili, comunque, si trovano in Mt 6:15 come parte del testo ispirato delle Scritture. (Vedi App. A3.)
capi sacerdoti Vedi approfondimento a Mt 2:4.
scribi Vedi approfondimento a Mt 2:4.
anziani Vedi approfondimento a Mr 8:31.
anziani Nella Bibbia il termine greco presbỳteros si riferisce principalmente a coloro che hanno una posizione di autorità e di responsabilità all’interno di una comunità o di una nazione. Anche se a volte denota l’età anagrafica (come in Lu 15:25 e At 2:17), presbỳteros non indica solo chi è avanti con gli anni. Qui si riferisce ai capi della nazione giudaica, spesso menzionati insieme a capi sacerdoti e scribi. Il Sinedrio era composto da una rappresentanza di questi tre gruppi (Mr 11:27; 14:43, 53; 15:1; vedi approfondimento a Mt 16:21 e Glossario).
scribi In origine il termine si riferiva ai copisti delle Scritture, ma ai giorni di Gesù designava gli esperti e i maestri della Legge.
capi sacerdoti Il termine greco usato nell’originale (in questo caso al plurale) si riferisce ai principali esponenti del sacerdozio, che includevano i sommi sacerdoti deposti e forse anche i capi delle 24 divisioni sacerdotali. Lo stesso termine è reso “sommo sacerdote” quando è al singolare e si riferisce al principale rappresentante del popolo davanti a Dio.
Galleria multimediale
Questo breve video presenta un percorso di avvicinamento a Gerusalemme da est, dal moderno villaggio di Et-Tur (che nella Bibbia si ritiene corrisponda a Betfage), verso uno dei punti più alti del Monte degli Ulivi. Betania si trovava a est di Betfage, sul pendio orientale del Monte degli Ulivi. Quando andavano a Gerusalemme, Gesù e i suoi discepoli avevano l’abitudine di passare la notte a Betania, dove oggi si trova il villaggio di El-Azariyeh, nome arabo che significa “il luogo di Lazzaro”. Gesù si fermava sicuramente a casa di Marta, Maria e Lazzaro (Mt 21:17; Mr 11:11; Lu 21:37; Gv 11:1). Nel tragitto da casa loro a Gerusalemme forse seguiva un percorso simile a quello mostrato nel video. Il 9 nisan del 33 Gesù salì in groppa al puledro di un’asina, verosimilmente a Betfage, e proseguì lungo la via per Gerusalemme passando per il Monte degli Ulivi.
1. Strada da Betania a Betfage
2. Betfage
3. Monte degli Ulivi
4. Valle del Chidron
5. Monte del Tempio
L’asino è un equino dagli zoccoli robusti, che si distingue dal cavallo per la corporatura più piccola, la criniera più corta, le orecchie più lunghe e la coda fornita di un ciuffo di peli solo nella parte terminale. Benché la stupidità e l’ostinazione dell’asino siano proverbiali, in realtà la sua intelligenza è ritenuta superiore a quella del cavallo. È un animale solitamente paziente. Israeliti anche importanti, sia uomini che donne, cavalcarono asini (Gsè 15:18; Gdc 5:10; 10:3, 4; 12:14; 1Sa 25:42). Salomone, figlio di Davide, andò a farsi ungere re cavalcando la mula (ibrido nato dall’incrocio tra un asino e una cavalla) che era stata di suo padre (1Re 1:33-40). Era dunque del tutto appropriato che Gesù, il più grande Salomone, adempisse la profezia di Zac 9:9 cavalcando non un cavallo, ma un puledro d’asino, un asinello.